Sedici anni e 8 mesi di reclusione: è la pena chiesta dal pm Giovanni Castellani per Lorenzo Rivani, il sessantatreenne in carcere per aver ucciso il vicino di casa Caf Nikaj, 59 anni, domestico di un pensionato residente nel rione di Santa Rita a Novara. Ha scelto di essere processato con rito abbreviato, con lo sconto di un terzo in casi di condanna
. Un ulteriore sconto, fino a un terzo, è poi legato al fatto che in fase di indagine un perito nominato dal tribunale l’ha dichiarato parzialmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti perché affetto da un «disturbo delirante di tipo persecutorio». Il legale dei famigliari della vittima, l’avvocato Giuliano Prelli, ha chiesto il risarcimento dei danni, mentre il difensore dell’imputato, l’avvocato Fabrizio Cardinali, il minimo della pena con tutte le attenuanti del caso, tenuto conto in particolare che se il suo assistito non fosse stato affetto dal vizio parziale di mente probabilmente non sarebbe andato in giro armato di coltello. Sentenza a novembre.
Al centro del processo il delitto avvenuto per strada il 17 luglio dello scorso anno. A conclusione delle indagini, condotte dalla polizia, è stato accertato che il giorno dei fatti vittima e assassino si sono incrociati in via Valsesia, vicino al loro condominio dove abitano entrambi. Caf è stato colpito due volte con un grosso coltello, alla panca e nella zona lombare. Due fendenti violenti e particolarmente profondi che non gli hanno lasciato via di scampo: è morto in ospedale.
A fare da movente dell’accoltellamento, secondo quanto sostenuto dallo stesso aggressore nel suo interrogatorio, un rapporto di vicinato teso da qualche tempo. In pratica lui in precedenza aveva denunciato due furti avvenuti nel suo appartamento e aveva indicato alla polizia, come possibile sospetto, un parente dell’albanese che vedeva sempre davanti al palazzo. Siccome la famiglia dell’albanese, scoperta la circostanza, lo guardava spesso con aria minacciosa, aveva deciso di girare armato di coltello, a scopo di difesa.