Un bando per il nuovo garante dei detenuti. L’ex don Dino Campiotti: «È un compito sociale»

Il bando pubblicato dal Comune scade venerdì. Il garante regionale: «Sostituire don Dino non sarà facile»

Scade venerdì 10 novembre il bando pubblicato dal Comune per la ricerca del nuovo garante cittadino dei detenuti. Una ruolo ricoperto dal 2017 e fino allo scorso anno da don Dino Campiotti, che però qualche settimana fa ha dato le dimissioni. «Ho dovuto, innanzitutto per motivi di salute – racconta a La Voce -. Poi perchè ho 80 anni e devo dedicarmi ad altre attività. Ormai è quasi anno che non vado più in carcere, ma bisogna fare delle scelte».

Don Campiotti racconta la vita a contatto con i detenuti: «Alcuni di loro li incontravo una volta a settimana, altri quando lo chiedevano. Nel corso degli anni, prima come cappellano poi come garante, mi sono reso conto di come queste persone avessero estremo bisogno di chiacchierare. Tutti, nessuno escluso, erano convinti di essere innocenti e che si trovavano lì solo perchè qualcuno era stato cattivo con loro. Poi, dopo averli fatti parlare e riflettere, si rendevano conto degli errori commessi ed erano disposti a cambiare».

«Per questo motivo credo che sia fondamentale per ognuno di loro avere una prospettiva, una volta usciti o nel momento in cui ricevono dei permessi premio – prosegue don Campiotti -. Molti sono isolati, non hanno famiglia, anche perchè spesso sono stranieri, o ne hanno una che però li ha abbandonati. Qui alla Bicocca, alla cooperativa Gerico, abbiamo dato la possibilità a due detenuti di lavorare con noi sia nell’orto sociale che nella cucina del ristorante: un’esperienza talmente positiva che entrambi sono ancora con noi».

«Il lavoro dell’educatore in carcere, ormai ne è rimasto solo uno, e dei volontari di Sant’Egidio è fondamentale, ma sono troppo pochi per riuscire a seguire tutti -. aggiunge -. Per questo motivo la figura del garante è imprescindibile e diventa un compito sociale: mi auguro che qualcuno possa rendersi disponibile».

«Sostituire don Dino non sarà facile, per questo spero che l’avviso pubblico possa raccogliere più disponibilità all’impegno di garante comunale affinché il sindaco possa scegliere, sentito il consiglio comunale, la figura di garanzia più adeguata – commenta il garante regionale dei detenuti, Bruno Mellano -. Si tratta di un onere non facile ma importante per tutta la comunità penitenziaria e riveste particolare peso in questa fase di problemi vecchi e nuovi ma anche di significative progettualità regionali e nazionali. Con la prossima nomina novarese, il Piemonte tornerà a essere l’unica regione italiana ad avere un garante per ogni città sede di carcere, dodici in tutto, che lavorano insieme in un coordinamento regionale».

Il bando, reperibile sul portale comunale, richiede alcuni requisiti tra cui essere «residenti nel Comune di Novara, competenti nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani, ovvero delle attività sociali negli istituti di prevenzione pene e nei centri di servizio sociale». Il garante resta in carico per tre anni e opera in regime di prorogatio.

(foto di Alessandro Visconti)

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Il bando pubblicato dal Comune scade venerdì. Il garante regionale: «Sostituire don Dino non sarà facile»

Scade venerdì 10 novembre il bando pubblicato dal Comune per la ricerca del nuovo garante cittadino dei detenuti. Una ruolo ricoperto dal 2017 e fino allo scorso anno da don Dino Campiotti, che però qualche settimana fa ha dato le dimissioni. «Ho dovuto, innanzitutto per motivi di salute - racconta a La Voce -. Poi perchè ho 80 anni e devo dedicarmi ad altre attività. Ormai è quasi anno che non vado più in carcere, ma bisogna fare delle scelte».

Don Campiotti racconta la vita a contatto con i detenuti: «Alcuni di loro li incontravo una volta a settimana, altri quando lo chiedevano. Nel corso degli anni, prima come cappellano poi come garante, mi sono reso conto di come queste persone avessero estremo bisogno di chiacchierare. Tutti, nessuno escluso, erano convinti di essere innocenti e che si trovavano lì solo perchè qualcuno era stato cattivo con loro. Poi, dopo averli fatti parlare e riflettere, si rendevano conto degli errori commessi ed erano disposti a cambiare».

«Per questo motivo credo che sia fondamentale per ognuno di loro avere una prospettiva, una volta usciti o nel momento in cui ricevono dei permessi premio - prosegue don Campiotti -. Molti sono isolati, non hanno famiglia, anche perchè spesso sono stranieri, o ne hanno una che però li ha abbandonati. Qui alla Bicocca, alla cooperativa Gerico, abbiamo dato la possibilità a due detenuti di lavorare con noi sia nell'orto sociale che nella cucina del ristorante: un'esperienza talmente positiva che entrambi sono ancora con noi».

«Il lavoro dell'educatore in carcere, ormai ne è rimasto solo uno, e dei volontari di Sant'Egidio è fondamentale, ma sono troppo pochi per riuscire a seguire tutti -. aggiunge -. Per questo motivo la figura del garante è imprescindibile e diventa un compito sociale: mi auguro che qualcuno possa rendersi disponibile».

«Sostituire don Dino non sarà facile, per questo spero che l'avviso pubblico possa raccogliere più disponibilità all'impegno di garante comunale affinché il sindaco possa scegliere, sentito il consiglio comunale, la figura di garanzia più adeguata - commenta il garante regionale dei detenuti, Bruno Mellano -. Si tratta di un onere non facile ma importante per tutta la comunità penitenziaria e riveste particolare peso in questa fase di problemi vecchi e nuovi ma anche di significative progettualità regionali e nazionali. Con la prossima nomina novarese, il Piemonte tornerà a essere l'unica regione italiana ad avere un garante per ogni città sede di carcere, dodici in tutto, che lavorano insieme in un coordinamento regionale».

Il bando, reperibile sul portale comunale, richiede alcuni requisiti tra cui essere «residenti nel Comune di Novara, competenti nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani, ovvero delle attività sociali negli istituti di prevenzione pene e nei centri di servizio sociale». Il garante resta in carico per tre anni e opera in regime di prorogatio.

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