La crisi del pacifismo classico cioè delle grandi manifestazioni contro la guerra e l’Intevento armato da parte dei Paesi occidentali è evidente.

Questo non significa che non ci saranno anche da noi anche manifestazioni ben organizzate e partecipate in futuro ma certamente fanno molto fatica.

Da una parte abbiamo un Paese in cui l’apparato militare è forte, dispone addirittura di un arsenale atomico, il secondo del mondo, in cui però le abbondanti risorse, pensiamo al gas, sono utilizzate in una misura sconosciuta nei Paesi occidentali per mantenere lo strumento militare. 

Questo Paese, la Russia, scatena una guerra ad un Paese vicino, più piccolo,  per rafforzare la sua influenza su questo Paese e acquisire dei territori. 

Il governo russo, non democratico perché colpisce i dissidenti con il carcere e addirittura l’assassinio, censura e chiude gli organi di informazione, proibisce per legge di chiamare la guerra guerra e reprime con la violenza le manifestazioni dei pacifisti russi arrestandoli e arruolandoli con la forza e organizzando come tutti i regimi autoritari delle manifestazioni a sostegno della guerra e del governo. 

Non siamo quindi di fronte ad un Paese come gli USA, che pure dispongono di un apparato militare e nucleare perfino più forte, che invadono il Vietnam o l’Iraq, per motivi economici o ideologici , ma non reprimono con la stessa violenza il movimento pacifista interno e quello dei Paesi suoi alleati .

In pratica il pacifismo non può esistere per legge nel Paese che fa la guerra mentre può muoversi liberamente in quei Paesi che al massimo sostengono lo sforzo dell’ Ucraina con l’invio di armi, cibo, medicine , ne accolgono i numerosi profughi , pensano già alla ricostruzione e si dividono nella dialettica interna su quanto si può fare legittimamente e quanto non si deve fare per alimentare la stessa guerra e come approdare a negoziati e trattative per porre fine alla guerra. 

La disuguaglianza fra pacifismo e pacifisti , l’impossibilità pratica di un movimento pacifista internazionale che si muova quindi all’unisono anche contro o comunque a prescindere dai governi è il muro che il pacifismo di oggi non riesce ad infrangere e quindi obbiettivamente ne fiacca le energie e la spinta propulsiva . 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Pacifismo di qua e di là

La crisi del pacifismo classico cioè delle grandi manifestazioni contro la guerra e l’Intevento armato da parte dei Paesi occidentali è evidente.

Questo non significa che non ci saranno anche da noi anche manifestazioni ben organizzate e partecipate in futuro ma certamente fanno molto fatica.

Da una parte abbiamo un Paese in cui l’apparato militare è forte, dispone addirittura di un arsenale atomico, il secondo del mondo, in cui però le abbondanti risorse, pensiamo al gas, sono utilizzate in una misura sconosciuta nei Paesi occidentali per mantenere lo strumento militare. 

Questo Paese, la Russia, scatena una guerra ad un Paese vicino, più piccolo,  per rafforzare la sua influenza su questo Paese e acquisire dei territori. 

Il governo russo, non democratico perché colpisce i dissidenti con il carcere e addirittura l’assassinio, censura e chiude gli organi di informazione, proibisce per legge di chiamare la guerra guerra e reprime con la violenza le manifestazioni dei pacifisti russi arrestandoli e arruolandoli con la forza e organizzando come tutti i regimi autoritari delle manifestazioni a sostegno della guerra e del governo. 

Non siamo quindi di fronte ad un Paese come gli USA, che pure dispongono di un apparato militare e nucleare perfino più forte, che invadono il Vietnam o l’Iraq, per motivi economici o ideologici , ma non reprimono con la stessa violenza il movimento pacifista interno e quello dei Paesi suoi alleati .

In pratica il pacifismo non può esistere per legge nel Paese che fa la guerra mentre può muoversi liberamente in quei Paesi che al massimo sostengono lo sforzo dell’ Ucraina con l’invio di armi, cibo, medicine , ne accolgono i numerosi profughi , pensano già alla ricostruzione e si dividono nella dialettica interna su quanto si può fare legittimamente e quanto non si deve fare per alimentare la stessa guerra e come approdare a negoziati e trattative per porre fine alla guerra. 

La disuguaglianza fra pacifismo e pacifisti , l’impossibilità pratica di un movimento pacifista internazionale che si muova quindi all’unisono anche contro o comunque a prescindere dai governi è il muro che il pacifismo di oggi non riesce ad infrangere e quindi obbiettivamente ne fiacca le energie e la spinta propulsiva . 

© 2020-2024 La Voce di Novara
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