Nei primi 7-8 mesi del 2022 i costi energetici sostenuti dalle imprese sono in molti casi triplicati rispetto allo stesso intervallo temporale del 2021. L’incidenza dei costi energetici oscilla oggi tra il 5% e il 15%, sostanzialmente il doppio rispetto al 2021.
«Tra le attività più colpite rientrano quelle che lavorano a ciclo continuo, con macchinari alimentati ad energia elettrica o con forni a gas, come i panificatori – afferma il direttore Cna Piemonte Nord Marco Pasquino -. Oltre all’impatto dei costi di produzione, soprattutto quelli energetici, sulle imprese del settore dell’arte bianca, pesano anche i costi del carburante, del lavoro, delle materie prime, a partire dalle farine, dall’olio, e da altri prodotti alimentari, per non dimenticare i costi aggiuntivi dovuti all’applicazione dei protocolli per garantire la sicurezza sanitaria sia per i clienti che per gli addetti e agli imballaggi».
È soprattutto sul fronte del “caro energia” che i panificatori si attendono interventi di aiuto straordinari e urgenti da parte del Governo italiano, seppur dimissionario, e da quello che si insedierà dopo le prossime elezioni del 25 settembre. Interventi tendenti all’alleggerimento delle bollette e all’azzeramento di tutti gli oneri di sistema, mettendo un tetto al prezzo del gas a livello europeo.
L’attenzione e la preoccupazione dei panificatori della Cna è rivolta anche alla sorte che attende le famiglie che già nella distribuzione moderna, soprattutto piccoli negozi di quartiere e discount, notano aumenti dei prezzi di generi alimentari che potrebbero apparire incomprensibili, ma che in realtà sono adeguamenti dovuti soprattutto all’aumento delle materie prime e dell’energia totalmente fuori controllo a livello internazionale, non solo nazionale.
«Riteniamo opportuno un azzeramento degli oneri del sistema contributivo previdenziale legato ai Contratti di Lavoro – aggiunge il presidente Cna Piemonte Nord Massimo Pasteris – e Cna nazionale chiede ai sindacati di categoria di collaborare e contribuire all’elaborazioni di proposte da presentare al futuro Governo, altrimenti diventa difficile se non impossibile rispettare gli obblighi dei versamenti fiscali e previdenziali di prossima scadenza».
Nell’area Piemonte Nord ci sono circa 250 imprese che producono pane iscritte nel Registro delle Imprese, tra le quali 170 sono artigiane. Il rischio è che a fine anno molte di queste chiudano l’attività. Oggi, con la sostanziale duplicazione dell’impatto energetico sui costi aziendali si può stimare un raddoppio di quelle percentuali, con un 13,6% di imprese non più nelle condizioni di proseguire l’attività e un 21,2% costretta a ridurre l’attività e conseguentemente anche l’occupazione.
Cna chiede misure immediate di “calmierazione” del caro energia per le imprese di panificazione, misure di riforma a carattere strutturale e la moratoria di almeno 12 mesi sui finanziamenti, così come è stato fatto durante l’emergenza pandemica.
«La produzione del pane fresco artigianale va preservata e sostenuta – afferma infine Pasteris – non possiamo permetterci di perdere la ricchezza di un prodotto italiano di grande qualità, una eccellenza del nostro patrimonio gastronomico e culturale che rischia di scomparire».