Approfittano di una 60enne fragile e le fanno spendere 250 mila euro: 7 a giudizio

tribunale il caldo
In base a quanto emerso nel corso delle indagini della polizia, tutto sarebbe cominciato nell’ottobre di quattro anni fa

Circonvenzione di incapace ai danni di una donna fragile, oggi ricoverata in una rsa di Novara. E’ questa l’accusa per cui sette persone, coinvolte nella vicenda con ruoli diversi, sono state rinviate a giudizio e subiranno un processo che partirà a dicembre: le avrebbero portato via, approfittando dei suoi problemi psicologici e di solitudine, la bellezza di 250 mila euro, spesi dalla vittima in stipendi per chi si occupava di lei (uno del gruppo le aveva addirittura fatto credere di essere interessato a una relazione sentimentale), ma anche vestiti, gioielli, pranzi e cene, mobili, addirittura auto di lusso.

In base a quanto emerso nel corso delle indagini della polizia, tutto sarebbe cominciato nell’ottobre di quattro anni fa: una marocchina di 58 anni, residente nel rione di Sant’Agabio, aveva agganciato la vittima, una sessantaquattrenne novarese con problemi di fragilità emotiva, proponendosi come dama di compagnia. Come compenso prendeva 1.500 euro al mese. Poi, però, aveva iniziato a farsi offrire anche pranzi e cene, invitando alcuni amici. Il giro di persone attorno alla sessantenne si era quindi allargato. E dopo la dama di compagnia arriva una badante, la figlia della marocchina. Successivamente anche un domestico, il fidanzato della ragazza.

Col passare dei mesi le pretese economiche sarebbero aumentate sempre di più e a un certo punto il gruppo sarebbe riuscito a farsi comprare una Porsche usata, per una spesa di circa 82 mila euro. Nel frattempo cercavano di isolare il più possibile la loro vittima, così che non potesse raccontare a nessuno quanto stava accadendo. L’avevano addirittura fatta trasferire in un loro alloggio in provincia di Milano, dicendole che c’erano delle persone cattive a Novara che le potevano fare del male. Infine si erano fatti dare anche il bancomat coi codici.

Tutti i movimenti sospetti di denaro, e lo spostamento fuori città, avevano però cominciato ad attirare qualche sospetto di conoscenti e della banca, fino a quando è stata coinvolta la polizia.

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Approfittano di una 60enne fragile e le fanno spendere 250 mila euro: 7 a giudizio

In base a quanto emerso nel corso delle indagini della polizia, tutto sarebbe cominciato nell’ottobre di quattro anni fa

tribunale il caldo

Circonvenzione di incapace ai danni di una donna fragile, oggi ricoverata in una rsa di Novara. E’ questa l’accusa per cui sette persone, coinvolte nella vicenda con ruoli diversi, sono state rinviate a giudizio e subiranno un processo che partirà a dicembre: le avrebbero portato via, approfittando dei suoi problemi psicologici e di solitudine, la bellezza di 250 mila euro, spesi dalla vittima in stipendi per chi si occupava di lei (uno del gruppo le aveva addirittura fatto credere di essere interessato a una relazione sentimentale), ma anche vestiti, gioielli, pranzi e cene, mobili, addirittura auto di lusso.

In base a quanto emerso nel corso delle indagini della polizia, tutto sarebbe cominciato nell’ottobre di quattro anni fa: una marocchina di 58 anni, residente nel rione di Sant’Agabio, aveva agganciato la vittima, una sessantaquattrenne novarese con problemi di fragilità emotiva, proponendosi come dama di compagnia. Come compenso prendeva 1.500 euro al mese. Poi, però, aveva iniziato a farsi offrire anche pranzi e cene, invitando alcuni amici. Il giro di persone attorno alla sessantenne si era quindi allargato. E dopo la dama di compagnia arriva una badante, la figlia della marocchina. Successivamente anche un domestico, il fidanzato della ragazza.

Col passare dei mesi le pretese economiche sarebbero aumentate sempre di più e a un certo punto il gruppo sarebbe riuscito a farsi comprare una Porsche usata, per una spesa di circa 82 mila euro. Nel frattempo cercavano di isolare il più possibile la loro vittima, così che non potesse raccontare a nessuno quanto stava accadendo. L’avevano addirittura fatta trasferire in un loro alloggio in provincia di Milano, dicendole che c’erano delle persone cattive a Novara che le potevano fare del male. Infine si erano fatti dare anche il bancomat coi codici.

Tutti i movimenti sospetti di denaro, e lo spostamento fuori città, avevano però cominciato ad attirare qualche sospetto di conoscenti e della banca, fino a quando è stata coinvolta la polizia.

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