Maxi operazione antidroga nei quartieri: 19 patteggiamenti per 44 anni di carcere

I carabinieri avevano portato alla luce una rete di spaccio anche in rioni di Novara come Sacro Cuore e San Martino, e poi in zone vicine al capoluogo e anche in Lomellina

A distanza di pochi mesi dalla conclusione dell’indagine con gli arresti dello scorso giugno, l’operazione «Matassa», con cui i carabinieri hanno stroncato un grosso traffico di droga a Novara e in comuni limitrofi, si è conclusa con 19 patteggiamenti per un totale complessivo di 44 anni di carcere e quasi 200 mila euro di multa a carico di altrettanti imputati. Solo uno dovrà rivedere la pena concordata con la procura. La pena più alta, 5 anni di reclusione, è stata patteggiata dal quarantasettenne P.F., considerato il capo del gruppo. L’uomo, che essendo in affidamento in prova per vecchi fatti non si esponeva mai in prima persona, era accusato di numerose cessioni di cocaina.

L’operazione, in cui hanno avuto un ruolo fondamentale le intercettazioni telefoniche, ha consentito di scoprire una rete di spaccio anche in rioni di Novara come Sacro Cuore e San Martino, e poi in zone vicine al capoluogo e anche in Lomellina. Una rete di livello superiore, di grandi fornitori, intricata nei rapporti e nei legami (da qui il nome Matassa dato all’operazione), e anche pericolosa, visto che sono stati trovati due fucili con proiettili, pronti a essere usati in caso di necessità. Veniva gestita da personaggi noti da anni nell’ambiente ma anche da insospettabili, come il titolare di una ricevitoria, il fruttivendolo, il militare in servizio alla base Nato di Solbiate Olona (Varese), che riforniva i compagni offrendo in cambio al fornitore beni in vendita alla base, scontati e non soggetti a tassazione.

Punto di svolta l’arresto in flagranza, a gennaio, di due pusher sorpresi a sud di Novara con un chilo di cocaina, che avevano lanciato da un finestrino: hanno patteggiato 4 anni uno e 2 anni e 10 mesi di reclusione l’altro. Lì si è avuta conferma che facessero parte di una rete di spacciatori di alto livello. Quindi via a intercettazioni, monitoraggi, sopralluoghi: alla fine si è ricostruito il giro e si è trovata conferma di decine di cessioni. Durante le perquisizioni, oltre ai fucili a canne mozze, sono stati recuperati anche 25 mila euro in contanti e 140 grammi di cocaina. Si stima un giro di circa 3 chili di cocaina al mese, 15 chili nel periodo monitorato, per un guadagno di migliaia di euro, reinvestiti anche in beni di lusso come orologi di pregio e case.

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Maxi operazione antidroga nei quartieri: 19 patteggiamenti per 44 anni di carcere

I carabinieri avevano portato alla luce una rete di spaccio anche in rioni di Novara come Sacro Cuore e San Martino, e poi in zone vicine al capoluogo e anche in Lomellina

A distanza di pochi mesi dalla conclusione dell’indagine con gli arresti dello scorso giugno, l’operazione «Matassa», con cui i carabinieri hanno stroncato un grosso traffico di droga a Novara e in comuni limitrofi, si è conclusa con 19 patteggiamenti per un totale complessivo di 44 anni di carcere e quasi 200 mila euro di multa a carico di altrettanti imputati. Solo uno dovrà rivedere la pena concordata con la procura. La pena più alta, 5 anni di reclusione, è stata patteggiata dal quarantasettenne P.F., considerato il capo del gruppo. L’uomo, che essendo in affidamento in prova per vecchi fatti non si esponeva mai in prima persona, era accusato di numerose cessioni di cocaina.

L’operazione, in cui hanno avuto un ruolo fondamentale le intercettazioni telefoniche, ha consentito di scoprire una rete di spaccio anche in rioni di Novara come Sacro Cuore e San Martino, e poi in zone vicine al capoluogo e anche in Lomellina. Una rete di livello superiore, di grandi fornitori, intricata nei rapporti e nei legami (da qui il nome Matassa dato all’operazione), e anche pericolosa, visto che sono stati trovati due fucili con proiettili, pronti a essere usati in caso di necessità. Veniva gestita da personaggi noti da anni nell’ambiente ma anche da insospettabili, come il titolare di una ricevitoria, il fruttivendolo, il militare in servizio alla base Nato di Solbiate Olona (Varese), che riforniva i compagni offrendo in cambio al fornitore beni in vendita alla base, scontati e non soggetti a tassazione.

Punto di svolta l’arresto in flagranza, a gennaio, di due pusher sorpresi a sud di Novara con un chilo di cocaina, che avevano lanciato da un finestrino: hanno patteggiato 4 anni uno e 2 anni e 10 mesi di reclusione l’altro. Lì si è avuta conferma che facessero parte di una rete di spacciatori di alto livello. Quindi via a intercettazioni, monitoraggi, sopralluoghi: alla fine si è ricostruito il giro e si è trovata conferma di decine di cessioni. Durante le perquisizioni, oltre ai fucili a canne mozze, sono stati recuperati anche 25 mila euro in contanti e 140 grammi di cocaina. Si stima un giro di circa 3 chili di cocaina al mese, 15 chili nel periodo monitorato, per un guadagno di migliaia di euro, reinvestiti anche in beni di lusso come orologi di pregio e case.

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