Lo scorso autunno, nonostante fosse sottoposto alla misura della sorveglianza speciale e dell’obbligo di firma per un caso di omicidio, s’era allontanato dalla provincia di Biella per fare tappa nei boschi dello spaccio vicino a Ghemme, zona tristemente nota per il fenomeno, e lì aveva incrociato e forzato un posto di blocco dei carabinieri.
Processato per direttissima, G.B., 43 anni, è stato condannato in abbreviato a 1 anno e mezzo di reclusione, in continuazione con una precedente sentenza per fatti analoghi. Sull’uomo gravava l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice ha disposto la sostituzione della custodia cautelare in carcere con quella dei domiciliari.
Lunedì 21 ottobre il quarantenne, a caccia di qualche dose, aveva dato filo da torcere per quasi due ore ai militari che lo avevano intercettato: quando gli era stato imposto l’alt, lui aveva ingranato la marcia ed era scappato a una velocità folle, costringendo i militari a inseguirlo per le strade della Bassa Valsesia, fino a quando si era schiantato contro un muro di cinta a Fara.
Sapeva benissimo che non poteva trovarsi nel Novarese: è infatti uno degli indagati per il caso del «morto nel cassonetto» a Chiavazza: secondo quanto gli contesta la procura di Biella, assieme ad altre persone avrebbe fornito a un tossico del paese la dose di eroina che ne aveva provocato il decesso per overdose, sbarazzandosi poi del corpo trovato successivamente in un cassonetto dei rifiuti.