Il teatro delle figurine in mostra nel foyer del Coccia

Certo che Decio Martinisi sulle figurine la sa proprio lunga, detto in senso assolutamente positivo. Nel foyer del Teatro Coccia è esposta una parte della sua imponente collezione (già oggetto di una bellissima mostra di qualche anno fa al Castello di Novara). La mostra, aperta fino al prossimo 18 novembre, non poteva che vertere su un tema adatto al luogo dell’esposizione, si tratta infatti di figurine Liebig che hanno come tema la lirica. Per dire il vero ci sono anche ampie concessioni alla letteratura, come quelle sulla vita di William Shakespeare e di Carlo Goldoni, ma il tema conduttore resta sempre quello del melodramma.

Per le persone più “agé” non occorre aggiungere altro al nome di Justus von Liebig (1803-1873), poiché l’associazione mentale corre “di default” al dado di carne, anzi all’estratto di carne, ma per i lettori più giovani occorre ricordare che Von Liebig, oltre ad essere un chimico inventore del dado per il brodo, ed una serie imponente di altre cose come ad esempio il latte materno artificiale, il cloroformio, i fertilizzanti per l’agricoltura e i lieviti artificiali, fu anche il geniale inventore delle figurine che portano il suo nome. Le figurine servivano indubbiamente a “fidelizzare” il cliente del magico vasetto di ceramica (la prima confezione dell’estratto fu proprio in vasetto) ma conoscendo il personaggio, che assomiglia più ad un benefattore dell’umanità che ad un “capitano d’industria”, suo scopo principale era certamente un altro: diffondere la conoscenza e diffonderla soprattutto tra i ceti popolari.

Oggi sembra tutto scontato, basta una ricerchina su “Google images” ed ecco che qualsiasi argomento, luogo, oggetto, opera si dischiude al nostro sguardo. Non fu sempre così, naturalmente, e il mondo dell’opera lirica, che ricordiamo Antonio Gramsci definì l’unica vera arte nazional-popolare nell’Italia del XIX secolo, ebbe con la pubblicazione delle figurine una straordinaria forma di divulgazione. Le serie di figurine della collezione Martinisi, spaziano dalle silhouette di protagonisti di opere celebri, al ritratto di autori che agiscono da attori in celebri tragedie, fino all’illustrazione di intere opere del repertorio melodrammatico e finanche ad una rassegna di grandi scenografie per i maggiori teatri del mondo. La figurina è un “hortus conclusus” un universo a sé stante che racconta in un microcosmo un macrocosmo, non per nulla al mondo delle figurine Umberto Eco fece spesso riferimento.

È stato un piacere sopraffino passeggiare per il foyer del teatro novarese con Decio Martinisi che mostra sempre l’entusiasmo di un adolescente per la sua collezione ed è generoso di spiegazioni e osservazioni con i visitatori. I suoi gioiellini illustrati valgono una visita attenta e senza fretta e l’incanto è garantito.

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Certo che Decio Martinisi sulle figurine la sa proprio lunga, detto in senso assolutamente positivo. Nel foyer del Teatro Coccia è esposta una parte della sua imponente collezione (già oggetto di una bellissima mostra di qualche anno fa al Castello di Novara). La mostra, aperta fino al prossimo 18 novembre, non poteva che vertere su un tema adatto al luogo dell’esposizione, si tratta infatti di figurine Liebig che hanno come tema la lirica. Per dire il vero ci sono anche ampie concessioni alla letteratura, come quelle sulla vita di William Shakespeare e di Carlo Goldoni, ma il tema conduttore resta sempre quello del melodramma.

Per le persone più “agé” non occorre aggiungere altro al nome di Justus von Liebig (1803-1873), poiché l’associazione mentale corre “di default” al dado di carne, anzi all’estratto di carne, ma per i lettori più giovani occorre ricordare che Von Liebig, oltre ad essere un chimico inventore del dado per il brodo, ed una serie imponente di altre cose come ad esempio il latte materno artificiale, il cloroformio, i fertilizzanti per l’agricoltura e i lieviti artificiali, fu anche il geniale inventore delle figurine che portano il suo nome. Le figurine servivano indubbiamente a “fidelizzare” il cliente del magico vasetto di ceramica (la prima confezione dell’estratto fu proprio in vasetto) ma conoscendo il personaggio, che assomiglia più ad un benefattore dell’umanità che ad un “capitano d’industria”, suo scopo principale era certamente un altro: diffondere la conoscenza e diffonderla soprattutto tra i ceti popolari.

Oggi sembra tutto scontato, basta una ricerchina su “Google images” ed ecco che qualsiasi argomento, luogo, oggetto, opera si dischiude al nostro sguardo. Non fu sempre così, naturalmente, e il mondo dell’opera lirica, che ricordiamo Antonio Gramsci definì l’unica vera arte nazional-popolare nell’Italia del XIX secolo, ebbe con la pubblicazione delle figurine una straordinaria forma di divulgazione. Le serie di figurine della collezione Martinisi, spaziano dalle silhouette di protagonisti di opere celebri, al ritratto di autori che agiscono da attori in celebri tragedie, fino all’illustrazione di intere opere del repertorio melodrammatico e finanche ad una rassegna di grandi scenografie per i maggiori teatri del mondo. La figurina è un “hortus conclusus” un universo a sé stante che racconta in un microcosmo un macrocosmo, non per nulla al mondo delle figurine Umberto Eco fece spesso riferimento.

È stato un piacere sopraffino passeggiare per il foyer del teatro novarese con Decio Martinisi che mostra sempre l’entusiasmo di un adolescente per la sua collezione ed è generoso di spiegazioni e osservazioni con i visitatori. I suoi gioiellini illustrati valgono una visita attenta e senza fretta e l’incanto è garantito.

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