Processo Teatro Coccia: condannate ex direttrice Rapetti ed ex contabile Sateriale

Condannate a tre anni e mezzo una e a tre anni l'altra per peculato e falso

Peculato e falso. Sono queste le imputazioni – residue rispetto a una più vasta serie di ipotesi di reato già archiviate in passato – per cui oggi pomeriggio, 13 aprile, il tribunale di Novara ha condannato l’ex direttrice del Teatro Coccia, Renata Rapetti, a 3 anni e 3 mesi di reclusione. Oggi svolge lo stesso ruolo al Teatro Maggiore di Verbania. Sono stati poi inflitti 3 anni di reclusione all’ex factotum amministrativa, Silvana Sateriale, licenziata lo scorso anno. Stabilita anche una provvisionale di risarcimento del danno da 30 mila euro per la Fondazione Teatro Coccia che si era costituita parte civile. Accolta la ricostruzione della procura, che riteneva la Fondazione un ente di diritto pubblico e le imputate incaricate di pubblico servizio.

Al centro del processo una serie di vicende segnalate sei anni fa dall’allora presidente della Fondazione teatro Coccia, Carmen Manfredda, in dodici esposti depositati alla procura della Repubblica per un totale di oltre 80 persone da indagare. Al termine degli accertamenti condotti dalla Finanza – il fascicolo contiene una mole di atti, migliaia e migliaia di pagine – il pm aveva contestato all’ex direttrice Rapetti e alla contabile Sateriale il peculato per una somma complessiva di circa 29 mila euro, che sarebbe stata illecitamente sottratta al Coccia e dirottata per pagare alcune spese sostenute da società milanese incaricata di organizzare gli eventi estivi del teatro «Maggiore» nell’ambito di un protocollo d’intesa tra la Fondazione Coccia e il Comune di Verbania del 31 maggio 2016.

Il reato di falso nella comunicazione dei finti «Art Bonus» sul portale del Mibact (ministero dei beni culturali) viene addebitato alla sola Rapetti: l’ex direttrice artistica aveva attestato di aver ricevuto una serie di liberalità da imprenditori locali, adempiendo così agli obblighi di legge, che in realtà erano corrispettivi di prestazioni, come l’affitto della sala di via Rosselli per eventi privati.

Le imputate hanno sempre respinto gli addebiti e lo hanno fatto anche durante il processo. Dopo il deposito delle motivazioni, fra novanta giorni, le difese presenteranno sicuramente appello.

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Processo Teatro Coccia: condannate ex direttrice Rapetti ed ex contabile Sateriale

Condannate a tre anni e mezzo una e a tre anni l’altra per peculato e falso

Peculato e falso. Sono queste le imputazioni – residue rispetto a una più vasta serie di ipotesi di reato già archiviate in passato – per cui oggi pomeriggio, 13 aprile, il tribunale di Novara ha condannato l’ex direttrice del Teatro Coccia, Renata Rapetti, a 3 anni e 3 mesi di reclusione. Oggi svolge lo stesso ruolo al Teatro Maggiore di Verbania. Sono stati poi inflitti 3 anni di reclusione all’ex factotum amministrativa, Silvana Sateriale, licenziata lo scorso anno. Stabilita anche una provvisionale di risarcimento del danno da 30 mila euro per la Fondazione Teatro Coccia che si era costituita parte civile. Accolta la ricostruzione della procura, che riteneva la Fondazione un ente di diritto pubblico e le imputate incaricate di pubblico servizio.

Al centro del processo una serie di vicende segnalate sei anni fa dall’allora presidente della Fondazione teatro Coccia, Carmen Manfredda, in dodici esposti depositati alla procura della Repubblica per un totale di oltre 80 persone da indagare. Al termine degli accertamenti condotti dalla Finanza – il fascicolo contiene una mole di atti, migliaia e migliaia di pagine – il pm aveva contestato all’ex direttrice Rapetti e alla contabile Sateriale il peculato per una somma complessiva di circa 29 mila euro, che sarebbe stata illecitamente sottratta al Coccia e dirottata per pagare alcune spese sostenute da società milanese incaricata di organizzare gli eventi estivi del teatro «Maggiore» nell’ambito di un protocollo d’intesa tra la Fondazione Coccia e il Comune di Verbania del 31 maggio 2016.

Il reato di falso nella comunicazione dei finti «Art Bonus» sul portale del Mibact (ministero dei beni culturali) viene addebitato alla sola Rapetti: l’ex direttrice artistica aveva attestato di aver ricevuto una serie di liberalità da imprenditori locali, adempiendo così agli obblighi di legge, che in realtà erano corrispettivi di prestazioni, come l’affitto della sala di via Rosselli per eventi privati.

Le imputate hanno sempre respinto gli addebiti e lo hanno fatto anche durante il processo. Dopo il deposito delle motivazioni, fra novanta giorni, le difese presenteranno sicuramente appello.

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