Giuliana Sgrena e il velo islamico in un libro raccontato al Broletto

Giuliana Sgrena, giornalista di origine Ossolana, inviata speciale per molti anni del  quotidiano “Il Manifesto” in Medio Oriente, al centro delle cronache nel 2005 per il suo sequestro da parte di terroristi islamici a Baghdad, è forse una delle femministe europee ed italiane più impegnate contro l’obbligo del velo in Europa e fuori dall’ Europa.

Intervistata dal caporedattore de La Stampa di Novara Carlo Bologna per “Il Salotto della Cultura“ e introdotta da Marzia Vincenzi per l’amministrazione della Provincia di Novara. ha presentato all’Arengo del Broletto il suo ultimo libro sul velo islamico senza avere timore di sfidare i luoghi comuni e i pregiudizi del “politicamente corretto”. 

Per questo lei, militante storica della sinistra radicale, viene accusata di prendere le parti della destra ma, a sua volta, non comprende e non condivide il silenzio delle femministe italiane sull’obbligo del velo per le immigrate e anche per la triste condizione della donna in Palestina – dove la donna negli anni ‘70 non era velata – a causa del regime fondamentalista di Hamas. 

La differenzia però dalla destra italiana la posizione sulla cittadinanza per le giovani immigrate: la difficoltà di acquisire la cittadinanza italiana per ragazze nate in Italia e che parlano spesso solo l’italiano impedisce di fatto l’esercizio effettivo dei diritti fra cui la possibilità di liberarsi dall’obbligo del velo.

Il velo che ha ribadito non è un obbligo religioso, non esiste nel Corano, deriva solo da un’interpretazione maschilista della religione da parte di uomini che vogliono controllare la libertà e la sessualità della donna, una tendenza presente anche nel cattolicesimo di altri tempi e oggi superata ma che i regimi degli ayatollah in Iran e dei talebani in Afghanistan hanno ripreso portando paesi in cui il velo era praticamente scomparso alla situazione attuale. 

Una situazione in cui il velo è il simbolo dell’assenza di diritti della donna all’interno della famiglia e della società come in Arabia Saudita e si accompagna spesso in quei Paesi all’esclusione o marginalizzazione della donna da tutti i gradi dell’istruzione.

Non poteva mancare il riferimento drammatico, anche se in un racconto sobrio e rigoroso, della sua vicenda personale e un omaggio sentito e sincero a Nicola Calipari, il vicecapo del SISMI, i servizi segreti italiani, morto per difendere con il suo corpo la giornalista negli ultimi momenti della sua liberazione in Iraq. 

A Calipari, alla sua vicenda reale, la Sgrena ha dedicato uno spettacolo teatrale, voluto dalla vedova del poliziotto italiano caduto nell’adempimento del proprio dovere e l’anno prossimo, a vent’anni dall’uccisione di Calipari, la giornalista ha preannunciato l’avvio delle riprese di un un film su questa drammatica vicenda.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Giuliana Sgrena e il velo islamico in un libro raccontato al Broletto

Giuliana Sgrena, giornalista di origine Ossolana, inviata speciale per molti anni del  quotidiano “Il Manifesto” in Medio Oriente, al centro delle cronache nel 2005 per il suo sequestro da parte di terroristi islamici a Baghdad, è forse una delle femministe europee ed italiane più impegnate contro l’obbligo del velo in Europa e fuori dall’ Europa.

Intervistata dal caporedattore de La Stampa di Novara Carlo Bologna per “Il Salotto della Cultura“ e introdotta da Marzia Vincenzi per l’amministrazione della Provincia di Novara. ha presentato all’Arengo del Broletto il suo ultimo libro sul velo islamico senza avere timore di sfidare i luoghi comuni e i pregiudizi del “politicamente corretto”. 

Per questo lei, militante storica della sinistra radicale, viene accusata di prendere le parti della destra ma, a sua volta, non comprende e non condivide il silenzio delle femministe italiane sull’obbligo del velo per le immigrate e anche per la triste condizione della donna in Palestina – dove la donna negli anni ‘70 non era velata – a causa del regime fondamentalista di Hamas. 

La differenzia però dalla destra italiana la posizione sulla cittadinanza per le giovani immigrate: la difficoltà di acquisire la cittadinanza italiana per ragazze nate in Italia e che parlano spesso solo l’italiano impedisce di fatto l’esercizio effettivo dei diritti fra cui la possibilità di liberarsi dall’obbligo del velo.

Il velo che ha ribadito non è un obbligo religioso, non esiste nel Corano, deriva solo da un’interpretazione maschilista della religione da parte di uomini che vogliono controllare la libertà e la sessualità della donna, una tendenza presente anche nel cattolicesimo di altri tempi e oggi superata ma che i regimi degli ayatollah in Iran e dei talebani in Afghanistan hanno ripreso portando paesi in cui il velo era praticamente scomparso alla situazione attuale. 

Una situazione in cui il velo è il simbolo dell’assenza di diritti della donna all’interno della famiglia e della società come in Arabia Saudita e si accompagna spesso in quei Paesi all’esclusione o marginalizzazione della donna da tutti i gradi dell’istruzione.

Non poteva mancare il riferimento drammatico, anche se in un racconto sobrio e rigoroso, della sua vicenda personale e un omaggio sentito e sincero a Nicola Calipari, il vicecapo del SISMI, i servizi segreti italiani, morto per difendere con il suo corpo la giornalista negli ultimi momenti della sua liberazione in Iraq. 

A Calipari, alla sua vicenda reale, la Sgrena ha dedicato uno spettacolo teatrale, voluto dalla vedova del poliziotto italiano caduto nell’adempimento del proprio dovere e l’anno prossimo, a vent’anni dall’uccisione di Calipari, la giornalista ha preannunciato l’avvio delle riprese di un un film su questa drammatica vicenda.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.