La strada è ancora lunga ma i risultati cominciano a vedersi, tanto quanto la famosa lucina in fondo al tunnel. Perché, come ha voluto sottolineare ieri pomeriggio, giovedì 11 luglio, al termine di un’apposita commissione l’assessore Teresa Armienti, in questo caso titolare delle deleghe alle Politiche abitative e ai Rapporti con l’Atc, «gran parte dei nuclei familiari interessati stanno finalmente manifestando un diverso atteggiamento».
La seduta era stata convocata per un aggiornamento su quanto emerso nel corso di questi primi mesi di attività dei “tavoli di lavoro” per i piani di rientro relativi alle morosità degli inquilini Atc e alle azioni intraprese in seguito alla delibera della giunta comunale dell’ottobre scorso. Alla riunione è mancata la presenza di uno dei soggetti principali come lo stesso presidente dell’Agenzia territoriale per la casa Piemonte Nord, il bavenese Marco Marchioni (regolarmente invitato, ha fatto sapere di non poter intervenire). E’ toccato così all’assessore Armienti fare il punto della situazione, ricordando come l’amministrazione del capoluogo avesse «deliberato i criteri per mettere un pio’ di ordine nell’ambito delle morosità degli inquilini Atc».
Su come procedere nei confronti dei debitori si è proceduto attraverso l’individuazione e la suddivisione in fasce: «Per quelli pari o superiori ai 30 mila euro si è ritenuto che i piani di rientro non fossero sostenibili in quanto agli arretrati bisognava aggiungere il canone corrente. Nei confronti di questi si è deciso di procedere gradualmente con gli sgomberi esecutivi forzati, soluzione che sta procedendo un po’ alla volta, un paio al mese».
Per tutti gli altri è stata invece adottata una «ripartizione in fasce. Da quella ritenuta meno grave, per coloro con un debito che parte da poche centinaia di euro sino a 3.500, poi quelli sino a 5.000, per finire con quelli oltre tale importo, sino ai 30 mila. La posizione della fascia di morosi più bassa (87 soggetti) è stata momentaneamente accantonata e nei loro confronti se ne riparlerà a settembre. L’attenzione si è dunque concentrata sulle altre due, attraverso la convocazione di appositi “tavoli di lavoro” per discutere e concordare un piano di rientro personalizzato.
La fascia più a rischio (quella sostanzialmente che presenta debiti dai 5 mila euro sino al “tetto” massimo individuato) ha visto la presenza all’incontro delle organizzazioni sindacali e degli assistenti sociali, mentre la seconda è stata gestita dall’Ufficio Politiche abitative del Comune. La procedura, ha ricordato ancora l’esponente della giunta, prevedeva la convocazione dell’inquilino moroso per giungere a concordare appunto un “piano personalizzato”. In caso di assenza sarebbe scattato una sorta di “piano B”, rappresentato da una soluzione standard.
Parlando delle situazioni meno semplici, «su 266 posizioni sono stati 17 gli interessati che non si sono presentati; abbiamo registrato 181 sottoscrizioni di piani di rientro personalizzati, mentre 14 hanno provveduto a sistemare o stanno sistemando la loro situazione e qualcuno ha pure estinto il suo debito subito. Chiaramente occorre mantenere alta l’attenzione, anche perché pure fra coloro che si sono impegnati a pagare si sono create delle situazioni irregolari. Vale la pena ricordare che il mancato pagamento di tre rate è sufficiente per perdere il diritto alla rateizzare il debito, con tutte le conseguenze del caso». L’attività ha cominciato a produrre qualche risultato ovviamente dal punto di vista delle risorse introitate, «un acconto di poco superiore ai 52 mila euro. E’ solo l’inizio, che ci fa ben sperare per il futuro».