Il Nostromo: la traversata di Giorgio Ferro

Mio nipote Michelino, alto 1,90, é un marinaio, nocchiero imbarcato sulla Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo, per la crociera di due anni intorno al mondo. 

Mi fa tenerezza pensare che Giorgio Ferro, novarese che aveva fatto il liceo scientifico all’Antonelli, proprio sulla Amerigo Vespucci ha trascorso 9 anni della sua vita come nostromo e poi su sommergibili e portaelicotteri prima di tornare a Novara. 

È proprio: “Il Nostromo. La traversata di Giorgio Ferro” si intitola la sua biografia, appena uscita presso le Edizioni Ares, scritta da Maria Giovanna Fantoli, docente di lettere per non pochi anni anche nelle scuole medie superiori di Novara. 

Giorgio Ferro del nostromo aveva conservato l’aspetto fisico tipico: la barba, la pipa spesso in bocca, i tatuaggi che allora non erano per niente di moda e così fino agli anni ‘90. 

Per amore di sua moglie Lory e dei figli che cominciavano a guardarlo come un estraneo era tornato a Novara e aveva iniziato a lavorare presso la segreteria del medico provinciale.

Non si era accontentato di svolgere un retribuito lavoro burocratico per mandare avanti la famiglia ma si era calato nella realtà drammatica delle famiglie dei ragazzi portatori di handicap psichici, i più abbandonati all’epoca .

Per questo aveva fondato insieme a Gianni Bolchini la cooperativa Iniziativa Due, per integrare nel lavoro questi ragazzi, collaborato, lui cattolico di Comunione e Liberazione, con la psicologa comunista Marcella Balconi, e poi sempre animato dall’amore per gli ultimi fondato la cooperativa Terra Promessa.

Terra Promessa ha operato negli anni ‘80 del terrorismo e del carcere di massima sicurezza portando il lavoro nelle carceri di via Sforzesca per i detenuti come grafica e tipografia.

Da dove nasceva questa sua forte spinta per il volontariato a favore dei più poveri ed esclusi?

Dall’incontro con Comunione e Liberazione di don Giussani che chiamava Ferro “Patriarca” e un padre discreto e rispettoso profondamente della libertà di tutti Giorgio lo è stato per centinaia di ragazzi e ragazze che sono passati in Cl magari per non rimanerci ma che ne hanno sentito fortemente il carisma .

Il mio ricordo personale, anche io l’ho conosciuto come migliaia di novaresi, é quello di una persona che cercava di attrarre le persone unicamente con l’esempio, la disponibilità all’ascolto e all’accoglienza senza voler fare a tutti costi proseliti.

Il libro rende un’immagine viva, semplice, autentica di chi è stato Giorgio Ferro a Novara, nel lavoro, nel l’impegno sociale, nella partecipazione appassionata alla vita parrocchiale della Madonna Pellegrina, nella guida di Cl a livello diocesano novarese. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Mio nipote Michelino, alto 1,90, é un marinaio, nocchiero imbarcato sulla Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo, per la crociera di due anni intorno al mondo. 

Mi fa tenerezza pensare che Giorgio Ferro, novarese che aveva fatto il liceo scientifico all’Antonelli, proprio sulla Amerigo Vespucci ha trascorso 9 anni della sua vita come nostromo e poi su sommergibili e portaelicotteri prima di tornare a Novara. 

È proprio: “Il Nostromo. La traversata di Giorgio Ferro” si intitola la sua biografia, appena uscita presso le Edizioni Ares, scritta da Maria Giovanna Fantoli, docente di lettere per non pochi anni anche nelle scuole medie superiori di Novara. 

Giorgio Ferro del nostromo aveva conservato l’aspetto fisico tipico: la barba, la pipa spesso in bocca, i tatuaggi che allora non erano per niente di moda e così fino agli anni ‘90. 

Per amore di sua moglie Lory e dei figli che cominciavano a guardarlo come un estraneo era tornato a Novara e aveva iniziato a lavorare presso la segreteria del medico provinciale.

Non si era accontentato di svolgere un retribuito lavoro burocratico per mandare avanti la famiglia ma si era calato nella realtà drammatica delle famiglie dei ragazzi portatori di handicap psichici, i più abbandonati all’epoca .

Per questo aveva fondato insieme a Gianni Bolchini la cooperativa Iniziativa Due, per integrare nel lavoro questi ragazzi, collaborato, lui cattolico di Comunione e Liberazione, con la psicologa comunista Marcella Balconi, e poi sempre animato dall’amore per gli ultimi fondato la cooperativa Terra Promessa.

Terra Promessa ha operato negli anni ‘80 del terrorismo e del carcere di massima sicurezza portando il lavoro nelle carceri di via Sforzesca per i detenuti come grafica e tipografia.

Da dove nasceva questa sua forte spinta per il volontariato a favore dei più poveri ed esclusi?

Dall’incontro con Comunione e Liberazione di don Giussani che chiamava Ferro “Patriarca” e un padre discreto e rispettoso profondamente della libertà di tutti Giorgio lo è stato per centinaia di ragazzi e ragazze che sono passati in Cl magari per non rimanerci ma che ne hanno sentito fortemente il carisma .

Il mio ricordo personale, anche io l’ho conosciuto come migliaia di novaresi, é quello di una persona che cercava di attrarre le persone unicamente con l’esempio, la disponibilità all’ascolto e all’accoglienza senza voler fare a tutti costi proseliti.

Il libro rende un’immagine viva, semplice, autentica di chi è stato Giorgio Ferro a Novara, nel lavoro, nel l’impegno sociale, nella partecipazione appassionata alla vita parrocchiale della Madonna Pellegrina, nella guida di Cl a livello diocesano novarese. 

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