Giacomo Poretti chiude ad Arona il Festival della Dignità Umana

Serata-testimonianza del comico milanese in dialogo con Armando Besio

Giovedì 13 ottobre alle 21 al Teatro San Carlo di Arona Giacomo Poretti chiude il Festival della Dignità Umana. Com’è che, dopo un’infanzia passata a sognare di diventare calciatore, astronauta o magari avvocato o filosofo, uno si ritrova a fare l’infermiere nella corsia di un ospedale? Sandrino – detto Saetta perché nessuno è veloce come lui ad accorrere al letto dei ricoverati – se lo chiede ancora oggi, dopo tanti anni trascorsi a galoppare su e giù per i corridoi dei vari reparti, richiamato dal suono insistente dei campanelli con cui i pazienti esigono le sue attenzioni, giorno e notte. La storia è al centro dell’ultimo libro di Giacomo Poretti, da cui parte la testimonianza. Il comico e scrittore, con un passato da infermiere e interessi culturali molto vivaci, racconta con la leggerezza profonda che lo contraddistingue la sua storia, fatta di tante vicende che fanno ridere e piangere, riuscendo, senza dare troppo nell’occhio, a farci pensare. Alla malattia, alla cura, alla paura e alla speranza: insomma, «a quella cosa esaltante, spaventosa e inesplicabile che chiamiamo vita».

Giacomo Poretti, nato nel 1956, è il 33,33 per cento del popolare trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Comico, attore e sceneggiatore, è autore di libri di successo e collabora come opinionista ai quotidiani “La Stampa”, “Avvenire” e “Corriere della Sera”. Da piccolo, frequentando l’oratorio della sua cittadina, vicino a Legnano, si appassiona al teatro. Prima del successo da comico e regista, ha lavorato per undici anni come infermiere a Legnano. Da Mondadori ha pubblicato: Alto come un vaso di gerani (2013), Al Paradiso è meglio credere (2015) e Turno di notte. Dal 2019 dirige, con Luca Doninelli, il teatro Oscar di Milano.

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Serata-testimonianza del comico milanese in dialogo con Armando Besio

Giovedì 13 ottobre alle 21 al Teatro San Carlo di Arona Giacomo Poretti chiude il Festival della Dignità Umana. Com'è che, dopo un'infanzia passata a sognare di diventare calciatore, astronauta o magari avvocato o filosofo, uno si ritrova a fare l'infermiere nella corsia di un ospedale? Sandrino – detto Saetta perché nessuno è veloce come lui ad accorrere al letto dei ricoverati – se lo chiede ancora oggi, dopo tanti anni trascorsi a galoppare su e giù per i corridoi dei vari reparti, richiamato dal suono insistente dei campanelli con cui i pazienti esigono le sue attenzioni, giorno e notte. La storia è al centro dell'ultimo libro di Giacomo Poretti, da cui parte la testimonianza. Il comico e scrittore, con un passato da infermiere e interessi culturali molto vivaci, racconta con la leggerezza profonda che lo contraddistingue la sua storia, fatta di tante vicende che fanno ridere e piangere, riuscendo, senza dare troppo nell'occhio, a farci pensare. Alla malattia, alla cura, alla paura e alla speranza: insomma, «a quella cosa esaltante, spaventosa e inesplicabile che chiamiamo vita».

Giacomo Poretti, nato nel 1956, è il 33,33 per cento del popolare trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Comico, attore e sceneggiatore, è autore di libri di successo e collabora come opinionista ai quotidiani "La Stampa", "Avvenire" e "Corriere della Sera". Da piccolo, frequentando l'oratorio della sua cittadina, vicino a Legnano, si appassiona al teatro. Prima del successo da comico e regista, ha lavorato per undici anni come infermiere a Legnano. Da Mondadori ha pubblicato: Alto come un vaso di gerani (2013), Al Paradiso è meglio credere (2015) e Turno di notte. Dal 2019 dirige, con Luca Doninelli, il teatro Oscar di Milano.

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