Ti chiama Andrea e ti invita ad una degustazione di vino e tu ci vai, senza sapere che sorpresa troverai dietro la curva. Come un sasso che ti fa sbandare, che accende i tuoi sensi, che si fa ricordare… Il “masso” è il vino, sono i vini prodotti da Luteraia, dalla campagna senese. Il luogo è il bar di “Tonino mio vino” come lo chiamiamo noi.
Ti siedi, vedi amici e facce note, ti rilassi, assaggi ed ascolti il produttore parlare di vini “sensoriali”, prodotti con l’uso dei “cristalli”, “naturali”, “biodinamici”, “fibonacci”… fai finta di non sentire, però lui insiste. Ed allora lo ascolti e prendi nota. Il vini di Luteraia, prodotti da Andrea Paolini, nascono da un terreno che “nelle fasi di luna crescente” sono trattati “con il “Plasma marino”, generato dalla combinazione di un Biostimolante e Oli essenziali di nostra formulazione. Una sinergia di sostanze disciolte in un “fluido vitale” in cui alghe, propoli, magnesio, equiseto, achillea, ed altri ingredienti, trovano un perfetto equilibrio donando al vigneto ciò di cui ha bisogno per autosostenersi”. Tutto chiaro, vero? Ma aspettate: “A primavera ogni vite riceve il suo “compost omeopatico” fatto di foglie di vite, vinaccia d’uva, feccia di vini, oli essenziali, piante officinali, Plasma marino e una piccola quantità di materia organica ovina”. E fin qui, direi, il solito “masso” di pratiche parascientifiche, olistiche, affascinanti come un antico trattato di magia. In cantina poi “il vino è prodotto utilizzando innovativi sistemi “energetici” con l’ausilio di cristalli naturali, come l’Ametista, in grado di trasformare le caratteristiche dell’alcool da “rosso” a “indaco”. I Vini Indaco si fanno bere molto facilmente, trasmettendo un profondo stato di serenità e appagamento per lo Spirito”. Bene, mi arrendo e mentre lui parla io ricordo una poesia medievale studiata a scuola: “Verde river’ a lei rasembro a l’are,/ tutti color di fior’, giano e vermiglio, / oro ed azzurro e ricche gioi per dare: / medesmo Amor per lei rafina meglio”. Ah, il potere misterioso delle pietre preziose!
E come erano i vini? Buoni, in generale. Ne abbiamo assaggiati tre: il Luteraia 2014 (12,5°), un mix di sangiovese, canaiolo, malvasia bianca e merlot. Molto tradizionale e fresco; il Luteraia 2015 Riserva (13,5°), passato in legno, un mix simile al precedente: profumi più ricchi e profondi e più morbido in bocca; infine abbiamo assaggiato il Lemuria 2013 (13,5°) che prometteva di adattarsi, di personalizzarsi con ognuno di noi: un vino camaleonte da quel che ci hanno detto. Un po’ camaleontico lo è davvero visto che è stato abbinato, e bene, con tutto l’inabbinabile: carciofi, acciughe sott’olio, noce moscata, cioccolato amaro… un vini fatto con i cristalli di ametista e la sequenza di Fibonacci. Buono? Sì, buono. Ma per il resto faccio fatica a credere. Il “masso” l’ho aggirato.