Carabiniere adescò sui social una minorenne fingendosi coetaneo: ottiene la “messa alla prova”

Protagonista un militare in servizio a Verona che aveva inviato messaggi a sfondo sessuale a una 13enne novarese che poi aveva incontrato

Utilizzando i dati di un quindicenne morto da tempo, aveva contattato la ragazzina novarese con messaggi e inviti a chiaro sfondo sessuale. Era stato smascherato da un servizio-trappola delle Iene, cui si era rivolta la zia della minorenne: dietro quell’identità non c’era uno studente ma un carabiniere di 37 anni in servizio a Verona, presentatosi all’appuntamento convinto di conoscere la tredicenne. Il caso, per competenza su alcuni dei reati contestati (le ipotesi al vaglio c’erano diverse, anche il tentativo di violenza sessuale e la corruzione di minore) è approdato nelle aule di giustizia a Novara: ma l’uomo, M.Z., originario di Forlì, non sarà processato. Ha infatti chiesto e ottenuto la map, la messa alla prova ai servizi sociali: il reato di adescamento di minore, la parte di indagine finita per competenza territoriale alla procura distrettuale di Torino e poi a Novara, può essere espiato svolgendo dei lavori utili alla collettività. Il tutto grazie a un’offerta di risarcimento dei danni alla vittima, una giovane di Galliate.

Il caso era venuto alla luce nel 2020. Dopo il servizio delle Iene la procura di Verona aveva aperto un’indagine e al carabiniere erano state sequestrati pistola e distintivo, visto che le sue chat contenevano frasi  definite «sconcertanti, ancora più gravi in quanto provenienti da un esponente delle forze dell’ordine». Nei tentativi di approccio in chat il finto quindicenne diceva che lui non poteva ospitare la ragazzina novarese perché sua mamma non voleva, ma «può ospitarti un amico adulto, in cambio di un rapporto sessuale». Col passare del tempo la avances erano diventate spinte e la giovane aveva raccontato tutto alla zia, che poi si era rivolta alla trasmissione televisiva di Italia Uno. All’incontro, trovandosi di fronte alla donna e alle telecamere, il carabiniere si era giustificato dicendo che voleva solo vedere fin dove si sarebbe spinta la ragazzina. Solo tempo dopo aveva ammesso di avere delle «debolezze». Altri fascicoli di indagine erano stati aperti dalla giustizia militare e dalla Corte dei Conti, essendo un impiegato pubblico.

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Carabiniere adescò sui social una minorenne fingendosi coetaneo: ottiene la “messa alla prova”

Protagonista un militare in servizio a Verona che aveva inviato messaggi a sfondo sessuale a una 13enne novarese che poi aveva incontrato

Utilizzando i dati di un quindicenne morto da tempo, aveva contattato la ragazzina novarese con messaggi e inviti a chiaro sfondo sessuale. Era stato smascherato da un servizio-trappola delle Iene, cui si era rivolta la zia della minorenne: dietro quell’identità non c’era uno studente ma un carabiniere di 37 anni in servizio a Verona, presentatosi all’appuntamento convinto di conoscere la tredicenne. Il caso, per competenza su alcuni dei reati contestati (le ipotesi al vaglio c’erano diverse, anche il tentativo di violenza sessuale e la corruzione di minore) è approdato nelle aule di giustizia a Novara: ma l’uomo, M.Z., originario di Forlì, non sarà processato. Ha infatti chiesto e ottenuto la map, la messa alla prova ai servizi sociali: il reato di adescamento di minore, la parte di indagine finita per competenza territoriale alla procura distrettuale di Torino e poi a Novara, può essere espiato svolgendo dei lavori utili alla collettività. Il tutto grazie a un’offerta di risarcimento dei danni alla vittima, una giovane di Galliate.

Il caso era venuto alla luce nel 2020. Dopo il servizio delle Iene la procura di Verona aveva aperto un’indagine e al carabiniere erano state sequestrati pistola e distintivo, visto che le sue chat contenevano frasi  definite «sconcertanti, ancora più gravi in quanto provenienti da un esponente delle forze dell’ordine». Nei tentativi di approccio in chat il finto quindicenne diceva che lui non poteva ospitare la ragazzina novarese perché sua mamma non voleva, ma «può ospitarti un amico adulto, in cambio di un rapporto sessuale». Col passare del tempo la avances erano diventate spinte e la giovane aveva raccontato tutto alla zia, che poi si era rivolta alla trasmissione televisiva di Italia Uno. All’incontro, trovandosi di fronte alla donna e alle telecamere, il carabiniere si era giustificato dicendo che voleva solo vedere fin dove si sarebbe spinta la ragazzina. Solo tempo dopo aveva ammesso di avere delle «debolezze». Altri fascicoli di indagine erano stati aperti dalla giustizia militare e dalla Corte dei Conti, essendo un impiegato pubblico.

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