Minaccia imprenditore edile che gli aveva prestato denaro: condannato per estorsione

L'impresario preso di miri dava lavoro a persone messe alla prova e seguite da servizi sociali

Pressanti richieste di denaro via telefono e anche una sorta di «spedizione» dal vivo per far capire che non stava scherzando. Per essere convincente non aveva esitato ad alzare le mani. Questo il motivo per cui C.M., 57enne già condannato in passato per fatti di estorsione e porto d’arma, ha rimediato altri 2 anni e 8 mesi di reclusione in abbreviato per estorsione e danneggiamento ai danni di un imprenditore novarese del settore edile.

Si tratta di fatti avvenuti qualche tempo fa a Novara. L’impresario preso di mira, persona attenta al sociale che dà lavoro anche a persone «messe alla prova» ai servizi sociali per pregressi problemi giudiziari, assume il cinquantasettenne. A un certo punto l’operaio ha qualche problemi di salute. Viene ricoverato per alcune settimane e, una volta uscito dall’ospedale, il suo capo gli propone un prestito da 10 mila euro: «Così puoi metterti in proprio e farti qualche lavoretto da solo», gli dice facendogli presente che non riesce più a tenerlo nella propria impresa. C.M. accetta e riceve un acconto e poi varie rate del prestito, per un totale di circa 7 mila euro. A un certo punto l’imprenditore edile non riesce a dargli altri soldi e l’ex dipendente va su tutte le furie. Telefonate di minacce, messaggi, richieste particolarmente pressanti. Un giorno, assieme all’amico P.D.M., sessantenne novarese (anche lui processato, è stato assolto perché è emerso che nulla sapeva della vicenda), si presenta sotto lo studio dell’ex datore di lavoro, in corso Cavallotti. Ne nasce una discussione e l’operaio usa anche maniera poco urbane, alzando le mani. Da qui la denuncia delle vittima. Dal canto suo l’imputato si è difeso dicendo che voleva solo i 3 mila euro mancanti, e promessi, e che era arrabbiato perché l’imprenditore non si faceva più vivo. Ha sostenuto di non aver mai minacciato nessuno per ottenere il denaro, e il suo legale aveva chiesto l’assoluzione.

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L’impresario preso di miri dava lavoro a persone messe alla prova e seguite da servizi sociali

Pressanti richieste di denaro via telefono e anche una sorta di «spedizione» dal vivo per far capire che non stava scherzando. Per essere convincente non aveva esitato ad alzare le mani. Questo il motivo per cui C.M., 57enne già condannato in passato per fatti di estorsione e porto d’arma, ha rimediato altri 2 anni e 8 mesi di reclusione in abbreviato per estorsione e danneggiamento ai danni di un imprenditore novarese del settore edile.

Si tratta di fatti avvenuti qualche tempo fa a Novara. L’impresario preso di mira, persona attenta al sociale che dà lavoro anche a persone «messe alla prova» ai servizi sociali per pregressi problemi giudiziari, assume il cinquantasettenne. A un certo punto l’operaio ha qualche problemi di salute. Viene ricoverato per alcune settimane e, una volta uscito dall’ospedale, il suo capo gli propone un prestito da 10 mila euro: «Così puoi metterti in proprio e farti qualche lavoretto da solo», gli dice facendogli presente che non riesce più a tenerlo nella propria impresa. C.M. accetta e riceve un acconto e poi varie rate del prestito, per un totale di circa 7 mila euro. A un certo punto l’imprenditore edile non riesce a dargli altri soldi e l’ex dipendente va su tutte le furie. Telefonate di minacce, messaggi, richieste particolarmente pressanti. Un giorno, assieme all’amico P.D.M., sessantenne novarese (anche lui processato, è stato assolto perché è emerso che nulla sapeva della vicenda), si presenta sotto lo studio dell’ex datore di lavoro, in corso Cavallotti. Ne nasce una discussione e l’operaio usa anche maniera poco urbane, alzando le mani. Da qui la denuncia delle vittima. Dal canto suo l’imputato si è difeso dicendo che voleva solo i 3 mila euro mancanti, e promessi, e che era arrabbiato perché l’imprenditore non si faceva più vivo. Ha sostenuto di non aver mai minacciato nessuno per ottenere il denaro, e il suo legale aveva chiesto l’assoluzione.

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