Approvata all’unanimità la mozione per chiedere la liberazione di Ahmad Djalali

Il voto in consiglio per chiedere che il comune si attivi per la scarcerazione del ricercatore

È stata approvata all’unanimità durante la seduta del consiglio comunale di oggi, 29 gennaio, la mozione urgente presentata dai capigruppo delle minoranze Piergiacomo Baroni, Nicola Fonzo e Mario Iacopino per chiedere di mettere in atto tutte le possibili iniziative che possano portare al rilascio del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali e a garantire migliori condizioni di detenzione anche attraverso contatti con le autorità italiane e iraniane.

Djalali è un ricercatore di medicina dei disastri che ha lavorato in diverse università europee, tra cui l’Istituto Karolinska, l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, presso la quale ha sviluppato il suo programma di dottorato, e la Vrije Universiteit Brussel. Nel 2016, mentre si trovava in Iran su invito dell’Università di Teheran e dell’Università di Shiraz, fu arrestato per ordine del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza in seguito condannato a morte per spionaggio e collaborazione con Israele.

Già diversi enti, istituzioni e personalità ne hanno chiesto il rilascio ritenendo le accuse infondate e sono già state raccolte 311.596 firme per la sua liberazione e 134 premi Nobel hanno scritto alla guida suprema Ali Khamenei. La detenzione di Djalali nel carcere di Evin dura da 8 anni e 9 mesi e le condizioni del ricercatore sembrano sempre più critiche, come lui stesso ha raccontato nel messaggio diffuso da Amnesty International il 14 gennaio, giorno del suo 53esimo compleanno «Sono Ahmadreza Djalali, oggi è il 14 gennaio 2025, il mio 53esimo compleanno. Sono passati otto anni e nove mesi da quando sono detenuto nel carcere di Evin, in Iran. 3.185 giorni senza interruzioni, dentro una cella orribile. Recentemente la mia famiglia ha passato il suo nono Natale e inizio dell’anno senza di me. Mio figlio aveva solo 4 anni quando sono entrato in carcere e ora ne ha 13».

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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Approvata all’unanimità la mozione per chiedere la liberazione di Ahmad Djalali

Il voto in consiglio per chiedere che il comune si attivi per la scarcerazione del ricercatore

È stata approvata all’unanimità durante la seduta del consiglio comunale di oggi, 29 gennaio, la mozione urgente presentata dai capigruppo delle minoranze Piergiacomo Baroni, Nicola Fonzo e Mario Iacopino per chiedere di mettere in atto tutte le possibili iniziative che possano portare al rilascio del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali e a garantire migliori condizioni di detenzione anche attraverso contatti con le autorità italiane e iraniane.

Djalali è un ricercatore di medicina dei disastri che ha lavorato in diverse università europee, tra cui l’Istituto Karolinska, l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, presso la quale ha sviluppato il suo programma di dottorato, e la Vrije Universiteit Brussel. Nel 2016, mentre si trovava in Iran su invito dell’Università di Teheran e dell’Università di Shiraz, fu arrestato per ordine del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza in seguito condannato a morte per spionaggio e collaborazione con Israele.

Già diversi enti, istituzioni e personalità ne hanno chiesto il rilascio ritenendo le accuse infondate e sono già state raccolte 311.596 firme per la sua liberazione e 134 premi Nobel hanno scritto alla guida suprema Ali Khamenei. La detenzione di Djalali nel carcere di Evin dura da 8 anni e 9 mesi e le condizioni del ricercatore sembrano sempre più critiche, come lui stesso ha raccontato nel messaggio diffuso da Amnesty International il 14 gennaio, giorno del suo 53esimo compleanno «Sono Ahmadreza Djalali, oggi è il 14 gennaio 2025, il mio 53esimo compleanno. Sono passati otto anni e nove mesi da quando sono detenuto nel carcere di Evin, in Iran. 3.185 giorni senza interruzioni, dentro una cella orribile. Recentemente la mia famiglia ha passato il suo nono Natale e inizio dell’anno senza di me. Mio figlio aveva solo 4 anni quando sono entrato in carcere e ora ne ha 13».

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