Cameri, la vita nelle carceri attraverso le foto di Barbara Cardini

Un talk fotografico proposto dall'associazione fotografica camerese Prospettive

Sbarre. tazzine di caffè e sguardi sul mondo rimasto fuori. Gli scatti della fotoreporter Barbara Cardini, ritraggono il mondo e narrano la quotidianità dei penitenziari in un progetto che mercoledì 15 novembre in biblioteca a Cameri sarà possibile scoprire grazie a un incontro organizzato dall’associazione fotografica camerese Prospettive.

«Un progetto nato nel 2017 nel carcere di Parma – racconta la fotoreporter Barbara Cardini – che si occupa prevalentemente di attività trattamentali dei detenuti. Questo perchè ho deciso di narrare quella che è la vita all’interno delle celle attraverso i miei scatti. Una realtà spesso triste, caotica e che, nonostante il grande impegno da parte degli operatori che ci lavorano, non gode di ottima salute. Sovraffollamento e carcerazione extracomunitaria e la recente pandemia non aiutano e ho potuto toccar con mano – “da dentro” – questa realtà spesso in ombra e che grazie a questo incontro desidero portare a più persone possibili».

«Tuttavia – conclude Cardini – quando entro in carcere mi piace portare entusiasmo e voglia di fare, perchè credo sia fondamentale per chi è dietro le sbarre poter respirare novità e prendere parte a qualcosa che possa stimolarli. Spero di poter portare il mio progetto anche nel carcere novarese».

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Sbarre. tazzine di caffè e sguardi sul mondo rimasto fuori. Gli scatti della fotoreporter Barbara Cardini, ritraggono il mondo e narrano la quotidianità dei penitenziari in un progetto che mercoledì 15 novembre in biblioteca a Cameri sarà possibile scoprire grazie a un incontro organizzato dall'associazione fotografica camerese Prospettive.

«Un progetto nato nel 2017 nel carcere di Parma - racconta la fotoreporter Barbara Cardini - che si occupa prevalentemente di attività trattamentali dei detenuti. Questo perchè ho deciso di narrare quella che è la vita all'interno delle celle attraverso i miei scatti. Una realtà spesso triste, caotica e che, nonostante il grande impegno da parte degli operatori che ci lavorano, non gode di ottima salute. Sovraffollamento e carcerazione extracomunitaria e la recente pandemia non aiutano e ho potuto toccar con mano - "da dentro" - questa realtà spesso in ombra e che grazie a questo incontro desidero portare a più persone possibili».

«Tuttavia - conclude Cardini - quando entro in carcere mi piace portare entusiasmo e voglia di fare, perchè credo sia fondamentale per chi è dietro le sbarre poter respirare novità e prendere parte a qualcosa che possa stimolarli. Spero di poter portare il mio progetto anche nel carcere novarese».

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