Psicosetta di Cerano, la prescrizione abbatte il processo. Una sola condanna a 6 anni per violenza sessuale

La cosiddetta “psicosetta delle bestie” con 26 adepti accusati di attirare con stratagemmi psicologici ragazze e giovani per abusarne. 14 imputati assolti

Una sola condanna a sei anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo. Poi la prescrizione per l’associazione a delinquere e l’assoluzione per alcuni degli abusi. Così si è chiuso nel pomeriggio di ieri, 10 gennaio, davanti alla Corte d’Assise di Novara, il processo per il caso della cosiddetta “psicosetta delle bestie”, i cui 26 adepti erano accusati di attirare con stratagemmi psicologici ragazze e giovani per abusarne, attribuendo a loro stessi nomi di animali. Molti degli incontri erano avvenuti in una villetta a Cerano, nei boschi della valle del Ticino. Ma c’erano case anche nelle province di Genova, Milano e Pavia.

La condanna riguarda B.M., 52 anni, assolta invece per un altro episodio di violenza. Altri quattordici imputati sono stati assolti da episodi di violenza di gruppo e nove di loro hanno avuto la stessa prescrizione, che riguarda anche gli altri undici imputati. Con l’esclusione della riduzione in schiavitù, i termini di prescrizione si sono ridotti e per tutto quanto avvenuto prima del 2010 è stato dichiarato il «non doversi procedere» visto il tempo trascorso.

Il processo, tutto a porte chiuse per la delicatezza dei temi trattati, era iniziato nel febbraio del 2023 e si è concluso oggi, Le vittime elencate nei capi d’accusa erano una decina. A luglio il pm Silvia Baglivo aveva richiesto pene dai sette ai diciotto anni, per un totale di circa 230 anni: le più alte per le tre presunte organizzatrici, una delle quali ex convivente del presunto capo, Gianni Maria Guidi, 79 anni, milanese, detto il “dottore” per la sua laurea in farmacia, deceduto il 15 marzo 2023, e la cui posizione era stata stralciata: una perizia medica aveva certificato l’impossibilità ad affrontare il dibattimento. Per i partecipanti agli incontri, accusati anche degli abusi sessuali, a vario titolo erano stati chiesti dai 7 ai 15 anni.

«Sarà importante leggere le motivazioni della sentenza – ha detto il pm dopo la lettura del dispositivo -. È importante che ci sia stata comunque una condanna per la violenza sessuale di gruppo e sono poi stati riconosciuti i reati, anche se risultano prescritti».

In aula c’erano tre delle ragazze che avevano raccontato il clima esistente nella villetta nei boschi del Ticino. Alla lettura della sentenza, due sono scoppiate in lacrime, e si sono dette amareggiate per l’esito del processo.

A dare inizio all’operazione Dioniso della polizia di Stato, conclusa nel luglio 2020, era stata la denuncia di una giovane oggi trentaseienne che era stata nella setta dall’età di 7 fino ai 23 anni, accompagnata da una parente. Una volta uscita aveva seguito un percorso psicologico e, dopo quasi un decennio, e con l’aiuto di un’associazione di Cuneo che aiuta le donne vittime di abusi, nel 2018 aveva deciso di raccontare la sua esperienza alle forze dell’ordine.

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Psicosetta di Cerano, la prescrizione abbatte il processo. Una sola condanna a 6 anni per violenza sessuale

La cosiddetta “psicosetta delle bestie” con 26 adepti accusati di attirare con stratagemmi psicologici ragazze e giovani per abusarne. 14 imputati assolti

Una sola condanna a sei anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo. Poi la prescrizione per l’associazione a delinquere e l’assoluzione per alcuni degli abusi. Così si è chiuso nel pomeriggio di ieri, 10 gennaio, davanti alla Corte d’Assise di Novara, il processo per il caso della cosiddetta “psicosetta delle bestie”, i cui 26 adepti erano accusati di attirare con stratagemmi psicologici ragazze e giovani per abusarne, attribuendo a loro stessi nomi di animali. Molti degli incontri erano avvenuti in una villetta a Cerano, nei boschi della valle del Ticino. Ma c’erano case anche nelle province di Genova, Milano e Pavia.

La condanna riguarda B.M., 52 anni, assolta invece per un altro episodio di violenza. Altri quattordici imputati sono stati assolti da episodi di violenza di gruppo e nove di loro hanno avuto la stessa prescrizione, che riguarda anche gli altri undici imputati. Con l’esclusione della riduzione in schiavitù, i termini di prescrizione si sono ridotti e per tutto quanto avvenuto prima del 2010 è stato dichiarato il «non doversi procedere» visto il tempo trascorso.

Il processo, tutto a porte chiuse per la delicatezza dei temi trattati, era iniziato nel febbraio del 2023 e si è concluso oggi, Le vittime elencate nei capi d’accusa erano una decina. A luglio il pm Silvia Baglivo aveva richiesto pene dai sette ai diciotto anni, per un totale di circa 230 anni: le più alte per le tre presunte organizzatrici, una delle quali ex convivente del presunto capo, Gianni Maria Guidi, 79 anni, milanese, detto il “dottore” per la sua laurea in farmacia, deceduto il 15 marzo 2023, e la cui posizione era stata stralciata: una perizia medica aveva certificato l’impossibilità ad affrontare il dibattimento. Per i partecipanti agli incontri, accusati anche degli abusi sessuali, a vario titolo erano stati chiesti dai 7 ai 15 anni.

«Sarà importante leggere le motivazioni della sentenza – ha detto il pm dopo la lettura del dispositivo -. È importante che ci sia stata comunque una condanna per la violenza sessuale di gruppo e sono poi stati riconosciuti i reati, anche se risultano prescritti».

In aula c’erano tre delle ragazze che avevano raccontato il clima esistente nella villetta nei boschi del Ticino. Alla lettura della sentenza, due sono scoppiate in lacrime, e si sono dette amareggiate per l’esito del processo.

A dare inizio all’operazione Dioniso della polizia di Stato, conclusa nel luglio 2020, era stata la denuncia di una giovane oggi trentaseienne che era stata nella setta dall’età di 7 fino ai 23 anni, accompagnata da una parente. Una volta uscita aveva seguito un percorso psicologico e, dopo quasi un decennio, e con l’aiuto di un’associazione di Cuneo che aiuta le donne vittime di abusi, nel 2018 aveva deciso di raccontare la sua esperienza alle forze dell’ordine.

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