Aveva approfittato della confusione e della foga di molti turisti e visitatori, che temevano di non riuscire a sistemarsi negli alberghi in occasione dell’Expo 2015, e proposto soggiorni in un bed & breakfast pubblicizzandolo online: peccato che gli aspiranti clienti, dopo aver pagato, avevano scoperto che il b&b reclamizzato non esisteva nella realtà. Inutile ogni tentativo di recuperare i soldi. Nel settembre di quell’anno era successo a una giovane di Trieste che in internet aveva contattato il novarese M.A., 50 anni, con qualche precedente per fatti simili. Lei non aveva sospettato di nulla. E ci aveva rimesso oltre 100 euro. La sua denuncia ha portato alla condanna dell’uomo a 6 mesi di reclusione per truffa, diventata definitiva in Cassazione. Inutile il tentativo della difesa di dimostrare che non ci fossero prove dell’identificazione corretta dell’imputato e di chiedere il proscioglimento per fatto e danno lieve. Il ricorso è stato respinto.
Al processo la vittima era arrivata da Trieste per testimoniare: «Cercavo un alloggio per due persone, in un periodo in cui era difficile trovare un posto in hotel. Incappai nell’annuncio di Antonucci. Voleva il pagamento anticipato e così avevo fatto un bonifico. Dopo mia insistenza via mail, mi aveva dato l’ok: “Tutto a posto”, mi rispose. E invece, qualche giorno prima del mio arrivo a Milano, disse che era sorto un problema e che mi dovevo spostare in un’altra struttura». La giovane aveva pensato a un normale disguido. Siccome però i soldi non le vennero più restituiti, e aveva poi dovuto pagare molto di più per andare in un’altra struttura, decise di fare denuncia. I carabinieri fecero le prime verifiche e scoprirono così che l’alloggio proposto da M.A. per l’Expo in realtà non esisteva.