Ognuno aveva i suoi compiti. C’era chi preparava le dosi e chi a turno le consegnava, e ancora chi sorvegliava la piazza di spaccio, generalmente le strade sterrate dei boschi. Le avevano trasformate in un vero e proprio market della droga a cielo aperto, dove si poteva acquistare di tutto, cocaina, eroina, hashish e marijuana, a prezzi variabili.
Si è conclusa in tribunale con due condanne in abbreviato, un’assoluzione, due patteggiamenti e quattro rinvii a giudizio (con processo fissato il prossimo 16 febbraio) un’indagine dei carabinieri partita alla fine del 2019, che aveva consentito di monitorare una lunga serie di cessioni nell’area dell’Est Sesia novarese gestita da pusher di origine nordafricana (alcuni dei quali conosciuti con diversi altri «alias» e qualcuno detenuto in carcere): J.B. e A.Z. hanno rimediato rispettivamente 3 anni e mezzo di carcere e 21 mila euro di multa il primo, e 3 anni e 14 mila euro il secondo; Y.Z. e A.R. hanno patteggiato in continuazione con precedenti condanne fino ad arrivare a un massimo di 1 anno e 3 mesi di reclusione; mentre altri quattro connazionali andranno a processo ordinario. Non luogo a procedere, quindi assoluzione, per A.S., il cui difensore ha dimostrato che non poteva essere lui uno degli spacciatori nei boschi riconosciuto in album fotografici dai consumatori ascoltati dai carabinieri: nel periodo dei fatti era infatti detenuto per altri reati.
Secondo quanto verificato dagli investigatori, gli appuntamenti erano presi per telefono. Poi il consumatore si recava nel luogo concordato, in genere molto appartato. Fra i più frequenti, il ponte di Carpignano per Ghislarengo». Ma sono state monitorate cessioni anche a Fara, Casaleggio, Mandello Vitta, Landiona, Cavaglio d’Agogna, Ghemme. In genere si pagava 20 euro per un grammo di eroina, molto di più per la cocaina, che arrivava anche a 70 euro al grammo. Qualche assuntore aveva comprato droga anche quindici volte nel giro di poche settimane.