«In carcere situazioni al limite». Polizia penitenziaria ascoltata in consiglio regionale

In audizione le sigle sindacali e le rappresentanze degli agenti. Rossi (Pd): «Meno proclami e maggiori investimenti». Cameroni (Fdi): «Una battaglia per la dignità di chi serve lo Stato»

Si è tenuta questa mattina, 12 novembre, una seduta di consiglio regionale aperto sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria in Piemonte, dove sono state ascoltate le sigle sindacali e le rappresentanze degli agenti.

«Le problematiche si sono aggravate rispetto all’anno scorso – ha detto Maurizio Dalmasso, vicesegretario regionale OSAP -. Ci preoccupa la situazione di Novara dove le funzioni di comando sono svolte da un ispettore perché il comandante è a Verbania alla scuola di formazione. Così, mancano istruzioni operative in mancanza di crisi che sempre più si verificano negli istituti».

Antonio Napoli, segretario POLPEN UIL ha parlato dei problemi legati alla gestione della sanità penitenziaria: «La carenza di specialisti determina una movimentazione enorme dei detenuti, anche ad alta sicurezza. Occorre aprire un tavolo di confronto con l’assessorato alla Sanità per sottoscrivere un protocollo specifico che permetta di velocizzare le operazioni di accertamento diagnostico e di ampliare le dotazioni penitenziarie per questo settore».

«Ringrazio la Regione che dà spazio ai lavoratori anche in queste sedute. Le problematiche sono molteplici all’interno degli istituti – Raffaele Tuttolomondo, segretario di SINAPPE -. Il problema principale è il sovraffollamento delle carceri». Luciano Scidà (CNPP): «Ho lasciato la mia cara Calabria e sono venuto ad Asti a sequestrare telefonini e sostanze stupefacenti nelle celle».

Sara Comoglio di CGIL FP ha sottolineato: «Si conferma la carenza strutturale dei ruoli intermedi della polizia penitenziaria con agenti che effettuano anche 50 ore settimanali: serve un ripensamento strutturale del sistema penitenziario, con un racconto tecnico ed emotivo che dica quali sono le problematiche delle carceri. Serve restituire le professionalità necessarie». Infine Vincenzo Ricchiuti di FNS CISL: «Ci rivolgiamo all’assessore Riboldi per porre maggiore attenzione e potenziare l’assistenza sanitaria».

Secondo il consigliere regionale Domenico Rossi (Pd) «Fratelli d’Italia e la Lega hanno organizzato il consiglio aperto immaginando la solita passerella in cui fare dichiarazioni di principio a sostegno del comparto e attaccare genericamente la sinistra. Non è andata così. Nell’assenza della giunta, presente solo con l’assessore Chiorino, le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori sono state un atto d’accusa durissimo contro il governo Meloni che, con le sue scelte ispirate al panpenalismo, ha aumentato reati e pene, sia per gli adulti sia per i minori – come dimostra il caso Caivano – generando un maggiore sovraffollamento nelle carceri». 

«Le cose peggioreranno con il “decreto repressione”» – ha aggiunto Rossi -. In un contesto in cui mancano le assunzioni necessarie, percorsi adeguati di formazione e investimenti adeguati nell’edilizia penitenziaria come hanno sottolineato tutti coloro che sono intervenuti, denunciando anche come dall’ultimo consiglio aperto non solo nulla è cambiato, ma le cose sono addirittura peggiorate. Una sigla sindacale ha chiesto esplicitamente di intervenire riducendo le pene per reati minori legati agli stupefacenti».

Ha concluso Rossi: «La destra governa da due anni il Paese e da sei la Regione. Mi sarei aspettato un’assunzione di responsabilità con l’annuncio di qualche misura concreta e non la polemica politica. Quest’ultima serve a racimolare voti, ma non migliora le condizioni dei lavoratori del comparto».

«Questa non è solo una battaglia per la sicurezza: è una battaglia per la dignità di chi serve lo Stato – ha dichiarato – la consigliera di Fdi, Daniela Cameroni -. Sento il dovere di farmi portavoce delle istanze che arrivano direttamente dal carcere della mia città. Vorrei ribadire un principio fondamentale, alla certezza della pena dobbiamo sempre affiancare la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti. A Novara abbiamo già visto progetti virtuosi in questo senso che dimostrano come il carcere possa essere anche un luogo di riscatto. Per questo dobbiamo continuare a investire in percorsi di formazione e lavoro, che non solo riducono il rischio di recidiva, ma migliorano la sicurezza complessiva degli istituti e favoriscono una reale reintegrazione dei detenuti nella società».

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

Condividi l'articolo

© 2020-2024 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Condividi

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

«In carcere situazioni al limite». Polizia penitenziaria ascoltata in consiglio regionale

In audizione le sigle sindacali e le rappresentanze degli agenti. Rossi (Pd): «Meno proclami e maggiori investimenti». Cameroni (Fdi): «Una battaglia per la dignità di chi serve lo Stato»

Si è tenuta questa mattina, 12 novembre, una seduta di consiglio regionale aperto sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria in Piemonte, dove sono state ascoltate le sigle sindacali e le rappresentanze degli agenti.

«Le problematiche si sono aggravate rispetto all’anno scorso - ha detto Maurizio Dalmasso, vicesegretario regionale OSAP -. Ci preoccupa la situazione di Novara dove le funzioni di comando sono svolte da un ispettore perché il comandante è a Verbania alla scuola di formazione. Così, mancano istruzioni operative in mancanza di crisi che sempre più si verificano negli istituti».

Antonio Napoli, segretario POLPEN UIL ha parlato dei problemi legati alla gestione della sanità penitenziaria: «La carenza di specialisti determina una movimentazione enorme dei detenuti, anche ad alta sicurezza. Occorre aprire un tavolo di confronto con l'assessorato alla Sanità per sottoscrivere un protocollo specifico che permetta di velocizzare le operazioni di accertamento diagnostico e di ampliare le dotazioni penitenziarie per questo settore».

«Ringrazio la Regione che dà spazio ai lavoratori anche in queste sedute. Le problematiche sono molteplici all’interno degli istituti - Raffaele Tuttolomondo, segretario di SINAPPE -. Il problema principale è il sovraffollamento delle carceri». Luciano Scidà (CNPP): «Ho lasciato la mia cara Calabria e sono venuto ad Asti a sequestrare telefonini e sostanze stupefacenti nelle celle».

Sara Comoglio di CGIL FP ha sottolineato: «Si conferma la carenza strutturale dei ruoli intermedi della polizia penitenziaria con agenti che effettuano anche 50 ore settimanali: serve un ripensamento strutturale del sistema penitenziario, con un racconto tecnico ed emotivo che dica quali sono le problematiche delle carceri. Serve restituire le professionalità necessarie». Infine Vincenzo Ricchiuti di FNS CISL: «Ci rivolgiamo all'assessore Riboldi per porre maggiore attenzione e potenziare l’assistenza sanitaria».

Secondo il consigliere regionale Domenico Rossi (Pd) «Fratelli d’Italia e la Lega hanno organizzato il consiglio aperto immaginando la solita passerella in cui fare dichiarazioni di principio a sostegno del comparto e attaccare genericamente la sinistra. Non è andata così. Nell’assenza della giunta, presente solo con l’assessore Chiorino, le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori sono state un atto d'accusa durissimo contro il governo Meloni che, con le sue scelte ispirate al panpenalismo, ha aumentato reati e pene, sia per gli adulti sia per i minori - come dimostra il caso Caivano - generando un maggiore sovraffollamento nelle carceri». 

«Le cose peggioreranno con il “decreto repressione”» - ha aggiunto Rossi -. In un contesto in cui mancano le assunzioni necessarie, percorsi adeguati di formazione e investimenti adeguati nell’edilizia penitenziaria come hanno sottolineato tutti coloro che sono intervenuti, denunciando anche come dall’ultimo consiglio aperto non solo nulla è cambiato, ma le cose sono addirittura peggiorate. Una sigla sindacale ha chiesto esplicitamente di intervenire riducendo le pene per reati minori legati agli stupefacenti».

Ha concluso Rossi: «La destra governa da due anni il Paese e da sei la Regione. Mi sarei aspettato un’assunzione di responsabilità con l’annuncio di qualche misura concreta e non la polemica politica. Quest’ultima serve a racimolare voti, ma non migliora le condizioni dei lavoratori del comparto».

«Questa non è solo una battaglia per la sicurezza: è una battaglia per la dignità di chi serve lo Stato - ha dichiarato - la consigliera di Fdi, Daniela Cameroni -. Sento il dovere di farmi portavoce delle istanze che arrivano direttamente dal carcere della mia città. Vorrei ribadire un principio fondamentale, alla certezza della pena dobbiamo sempre affiancare la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti. A Novara abbiamo già visto progetti virtuosi in questo senso che dimostrano come il carcere possa essere anche un luogo di riscatto. Per questo dobbiamo continuare a investire in percorsi di formazione e lavoro, che non solo riducono il rischio di recidiva, ma migliorano la sicurezza complessiva degli istituti e favoriscono una reale reintegrazione dei detenuti nella società».

© 2020-2024 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore