Una sala del castello di Novara gremita per l’incontro con Maurizio Landini che si è svolto ieri sera, 19 novembre, dopo le tappe del segretario nazionale della Cgil a Biella e Vercelli. L’occasione per il sindacato di annunciare le ragioni dello sciopero generale proclamato il prossimo 29 novembre e per incontrare i dirigenti sindacali del territorio.
Introdotto dal segretario piemontese Giorgio Airaudo e da Chiara Corbellini per la segreteria di Novara e Vco, Landini ha spiegato le ragioni che hanno spinto alla proclamazione dello sciopero e le ricette necessarie per costruire un nuovo modello sociale «serve aumentare in modo consistente la spesa sanità pubblica, rinnovare contratti pubblici che mancano da tre anni, fare un numero di assunzioni consistenti per l’ispettorato e la medicina del lavoro con l’obiettivo di evitare le morti sul lavoro, ritirare il DDL sicurezza che criminalizza il dissenso, cambiare la legge Monti-Fornero e non peggiorarla, fare una vera riforma fiscale anziché condoni e marchette elettorali come sta facendo il governo Meloni» ha spiegato.
In un comizio durato due ore, sono stati tanti i riferimenti alla situazione nazionale e ai temi caldi del nostro tempo «ci siamo stancati che gli unici che pagano le tasse sono i lavoratori dipendenti, se nel 2024 entreranno 17 miliardi in più di irpef quei soldi devono tornare ai servizi e agli investimenti» ha affermato Landini che aggiunge «non possiamo accettare un governo che va avanti con la legalizzazione dell’evasione fiscale».
Anche a Novara il segretario Cgil ha ribadito la necessità di una «rivolta sociale condotta con tutti gli strumenti democratici che la Costituzione ci mette a disposizione, prima di tutto lo sciopero e il voto come ci ricorda don Lorenzo Milani» spingendosi fino ad affermare che «finché la gente sta zitta e non reagisce, il governo Meloni può andare avanti a fare le porcherie, ma fanno bene ad aver paura».
Una rivolta che per Landini è anche culturale e deve mettere al centro «il lavoro e la persona in una repubblica democratica che sia fondata veramente sul lavoro e non sul lavoro precario» accusando non solo i governi di destra, ma anche il centrosinistra per le politiche sul lavoro, senza mai citarlo, ma con un chiaro riferimento alle vicende legate al Jobs Act. Landini ha anche aggiunto che «se è venuta meno la fiducia della politica è perché le persone si sentono da sole e non rappresentate».
Non solo lavoro, ma anche la pace al centro delle riflessioni di Landini che ha insistito sulla necessità di «un nuovo modello di produzione che faccia spendere i soldi per la sanità e non per la guerra, perché il problema non è la tecnologia, ma come la utilizziamo e possiamo farlo anche per servire la pace e i diritti sociali». E proprio la sanità è l’altro tema su cui Landini si guadagna l’applauso dei presenti in sala quando afferma che « se nel 2023 la spesa sanitaria privata ha raggiunto i 46 miliardi allora stiamo finanziando la privatizzazione della sanità e impedendo a 3 milioni di persone di curarsi».