“Fine pena ora” inaugura la stagione al Teatro degli Scalpellini di San Maurizio d’Opaglio

Uno spettacolo tratto dall’omonimo libro del magistrato ex membro del CSM Elvio Fassone

Riparte la stagione del Teatro degli Scalpellini di San Maurizio d’Opaglio. Lo spettacolo di inaugurazione è in programma venerdì 27 settembre alle 21 dal titolo “Fine pena ora” di Tedacà, gruppo torinese prodotto dal Teatro Stabile di Torino. Il testo è tratto dall’omonimo libro, edito da Sellerio, del magistrato ex membro del CSM Elvio Fassone, che racconta la trentennale corrispondenza tra un ergastolano e il suo giudice. Un’opera commovente, che ci interroga su come sia possibile conciliare la domanda di sicurezza sociale e la detenzione a vita con il dettato costituzionale del valore riabilitativo di ogni pena.

Una storia che insegna come un punto di incontro si possa sempre individuare, anche tra mondi radicalmente distanti, che il dialogo è sempre possibile. Tema centrale del lavoro è il racconto dell’incontro tra il Presidente e il detenuto Salvatore; i due, in trentaquattro anni di corrispondenza, finiscono per diventare un punto di riferimento l’uno per l’altro.

Oltre alle parole del libro lo spettacolo si avvale di una lunga intervista in cui il magistrato ha raccontato alla compagnia con grande disponibilità cosa sia successo nei dieci anni successivi alla pubblicazione del libro, e di come il rapporto con Salvatore si sia ulteriormente trasformato.

La nuova stagione è composta da 11 spettacoli in un percorso che attraversa vari linguaggi della scena contemporanea, declinati da gruppi e performer di livello nazionale; tocca importanti temi storici, sociali e ambientali, come il problema etico della pena e della rieducazione di chi è recluso; le guerre del XXI secolo che si combattono anche sul web; la non sostenibilità etica e ambientale degli allevamenti animali intensivi; accoglie alcune delle voci più importanti della poesia contemporanea italiana in dialogo con il teatro, vede l’intreccio di generi diversi (prosa, danza, teatro di figura) come via per una ricerca inesausta sui linguaggi performativi; accoglie la drammaturgia contemporanea, vede ancora il Teatro delle Selve produttore di propri lavori originali in debutto e in ripresa.

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“Fine pena ora” inaugura la stagione al Teatro degli Scalpellini di San Maurizio d’Opaglio

Uno spettacolo tratto dall’omonimo libro del magistrato ex membro del CSM Elvio Fassone

Riparte la stagione del Teatro degli Scalpellini di San Maurizio d’Opaglio. Lo spettacolo di inaugurazione è in programma venerdì 27 settembre alle 21 dal titolo “Fine pena ora” di Tedacà, gruppo torinese prodotto dal Teatro Stabile di Torino. Il testo è tratto dall’omonimo libro, edito da Sellerio, del magistrato ex membro del CSM Elvio Fassone, che racconta la trentennale corrispondenza tra un ergastolano e il suo giudice. Un’opera commovente, che ci interroga su come sia possibile conciliare la domanda di sicurezza sociale e la detenzione a vita con il dettato costituzionale del valore riabilitativo di ogni pena.

Una storia che insegna come un punto di incontro si possa sempre individuare, anche tra mondi radicalmente distanti, che il dialogo è sempre possibile. Tema centrale del lavoro è il racconto dell’incontro tra il Presidente e il detenuto Salvatore; i due, in trentaquattro anni di corrispondenza, finiscono per diventare un punto di riferimento l’uno per l’altro.

Oltre alle parole del libro lo spettacolo si avvale di una lunga intervista in cui il magistrato ha raccontato alla compagnia con grande disponibilità cosa sia successo nei dieci anni successivi alla pubblicazione del libro, e di come il rapporto con Salvatore si sia ulteriormente trasformato.

La nuova stagione è composta da 11 spettacoli in un percorso che attraversa vari linguaggi della scena contemporanea, declinati da gruppi e performer di livello nazionale; tocca importanti temi storici, sociali e ambientali, come il problema etico della pena e della rieducazione di chi è recluso; le guerre del XXI secolo che si combattono anche sul web; la non sostenibilità etica e ambientale degli allevamenti animali intensivi; accoglie alcune delle voci più importanti della poesia contemporanea italiana in dialogo con il teatro, vede l’intreccio di generi diversi (prosa, danza, teatro di figura) come via per una ricerca inesausta sui linguaggi performativi; accoglie la drammaturgia contemporanea, vede ancora il Teatro delle Selve produttore di propri lavori originali in debutto e in ripresa.