Inaugurato il negozio di Ohana, «quando è lo Stato a vincere»

Ieri mattina, sabato 17 settembre, in corso XXIII Marzo in un locale a suo tempo confiscato alla criminalità organizzata. Nello spazio vendono messi in vendita prodotti di artigianato realizzati in Paesi del Vicino e Medio Oriente colpiti anche da eventi bellici

Il locale, situato al civico 171A di corso XXIII Marzo, non è molto ampio, ma grande e profondo sono i significati che lo caratterizzano. Sì, perché lo spazio che da ieri mattina, sabato 17 settembre, ospita la sede della onlus Ohana, è appartenuto – insieme all’appartamento situato al piano superiore – alla criminalità organizzata. La sua confisca (avvenuta nel 2010), e il conseguente utilizzo da parte di un’associazione no profit, rappresenta, come è stato sottolineato, «un importante successo dello Stato, che si riappropria di un bene e lo restituisce alla collettività».


Ohana è stata fondata alla fine del 2020, in piena pandemia, e la sua attività la vede impegnata in diversi progetti internazionali nel campo dell’arte, dell’istruzione e dell’inserimento lavorativo di persone di Paesi – in particolare del Vicino e Medio Oriente – colpiti dalla guerra come la Siria. Proprio ad Aleppo, ha spiegato la presidente Anna Ida Russo, «abbiamo contribuito all’apertura di un asilo multireligioso che oggi è in grado di accogliere oltre sessanta bambini, mentre al confine fra quel Paese e la Turchia abbiamo avviato un progetto che consente un sostegno lavorativo ai profughi, così come provvediamo all’ospitalità di chi lascia la Siria e giunge a Novara per studi universitari».


Nello spazio, che fungerà anche da punto di riferimento per futuri progetti e per la raccolta di fondi, sono infatti in vendita bambole e diversi lavori di artigianato provenienti, oltre dalla Siria, anche da Turchia, Iraq e Afghanistan, ma anche capi realizzati dal laboratorio di sartoria sociale di Sant’Agabio.


Un plauso all’iniziativa è giunto dal sindaco Alessandro Canelli, che ha ricordato come «la decisione da parte dell’amministrazione di assegnare ad Ohana questo spazio è stata immediata di fronte all’entusiasmo e alla voglia di fare bene da parte di questa associazione», e anche dal questore Alessandra Faranda Cordella: «E’ importante e significativo restituire alla comunità i beni strappati alla criminalità organizzata».


L’unico neo è rappresentato ancora oggi dai tempi piuttosto lunghi dovuti alla burocrazia, ma, come ha sottolineato il consigliere regionale Domenico Rossi, «speriamo che l’iniziativa di oggi sia di buon auspicio per il ritorno alla comunità un altro bene come il castello di Miasino». In ogni caso, di fronte a iniziativa come quella di oggi è lo Stato ad aver vinto.

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Ieri mattina, sabato 17 settembre, in corso XXIII Marzo in un locale a suo tempo confiscato alla criminalità organizzata. Nello spazio vendono messi in vendita prodotti di artigianato realizzati in Paesi del Vicino e Medio Oriente colpiti anche da eventi bellici

Il locale, situato al civico 171A di corso XXIII Marzo, non è molto ampio, ma grande e profondo sono i significati che lo caratterizzano. Sì, perché lo spazio che da ieri mattina, sabato 17 settembre, ospita la sede della onlus Ohana, è appartenuto – insieme all'appartamento situato al piano superiore – alla criminalità organizzata. La sua confisca (avvenuta nel 2010), e il conseguente utilizzo da parte di un'associazione no profit, rappresenta, come è stato sottolineato, «un importante successo dello Stato, che si riappropria di un bene e lo restituisce alla collettività».


Ohana è stata fondata alla fine del 2020, in piena pandemia, e la sua attività la vede impegnata in diversi progetti internazionali nel campo dell'arte, dell'istruzione e dell'inserimento lavorativo di persone di Paesi – in particolare del Vicino e Medio Oriente – colpiti dalla guerra come la Siria. Proprio ad Aleppo, ha spiegato la presidente Anna Ida Russo, «abbiamo contribuito all'apertura di un asilo multireligioso che oggi è in grado di accogliere oltre sessanta bambini, mentre al confine fra quel Paese e la Turchia abbiamo avviato un progetto che consente un sostegno lavorativo ai profughi, così come provvediamo all'ospitalità di chi lascia la Siria e giunge a Novara per studi universitari».


Nello spazio, che fungerà anche da punto di riferimento per futuri progetti e per la raccolta di fondi, sono infatti in vendita bambole e diversi lavori di artigianato provenienti, oltre dalla Siria, anche da Turchia, Iraq e Afghanistan, ma anche capi realizzati dal laboratorio di sartoria sociale di Sant'Agabio.


Un plauso all'iniziativa è giunto dal sindaco Alessandro Canelli, che ha ricordato come «la decisione da parte dell'amministrazione di assegnare ad Ohana questo spazio è stata immediata di fronte all'entusiasmo e alla voglia di fare bene da parte di questa associazione», e anche dal questore Alessandra Faranda Cordella: «E' importante e significativo restituire alla comunità i beni strappati alla criminalità organizzata».


L'unico neo è rappresentato ancora oggi dai tempi piuttosto lunghi dovuti alla burocrazia, ma, come ha sottolineato il consigliere regionale Domenico Rossi, «speriamo che l'iniziativa di oggi sia di buon auspicio per il ritorno alla comunità un altro bene come il castello di Miasino». In ogni caso, di fronte a iniziativa come quella di oggi è lo Stato ad aver vinto.

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