Come sempre, è quasi una certezza della vita, esce la Guida Michelin con i suoi giudizi e le sue stelle dei ristoranti.
Chi l’attende come una sentenza di condanna o di salvezza sono i ristoratori o meglio gli chef, che sono un po’ gli stregoni della nostra epoca, un po’ scienziati , un po’ maghi, un po’ istrioni e attori, idoli di un mondo senza più tabù e che mangia in fretta tutto, onori, fama, successi e digerisce altrettanto rapidamente.
Molti criticano la Michelin anche giustamente: non si sa chi sono gli ispettori , solo dopo molti anni si scoprì che in Italia uno di loro era addirittura il capo degli 007 della polizia, un prefetto che trattava i segreti di Stato.
Non si sa quali sono i criteri , non sembra esserci niente di scientifico e di oggettivo .
Ci potrebbe essere? Come se il gusto non fosse qualcosa di estremamente soggettivo, che varia da individuo a individuo, anche nel corso della propria vita, si mangia in bianco o meno secondo la salute, si apprezza o meno il dolce secondo le età, ci si innamora di donne e uomini esotici e così delle loro cucine, si rifiuta la carne, si rivaluta il riso, e poi quel giorno uno è arrabbiato , influenzato un po’, dormito male e digerito peggio.
Tutto ciò influenza i giudizi degli ispettori, è solo un uomo chi giudica i nostri eventuali reati, con leggi spesso poco chiare o poco realistiche , figuriamoci chi giudica una besciamella, un cuoco che quel giorno era malato, un cameriere freddo o antipatico magari solo quel mercoledì .
Eppure alla Michelin ci si continua ad affidare come un oroscopo che ci propizi la Fortuna, come una rivelazione che ci garantisce che i nostri soldi siano ben spesi, che convalida con autorevolezza le nostre scelte, che qualifica le nostre gite che si concludono con le gambe sotto il tavolo.
Abbiamo bisogno di guide, sempre, anche solo per dubitarne e contestarle ma ne abbiamo bisogno