Climber abusivo sulla Cupola. «Non una bravata, danni ingenti che pagherà la comunità»

Dopo l'incursione abusiva autodenunciata sul profilo del giovanissimo climber, il presidente della Fabbrica Lapidea fa la conta dei danni mentre il Comune sporge denuncia. Indagini in corso

Senz’altro Instagrammer, con ben 240 mila follower – più del doppio degli abitanti di Novara, giusto per avere un riferimento. Climber? Beh, su questo non ci piove: infilarsi in pertugi di 40 centimetri non è da tutti. Influencer? Possibile, ma con un target molto di nicchia. La carriera di Dedelate, appena maggiorenne con evidenti ambizioni da uomo ragno, continua a regalare perle: questa volta ha deciso di scalare la Cupola di San Gaudenzio. Non per una visita guidata, beninteso, ma in un’incursione abusiva notturna degna di un film d’azione, devastando tutto quello che trovava lungo il cammino.

Il Comune di Novara non l’ha presa benissimo – e ci mancherebbe – e ieri l’assessore alla Sicurezza, Luca Piantanida, ha sporto denuncia in Questura. Le indagini sono in corso, ma intanto “l’eroe” del free climbing vandalico-fai-da-te si è già esibito in altre imprese proibite in quota, tra cui il Duomo di Milano e di Firenze, lo stadio di San Siro, la stazione Centrale, la galleria Vittorio Emanuele. Che sia un curriculum per un nuovo mestiere?

Bravata? No, vandalismo di qualità

«Non chiamiamola bravata» tuona Matteo Caporusso, presidente della Fabbrica Lapidea, l’ente incaricato dal Comune della cura e manutenzione dell’edificio gaudenziano. E come dargli torto? Il sopralluogo, durato due ore e mezza, ha rivelato danni di grande portata: porte e botole costruite tra il Settecento e l’Ottocento divelte, lucchetti rubati (forse come trofei?), chiavistelli e ganci distrutti. Non proprio il comportamento di un amante dell’arte…

Ma come è potuto succedere tutto questo? Secondo Caporusso «il ragazzo potrebbe essersi nascosto in basilica aspettando la chiusura. Da lì, ha iniziato il suo pericoloso tour: scala di ferro, sottotetto della navata e dello Scurolo, pertugio di 40×40 centimetri fino a raggiungere il punto più alto della Cupola, a 121 metri fino a toccare il Salvatore mettendo a rischio la vita. Dove, infatti, non arriva nemmeno chi partecipa alle visite guidate. Oltre al danno, il problema è anche l’altezza: una botola a 18 metri in un cunicolo di 3, non si può riparare come se stesse a terra. Bisogna noleggiare un cestello che costa almeno 2000 euro. La Fabbrica Lapidea si gestisce con i finanziamenti del Comune, dunque soldi della comunità».

Il mistero dell’attrezzatura e la fan misteriosa

Sembra chiaro che il giovane non fosse a mani vuote: attrezzi per rompere i lucchetti, forse un complice. E mentre la Polizia locale esamina i filmati delle telecamere per capire da dove sia entrato e se fosse solo, un dettaglio curioso emerge sempre dal profilo social del coraggioso autodidatta. Una fan (o forse una musa dell’azione spericolata?) gli aveva scritto qualche tempo fa un invito a scalare la Cupola di Novara: «Ciao Dede, piacere di conoscerti! Io e le mie amiche ti proponiamo di venire ad arrampicarti sulla Cupola di Novara, c’è una bella vista». Insomma, un’offerta imperdibile… Chissà se dopo l’impresa lo avrà almeno ospitato per una colazione ricostituente…

Il commento che ha vinto il web

Nonostante la gravissima situazione, Caporusso ha trovato il modo di prendersela con un po’ di ironia. Sotto il video postato dal climber, ha lasciato un commento diventato virale: «Tralasciando gli aspetti legali dell’azione, siamo contenti che tu non ti sia fatto male… la prossima volta contattaci poiché la nostra Cupola è aperta alle visite e chiunque può ammirarla senza rischi e alla luce del giorno (almeno vedi qualcosa)». Risultato? 206 like in mezza giornata.

Intanto, mentre si attende di capire l’entità del danno e le eventuali conseguenze legali per il giovane avventuriero, resta da rispondere alla domanda che lui stesso si è posto in un vecchio post: «A volte mi chiedo se quello che faccio abbia un senso». La risposta, Dedelate, potrebbe essere sotto ai tuoi piedi. Letteralmente.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Climber abusivo sulla Cupola. «Non una bravata, danni ingenti che pagherà la comunità»

Dopo l’incursione abusiva autodenunciata sul profilo del giovanissimo climber, il presidente della Fabbrica Lapidea fa la conta dei danni mentre il Comune sporge denuncia. Indagini in corso

Senz’altro Instagrammer, con ben 240 mila follower – più del doppio degli abitanti di Novara, giusto per avere un riferimento. Climber? Beh, su questo non ci piove: infilarsi in pertugi di 40 centimetri non è da tutti. Influencer? Possibile, ma con un target molto di nicchia. La carriera di Dedelate, appena maggiorenne con evidenti ambizioni da uomo ragno, continua a regalare perle: questa volta ha deciso di scalare la Cupola di San Gaudenzio. Non per una visita guidata, beninteso, ma in un’incursione abusiva notturna degna di un film d’azione, devastando tutto quello che trovava lungo il cammino.

Il Comune di Novara non l’ha presa benissimo – e ci mancherebbe – e ieri l’assessore alla Sicurezza, Luca Piantanida, ha sporto denuncia in Questura. Le indagini sono in corso, ma intanto “l’eroe” del free climbing vandalico-fai-da-te si è già esibito in altre imprese proibite in quota, tra cui il Duomo di Milano e di Firenze, lo stadio di San Siro, la stazione Centrale, la galleria Vittorio Emanuele. Che sia un curriculum per un nuovo mestiere?

Bravata? No, vandalismo di qualità

«Non chiamiamola bravata» tuona Matteo Caporusso, presidente della Fabbrica Lapidea, l’ente incaricato dal Comune della cura e manutenzione dell’edificio gaudenziano. E come dargli torto? Il sopralluogo, durato due ore e mezza, ha rivelato danni di grande portata: porte e botole costruite tra il Settecento e l’Ottocento divelte, lucchetti rubati (forse come trofei?), chiavistelli e ganci distrutti. Non proprio il comportamento di un amante dell’arte…

Ma come è potuto succedere tutto questo? Secondo Caporusso «il ragazzo potrebbe essersi nascosto in basilica aspettando la chiusura. Da lì, ha iniziato il suo pericoloso tour: scala di ferro, sottotetto della navata e dello Scurolo, pertugio di 40×40 centimetri fino a raggiungere il punto più alto della Cupola, a 121 metri fino a toccare il Salvatore mettendo a rischio la vita. Dove, infatti, non arriva nemmeno chi partecipa alle visite guidate. Oltre al danno, il problema è anche l’altezza: una botola a 18 metri in un cunicolo di 3, non si può riparare come se stesse a terra. Bisogna noleggiare un cestello che costa almeno 2000 euro. La Fabbrica Lapidea si gestisce con i finanziamenti del Comune, dunque soldi della comunità».

Il mistero dell’attrezzatura e la fan misteriosa

Sembra chiaro che il giovane non fosse a mani vuote: attrezzi per rompere i lucchetti, forse un complice. E mentre la Polizia locale esamina i filmati delle telecamere per capire da dove sia entrato e se fosse solo, un dettaglio curioso emerge sempre dal profilo social del coraggioso autodidatta. Una fan (o forse una musa dell’azione spericolata?) gli aveva scritto qualche tempo fa un invito a scalare la Cupola di Novara: «Ciao Dede, piacere di conoscerti! Io e le mie amiche ti proponiamo di venire ad arrampicarti sulla Cupola di Novara, c’è una bella vista». Insomma, un’offerta imperdibile… Chissà se dopo l’impresa lo avrà almeno ospitato per una colazione ricostituente…

Il commento che ha vinto il web

Nonostante la gravissima situazione, Caporusso ha trovato il modo di prendersela con un po’ di ironia. Sotto il video postato dal climber, ha lasciato un commento diventato virale: «Tralasciando gli aspetti legali dell’azione, siamo contenti che tu non ti sia fatto male… la prossima volta contattaci poiché la nostra Cupola è aperta alle visite e chiunque può ammirarla senza rischi e alla luce del giorno (almeno vedi qualcosa)». Risultato? 206 like in mezza giornata.

Intanto, mentre si attende di capire l’entità del danno e le eventuali conseguenze legali per il giovane avventuriero, resta da rispondere alla domanda che lui stesso si è posto in un vecchio post: «A volte mi chiedo se quello che faccio abbia un senso». La risposta, Dedelate, potrebbe essere sotto ai tuoi piedi. Letteralmente.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore