È incominciata giovedì 26 settembre, al Circolo dei Lettori, la nuova avventura di “Nu Arts and Community”, edizione 2024, il gioiellino di Ricciarda Belgiojoso, musicista, scrittrice, animatrice culturale che ha sempre mostrato una grande attenzione per Novara tanto da mettere in piedi un festival multidisciplinare, di grande raffinatezza, che ormai ha fatto breccia in una città, un po’ diffidente verso ciò che non è strettamente di produzione locale.
“Nu” è riuscito a coniugare produzioni internazionali e locali e, come si dice ora, ha fatto rete in maniera intelligente, senza cedimenti al provincialismo e aprendo gli orizzonti, ma soprattutto facendoli aprire ai novaresi. I “Boom Boom Beckett”, come si è già detto nella sede del Circolo dei Lettori, all’interno del Castello Visconteo Sforzesco, hanno portato in scena “Compagni di sbronze: La storia di Charles Bukowski” un reading in musica delle pagine più belle del più maledetto degli scrittori maledetti, vicino e lontano alla “Beat Generation”, insofferente a tutto e a tutti, tranne che al sesso, all’alcol e soprattutto alla scrittura, per lui tre ragioni di vita (e di morte). Ad impersonare il grande Chinaski, ecco un bravissimo Roberto Beccaria, accompagnato da un trio (sax, chitarra, contrabbasso), che hanno magnificamente reso ancora più intense le atmosfere dell’autore di “Taccuino di un vecchio sporcaccione” e di tanti altri libri ad alto contenuto trasgressivo per così dire. Beccaria, in omaggio all’amicizia di Bukowski con Tom Waits, altra anima nera della cultura americana, ha regalato al pubblico una sopraffina ed inaspettata magnifica interpretazione di “Waltzing Matilda”.
“Quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri…”, scriveva Bukowski, e questa ficcante citazione letta da Roberto Beccaria, potrebbe essere adottata come motto di questo bellissimo festival. Nella seconda parte della serata, eccoci ospiti di “Nòva” (ormai cuore pulsante di molte attività di “Nu”, ma anche di “Novara Jazz Festival”), per un appuntamento con la musica elettronica e le riflessioni tecnologiche-ecologiche di Alex Braga, novarese di nascita, ma formatosi musicalmente altrove, che ritorna sulla scena della città con il suggestivo “Automatic Impermanence”, progetto che ingloba in sé una originale colonna sonora di musica ed effetti visivi elettronici accompagnata da profonde considerazioni sul potere distruttivo e costruttivo della tecnologia e sull’ormai onnipresente IA (intelligenza artificiale). Le informazioni sui “numeri” della tecnologia sono, come prevedibile, veramente impressionanti, ma Alex Braga, sa condire questa mole di dati con la giusta ironia: uno dei brani dal testo in lingua italiana ci parla di “cani randagi che ravanano nei database” o di “schede madri che diventano nonne”, coniugando il linguaggio, ormai comune del nostro universo informatico, a massicce dose di surreale umorismo. Alex Braga, un po’ Matrix e un po’ sciamano, si muove assai bene sulla scena con una apprezzabilissima capacità di tenere insieme grevi riflessioni e una visione positiva sul futuro della nostra umanità, aiutata da una eco-tecnologia. Musica originale, spesso potente, mai invasiva ed ossessiva.
Potremmo definire come appartenente kai “nuovi suoni” la performance di “Pelli Verdi” nell’Arengo del Broletto, venerdì 27 settembre, luogo sontuoso e medievale che sembra particolarmente adatto a sonorità intime e quasi ancestrali, ibridate da una tromba jazz, quella di Mario Mariotti, ormai quasi di casa sulla scena novarese. La voce magnifica di Bayza Cakir trasporta il pubblico negli universi dell’anima del grande poeta turco Nazim Hikmet. Peccato non avere tra le mani i suoi testi di per poter gustare appieno il concerto e non so dire quindi quanto siano pertinenti le deformazioni delle parole di Hikmet, ma vero è che i brani sono molto intensi, mistici e solenni in una cornice di estrema modernità: “Il faut être absolument moderne” diceva Rimbaud e sembra proprio che la strada intermedia tra una folk music ed una più contemporanea, sia nettamente tracciato. Sulla scena anche Guglielmo Prati all’elettronica e Walter Prati al violoncello elettronico. Sullo stesso filone è “Hurdja”, secondo concerto della serata, un progetto con al centro Massimo Silverio nella parte di un ricercatore di lingue morte da un riesumare o di lingue dimenticate, in particolare l’antica lingua carnica.
Non sarebbe stata una cattiva idea cercare, anche in questa circostanza, di avere un programma di sala che permettesse la lettura dei testi, perché se con un po’ di buona volontà si può orecchiare l’inglese, lo spagnolo e il francese, col carnico tutto risulta un po’ più problematico. Silverio è un personaggio molto carismatico nonostante la sua giovane età e occupa con autorevolezza il centro della scena, in piedi con le sue chitarre e il suo violoncello modulando la voce come in una salmodia contemporanea creando l’effetto di una poesia-preghiera che ci immaginiamo arrivare da cavità profonde della terra e da cupe e intonse foreste alpestri. Un bel programma anche per questa seconda serata di “Nu Arts and Community”.