Cabiria Teatro porta i detenuti sul palcoscenico e smonta lo stereotipo della libertà

La compagnia ha messo in scena la rivisitazione di "Amleto principe dei palazzi" attraverso un esperimento all'interno della casa circondariale di Novara. Sabato nuovo spettacolo della rassegna

La storia è quella di un quartiere di periferia, soffocato dall’incuria e dal degrado, dove la costruzione del nuovo centro commerciale ha il sopravvento sullo spazio di aggregazione promesso e mai realizzato. Con i personaggi che, nel bene e nel male, cercano di cambiare il corso delle cose, e con il protagonista che chiede l’aiuto del pubblico.

Una trama apparentemente semplice, che invece non è per nulla trascurabile e che, attraverso di temi di attualità quali la corruzione e la prepotenza della politica, la violenza di genere, la gogna dei social, la povertà educativa e l’esclusione sociale, mette in atto una decostruzione puntuale degli stereotipi e dei pregiudizi. E lo fa usando un linguaggio crudo e irriverente, regalando al pubblico momenti commoventi e altri esilaranti.

“Amleto principe dei palazzi”, il titolo dello spettacolo, Cabiria Teatro l’aveva prodotto e realizzato ai Tetti Verdi di Novara lo scorso anno, con il supporto dei giovani del rione Rizzottaglia. Ma quest’anno l’ha portato in scena con una rivisitazione all’interno del carcere di Novara, mettendo a recitare insieme sul palcoscenico attori e detenuti.

Un esperimento – così definito dalla stessa compagnia – socio-culturale mai visto prima nella casa circondariale di via Sforzesca: un’operazione più che mai riuscita che assolve il compito, o almeno ci prova, di rigenerazione interiore sia per chi guarda sia per chi recita. Un racconto in cui non ci sono buoni e non ci sono cattivi, perchè la differenza tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, è netta solo se per chi osserva con gli occhi del preconcetto: tutti i personaggi sono costretti a cavarsela in qualche modo, chiamati a ricoprire faticosamente il proprio ruolo in una società che, in maniera sempre più aggressiva, chiede identificazione e apparenza, a discapito dell’identità e dell’appartenenza.

Una storia di scelte – non così scontate – che da una parte imprigiona chi avrebbe la possibilità di farle: il pubblico, chiamato a giudicare l’etica dei personaggi, e lo fa con leggerezza, senza alcun elemento critico. Dall’altra, invece, dà libertà a chi della libertà personale è privato: i detenuti scelti per far parte della produzione che hanno avuto l’opportunità di mostrare a un pubblico “normale”, oltre che ai loro compagni di viaggio, le proprie attitudini: il napoletano con una straordinaria dote per il cabaret, il ragazzo di colore che suona il piano, il novarese timido che però tiene la scena, il cantante con la chitarra, il giovane attento alle battute che è chiamato a pronunciare.

Il tutto abbracciato da una umanità struggente – in un luogo che di umano ha ben poco – che riporta in maniera brutale ai temi del giudizio, della pena e dell’inclusione, con i molteplici significati che la lingua italiana offre a questi termini.

Cabiria Teatro torna in scena sabato 21 settembre alle 20.30 nel Giardino di Palazzo Nata con il nuovo spettacolo della rassegna “Le Notti di Cabiria”: “Il lupo e la capra (in una notte di temporale” a cura del Teatro del cerchio. Info e biglietti QUI

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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