La città di Novara, pur non essendo una meta turistica di rilievo, resta comunque un importante luogo di transito con la sua collocazione geografica, tra Torino e Milano. Se a questo aggiungiamo la presenza di diversi bar e ristoranti nel centro storico (e non solo), la crescente necessità di camerieri porta a una serie di interrogativi. Primo fra tutti, esiste realmente un’elevata domanda per questa tipologia di professione? Abbiamo provato a tracciare lo stato attuale a Novara.
«La mancanza di camerieri è un dato elevato su tutto il territorio nazionale – dice Luigi Minicucci, direttore Confesercenti Piemonte Nord Orientale -. Rifiuto l’ipotesi che una persona accetti questa tipologia di lavoro con offerte economiche poco vantaggiose. Le nostre aziende applicano i contratti nazionali per il terziario. Il motivo? Ce ne sono diversi. Intanto tendenzialmente il personale è poco specializzato. Parlo in termini pratici ma anche linguistici. Novara non è la prima città al mondo per turismo ma questo è comunque cresciuto negli anni. Dopodiché, i contratti prevedono turnazioni lunghe e frequenti, opzione che il più delle volte non è accettata perché implica tanto lavoro. Lo stesso vale per i commessi, soprattutto nella grande distribuzione».
Lo stesso concetto è quello espresso da Margherita Pilone, segretario Fipe Confcommercio, la quale ha però un’opinione diversa sulle motivazioni: «Stiamo partendo con un questionario articolato che prevede di raccogliere con precisione anche questo dato. Tra una quindicina di giorni potremmo avere i primi numeri. Probabilmente questo settore non è visto come un investimento sul futuro ma come lavoro saltuario. Gli stipendi nella maggior parte dei casi sono inadeguati e c’è una scarsa prospettiva di lavoro autonomo perché il settore è saturo. La passione poi è fondamentale».
Sui rapporti con gli istituti alberghieri per incentivare un flusso costante di personale qualificato Minicucci dice: «Confesercenti non ha rapporti ufficiali. Per quanto riguardo l’istituto Ravizza di Novara e il Maggia di Stresa, a volte ci è capitato di dialogare per indirizzare gli studenti. Io stesso ho tenuto delle lezioni. Resta comunque il punto che la nostra associazione però deve fare gli interessi del datore di lavoro».
«Una collaborazione con gli istituti alberghieri per la ricerca di cuochi e camerieri c’è da anni ma non riescono comunque a garantire una copertura necessaria – aggiunge Pilone – Inoltre, spesso gli studenti preferiscono spostarsi piuttosto che restare in città. Per ovviare al problema, stavamo pensando di proporre anche a Novara i “talent day”, un evento sulla ricerca di lavoro per fare incontrare domanda e offerta».
Quali potrebbero essere quindi le prospettive per il futuro per invertire questa tendenza? «Le aziende di questi settori sono aumentate e i dehors hanno dato una grande mano in questo senso – afferma Minicucci -. C’è da ringraziare chi ha insistito nella loro promozione. Sono ottimista perché, prima o poi, del personale qualificato riempirà tutti i posti di lavoro vacanti».
«E’ un mondo che cambia, sicuramente non parliamo di professioni tra le più gettonate – conclude Pilone – Conosco locali che hanno dovuto fare due o tre giorni di chiusura per mancanza di personale. Bisogna riflettere e analizzare».