Con i suoi 104 anni la cooperativa Casa del Popolo di Lumellogno entra nel registro imprese storiche. Un riconoscimento da parte della Camera di commercio che premia le realtà imprenditoriali con almeno 100 anni di attività continuativa nello stesso settore merceologico.
La Casa del popolo di Lumellogno nasce ufficialmente il 23 luglio del 1920 in una sala al piano terreno del Circolo Operaio Agricolo con lo scopo di offrire un luogo di ritrovo per conferenze, istruzione, educazione alle organizzazioni operaie aderenti. «Oggi le cose sono un po’ cambiate – racconta la presidente Antonietta Capetta -. I tempi cambiano e, ovviamente, anche la vera essenza di un luogo come la Casa del popolo muta nel corso degli anni. In questi decenni l’interesse attorno a queste realtà è variato: basti pensare che negli anni Sessanta erano i luoghi in cui si poteva guardare la tv che non tutti possedevano in casa, oppure ricevere telefonate importanti grazie a un telefono pubblico, oppure ritrovarsi per discutere sulle problematiche lavorative o culturali. Va da sé che oggi la tipologia di persone che “entra” nella Casa del popolo è diversa rispetto ai tempi in cui era frequentata dai soci Arci».
Ma quante gestioni si sono succedute dal 1920? «Una decina. La più longeva è stata quella del circolo Arci entrata nella Casa del popolo nel 1956. Oggi i locali sono affittati a un gestore privato che ha una licenza di ristorazione e gestione del bar e che ha mantenuto i nostri soci di cooperativa – a oggi 54 – come clienti. La nostra intenzione è quella comunque di riportare un po’ a galla lo spirito del ritrovo e della congregazione: abbiamo una socia molto giovane che ci sta aiutando a costruire un sito internet appunto per aver più possibilità di connessione e rinnovamento».
«Come presidente – conclude Capetta – mi piacerebbe vedere un interesse e una partecipazione un po’ più attiva all’interno della Casa del popolo anche perchè gli spazi a disposizione ci sono e si rifanno molto a quelli dei vecchi circoli. A Novara di strutture simili ne sono rimaste davvero poche».