L’elezione del presidente della Comunità dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore si sta trasformando in una battaglia politica che rischia di incrinare gli equilibri interni alla coalizione di centrodestra. La Comunità dell’Ente, che riunisce 68 soggetti – tra i sindaci dei 61 Comuni coinvolti oltre ai presidenti delle province di Novara, Vercelli, Vco e Biella, e ai presidenti dell’Unione montana del Cusio e del Mottarone, dell’Unione dei Comuni Prealpi Biellesi e dell’Unione montana Valle Elvo – è chiamata a eleggere il suo presidente. Tuttavia, la scelta si sta rivelando tutt’altro che semplice.
Gli interessi politici dietro l’elezione
Fratelli d’Italia ha cercato di imporre Alessandro Marchese, sindaco di Borgo Ticino e figura vicina a Marina Chiarelli, come candidato di punta. La strategia del partito, però, non ha ottenuto i risultati sperati: sembra, infatti, che l’assessora regionale in queste settimane abbia fatto squillare parecchi telefoni negli uffici dei Comuni per chiedere il voto a Marchese, ma con esito negativo. Nella prima votazione, Fabio Sponghini, sindaco di Bellinzago e candidato alternativo, ha ottenuto 31 voti contro i 22 di Marchese. Tuttavia, non è riuscito a raggiungere i 35 voti necessari per essere eletto. La situazione è peggiorata nella seconda tornata, quando Sponghini ha perso due consensi, fermandosi a 29 voti contro i 25 del suo rivale.
Il risultato delle votazioni non appare solo come un segnale di sconfitta per FdI, ma rappresenta anche una chiara presa di posizione dei sindaci contro le modalità considerate troppo impositive del partito. La mancata convergenza su Marchese evidenzia le difficoltà del centrodestra a trovare una linea comune, alimentando le tensioni interne alla coalizione.
Sponghini si ritira: una situazione di stallo
A “complicare” ulteriormente la situazione, Sponghini ha annunciato che non si candiderà più nella prossima votazione, prevista per il 9 dicembre. «Sono onorato di essere stato scelto, ma ora non sono più disponibile» dichiara a La Voce. La sua decisione pone, dunque, i partiti di fronte a una sfida ancora più grande: individuare un terzo candidato che deve essere ampiamente condiviso.
Se le segreterie politiche non riusciranno a trovare un accordo, il rischio è che la votazione si blocchi nuovamente, prolungando l’impasse e lasciando la Comunità senza una guida.
Il 9 dicembre, quando è convocata la terza votazione, rappresenta dunque una data cruciale: si riuscirà a trovare un nome condiviso, o questa vicenda rappresenterà un ulteriore passo verso una rottura più profonda?
(In foto da sinistra Sponghini, Marchese, Chiarelli)