Sembra sempre più una paranoia quella che la Coldiretti ha nei confronti della carne “sintetica”: una “carne” che è oggi in fase sperimentale e che, almeno io, non ho mai visto in vendita. Eppure leggo in un cs della Coldiretti Asti che “a minacciare una dimensione tanto esemplare quanto suggestiva (si parla di un’azienda astigiana produttrice di carne bovina ndr) è certamente il costo della corrente elettrica, prevalentemente utilizzata per illuminazione, l’impianto miscelazione automatica e il nastro trasportatore per il letame. Un costo che, negli ultimi mesi è triplicato.
“Dai 4/500 euro di costo medio – spiega Andrea, – l’ultima bolletta è impennata a circa 1.300 euro. Ad aumentare, anche i foraggi (costi quintuplicati), così come i mangimi, per esempio, la soia con prezzi più che raddoppiati. Malgrado il prezzo di vendita degli animali vivi sia aumentato un po’, oggi, si lavora in perdita – prosegue Gianpiero”. Ok, problemi veri a cui si aggiunge la paranoia però. Leggiamo: “In uno scenario, già di per sé, difficile ci mancava anche la minaccia della carne sintetica coltivata in laboratorio. “Un prodotto contro natura, contro la cultura, contro l’ambiente, contro la salute e, anche, contro l’intelligenza; non una soluzione ma una strategia ingannevole che passa attraverso false e fuorvianti informazioni mediatiche nell’interesse di poche superpotenze – conclude Andrea. “In Italia gli allevamenti rappresentano una risorsa alimentare ed economica che non impatta sull’ambiente. Le norme ci sono. Vanno rispettate. I capi al pascolo, inoltre, concorrono a concimare e alla manutenzione delle aree verdi collinari e montane in modo assolutamente naturale”.
Vabbè, io sono anche d’accordo con la Coldiretti. Ma mi sembra un tantinello esagerato. Semmai arriverà, si dovrà pretendere una etichettatura chiara. Che altro? Deciderà il consumatore… Intanto mi unisco alle lodi, corrette: “L’Azienda Agricola La Rondine è uno dei fiori all’occhiello di Coldiretti Asti – apprezza il Presidente Marco Reggio; – sono la continuità della tradizione tra passato e futuro”. Bravi davvero. Ma che incubi!