Vespolate: rubava soldi e oggetti di valore all’anziana che accudiva, condannata badante compaesana

S.V., 80 anni, e il figlio G.C., 53 anni, sono stati condannati in primo e secondo grado a 1 anno di reclusione lei, per appropriazione indebita, e a 2 anni di reclusione lui, per furto

Tutto è partito dopo una denuncia di furto in appartamento, all’apparenza una come tante altre che arrivano ogni giorni sui tavoli delle caserme. Ma un maresciallo dei carabinieri, che aveva trovato alcuni elementi sospetti, era andato oltre al singolo episodio e aveva scoperto che all’anziana ultranovantenne non solo erano spariti alcuni oggetti in casa, ma le mancavano anche dei soldi dal suo conto corrente in banca. Una cifra importante, superiore a 100 mila ero.

Ad approfittare della situazione, è emerso alla fine delle indagini, era stata una donna residente nella stesso paese, che si prendeva cura di lei andando ad assisterla in casa, e il figlio di quest’ultima. Ora i due, la compaesana S.V., 80 anni, e il figlio G.C., 53 anni, di Vespolate, sono stati condannati in primo e secondo grado rispettivamente a 1 anno di reclusione lei, per appropriazione indebita, e a 2 anni di reclusione lui, per furto. La vittima, costituita a giudizio, sarà risarcita dei danni in sede civile.

In base a quanto emerso nel corso degli approfondimenti investigativi, la novantenne aveva dei problemi di salute seri che non le consentivano di muoversi autonomamente e di uscire di casa. Questo il motivo per cui aveva firmato una delega alla «badante», perché andasse alla filiale bancaria del paese a prelevare ogni qual volta ve ne fosse la necessità. Prelievo su prelievo, nel corso dei mesi la conoscente avrebbe accumulato una somma che si aggira intorno ai 123 mila euro. La cosa era passata inosservata per lungo tempo. Poi nell’abitazione dell’anziana pensionata era stato commesso un furto e i carabinieri avevano identificato come possibile autore il figlio della badante. Poco dopo, visto lo stato di confusione e le disabilità della vittima, avevano voluto accertare come venivano gestiti i soldi. Da qui la scoperta del prelievo dell’ingente somma dal suo conto, ingiustificato.

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Vespolate: rubava soldi e oggetti di valore all’anziana che accudiva, condannata badante compaesana

S.V., 80 anni, e il figlio G.C., 53 anni, sono stati condannati in primo e secondo grado a 1 anno di reclusione lei, per appropriazione indebita, e a 2 anni di reclusione lui, per furto

Tutto è partito dopo una denuncia di furto in appartamento, all’apparenza una come tante altre che arrivano ogni giorni sui tavoli delle caserme. Ma un maresciallo dei carabinieri, che aveva trovato alcuni elementi sospetti, era andato oltre al singolo episodio e aveva scoperto che all’anziana ultranovantenne non solo erano spariti alcuni oggetti in casa, ma le mancavano anche dei soldi dal suo conto corrente in banca. Una cifra importante, superiore a 100 mila ero.

Ad approfittare della situazione, è emerso alla fine delle indagini, era stata una donna residente nella stesso paese, che si prendeva cura di lei andando ad assisterla in casa, e il figlio di quest’ultima. Ora i due, la compaesana S.V., 80 anni, e il figlio G.C., 53 anni, di Vespolate, sono stati condannati in primo e secondo grado rispettivamente a 1 anno di reclusione lei, per appropriazione indebita, e a 2 anni di reclusione lui, per furto. La vittima, costituita a giudizio, sarà risarcita dei danni in sede civile.

In base a quanto emerso nel corso degli approfondimenti investigativi, la novantenne aveva dei problemi di salute seri che non le consentivano di muoversi autonomamente e di uscire di casa. Questo il motivo per cui aveva firmato una delega alla «badante», perché andasse alla filiale bancaria del paese a prelevare ogni qual volta ve ne fosse la necessità. Prelievo su prelievo, nel corso dei mesi la conoscente avrebbe accumulato una somma che si aggira intorno ai 123 mila euro. La cosa era passata inosservata per lungo tempo. Poi nell’abitazione dell’anziana pensionata era stato commesso un furto e i carabinieri avevano identificato come possibile autore il figlio della badante. Poco dopo, visto lo stato di confusione e le disabilità della vittima, avevano voluto accertare come venivano gestiti i soldi. Da qui la scoperta del prelievo dell’ingente somma dal suo conto, ingiustificato.

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