«Mi ha trascinata in camera da letto e molestata». Così aveva detto la donna, tre anni fa, andando a denunciare un abuso subito da un amico. Il tribunale di Novara, nonostante l’uomo avesse respinto gli addebiti fornendo una versione completamente opposta dei fatti, ha creduto a lei: R.M.E.E., egiziano di 42 anni residente nel capoluogo, è stato condannato a 4 anni e 1 mese di reclusione per violenza sessuale e lesioni, oltre al pagamento di una provvisionale di 3 mila euro come risarcimento del danno a favore della vittima costituita parte civile. Il pm aveva chiesto 6 anni e 3 mesi, mentre il difensore dell’imputato aveva puntato all’assoluzione parlando di calunnia, falsità, assenza di qualsiasi contatto sessuale fra i due.
Si tratta di fatti avvenuti a Novara il 19 agosto 2021. Imputato e vittima, una trentatreenne di origine tunisina, si conoscevano già. Quel giorno, stando a quanto denunciato, l’uomo aveva oltrepassato i limiti: aveva cercato di baciarla e, di fronte al rifiuto della donna, l’aveva trascinata verso la camera e spinta sul letto, palpeggiandola insistentemente. Lei aveva parlato dell’abuso anche con l’ex marito, ma agli atti del processo c’erano anche dei messaggi vocali scambiati con l’imputato, in cui chiedeva spiegazioni dell’accaduto: «Mi hai violentata», lo accusava. Era anche andata al pronto soccorso perché aveva delle piccole lesioni e graffi alle gambe.
Decisamente diversa la versione resa dal quarantenne, che ha negato i fatti. Al processo ha sostenuto che era stata l’amica ad andargli addosso, a cercare di togliergli i vestiti. E, siccome lui aveva respinto le avances, probabilmente lei ci era rimasta male e aveva inventato la storia dell’abuso. Una versione che tuttavia non ha convinto i giudici.