In Piemonte mancano 6000 infermieri, la Regione fa incetta in Albania

L'assessore regionale alla Sanità Riboldi sta visitando, con una delegazione, una serie di università albanesi: «Nei prossimi dieci anni, 1000 infermieri in pensione ogni anno. Attiviamo collaborazioni»

Secondo le previsioni, nei prossimi dieci anni circa 1.000 infermieri andranno in pensione ogni anno nella sanità pubblica piemontese. Per affrontare questa emergenza, la Regione sta lavorando su più fronti, tra cui incentivi economici per il personale italiano e iniziative per attrarre professionisti sanitari dall’estero. In particolare, il Piemonte guarda all’Albania come a un partner strategico per fronteggiare la carenza di questi professionisti.

Per questo motivo, in accordo anche con il nostro Ministero della Sanità e il sostegno dell’Ambasciata italiana a Tirana, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, si trova in Albania con una delegazione di esperti per esplorare opportunità di collaborazione con le università e le istituzioni locali. «L’obiettivo – afferma Riboldi – è costruire percorsi di crescita clinica in ambiti specifici come trapianti, oncologia, malattie rare e patologie ambientali, oltre a favorire l’inserimento di infermieri formati in Albania nel sistema sanitario piemontese».

La visita, della durata di tre giorni, prevede incontri con dodici università e un confronto diretto con il ministero della Salute albanese. Riboldi è accompagnato da Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Torino e del Coordinamento regionale delle professioni infermieristiche del Piemonte; Luca Ragazzoni, professore associato e delegato all’internazionalizzazione dell’Università del Piemonte Orientale; e Valerio Dimonte, professore ordinario e presidente del corso di laurea in Infermieristica dell’Università di Torino.

«In Piemonte c’è una carenza di circa 6.000 infermieri e la situazione rischia di peggiorare con il continuo pensionamento del personale – aggiunge l’assessore –. Per questo, accanto a misure di lungo periodo, dobbiamo trovare soluzioni immediate per garantire l’assistenza ai cittadini e migliorare le condizioni di lavoro degli infermieri già in servizio. Io non sono mai stato con le mani in mano ad attendere che qualcuno prendesse delle decisioni: se c’è un problema io cerco di risolverlo il prima possibile, prendendolo di petto. Quindi nell’immediato stiamo studiando azioni a 360 gradi che vanno dagli incentivi economici per gli infermieri italiani, come l’attivazione di borse di studio, fino al creare, con la piena collaborazione delle Università e degli Ordini italiani, percorsi di inserimento di professionisti sanitari da Paesi italofoni o affini che siano allineati sia dal punto di vista formativo sia linguistico».

La delegazione piemontese ha già incontrato i rappresentanti di importanti università albanesi, tra cui l’Università Barleti di Tirana, l’Università Statale di Medicina di Tirana, l’Università Cattolica di Tirana e l’Università Luigj Gurakuqi di Scutari. Oggi sono previste visite alle Università di Durazzo, Elbasan, Valona e Argirocastro. Domani, 5 marzo, prima del rientro in Italia, la delegazione piemontese visiterà a Tirana l’Università del Mediterraneo e la Albanian University, oltre a incontrare i rappresentanti del Ministero della Salute albanese, tra cui il vice ministro Niko Hyka.

«Abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza e riscontrato un grande interesse verso il nostro sistema sanitario – ha aggiunto Riboldi –. Ogni anno si laureano oltre 2.000 infermieri in Albania, e vogliamo offrire loro l’opportunità di lavorare in Piemonte attraverso un percorso formativo e amministrativo strutturato».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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In Piemonte mancano 6000 infermieri, la Regione fa incetta in Albania

L’assessore regionale alla Sanità Riboldi sta visitando, con una delegazione, una serie di università albanesi: «Nei prossimi dieci anni, 1000 infermieri in pensione ogni anno. Attiviamo collaborazioni»

Secondo le previsioni, nei prossimi dieci anni circa 1.000 infermieri andranno in pensione ogni anno nella sanità pubblica piemontese. Per affrontare questa emergenza, la Regione sta lavorando su più fronti, tra cui incentivi economici per il personale italiano e iniziative per attrarre professionisti sanitari dall’estero. In particolare, il Piemonte guarda all’Albania come a un partner strategico per fronteggiare la carenza di questi professionisti.

Per questo motivo, in accordo anche con il nostro Ministero della Sanità e il sostegno dell’Ambasciata italiana a Tirana, l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, si trova in Albania con una delegazione di esperti per esplorare opportunità di collaborazione con le università e le istituzioni locali. «L’obiettivo – afferma Riboldi – è costruire percorsi di crescita clinica in ambiti specifici come trapianti, oncologia, malattie rare e patologie ambientali, oltre a favorire l’inserimento di infermieri formati in Albania nel sistema sanitario piemontese».

La visita, della durata di tre giorni, prevede incontri con dodici università e un confronto diretto con il ministero della Salute albanese. Riboldi è accompagnato da Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Torino e del Coordinamento regionale delle professioni infermieristiche del Piemonte; Luca Ragazzoni, professore associato e delegato all’internazionalizzazione dell’Università del Piemonte Orientale; e Valerio Dimonte, professore ordinario e presidente del corso di laurea in Infermieristica dell’Università di Torino.

«In Piemonte c’è una carenza di circa 6.000 infermieri e la situazione rischia di peggiorare con il continuo pensionamento del personale – aggiunge l’assessore –. Per questo, accanto a misure di lungo periodo, dobbiamo trovare soluzioni immediate per garantire l’assistenza ai cittadini e migliorare le condizioni di lavoro degli infermieri già in servizio. Io non sono mai stato con le mani in mano ad attendere che qualcuno prendesse delle decisioni: se c’è un problema io cerco di risolverlo il prima possibile, prendendolo di petto. Quindi nell’immediato stiamo studiando azioni a 360 gradi che vanno dagli incentivi economici per gli infermieri italiani, come l’attivazione di borse di studio, fino al creare, con la piena collaborazione delle Università e degli Ordini italiani, percorsi di inserimento di professionisti sanitari da Paesi italofoni o affini che siano allineati sia dal punto di vista formativo sia linguistico».

La delegazione piemontese ha già incontrato i rappresentanti di importanti università albanesi, tra cui l’Università Barleti di Tirana, l’Università Statale di Medicina di Tirana, l’Università Cattolica di Tirana e l’Università Luigj Gurakuqi di Scutari. Oggi sono previste visite alle Università di Durazzo, Elbasan, Valona e Argirocastro. Domani, 5 marzo, prima del rientro in Italia, la delegazione piemontese visiterà a Tirana l’Università del Mediterraneo e la Albanian University, oltre a incontrare i rappresentanti del Ministero della Salute albanese, tra cui il vice ministro Niko Hyka.

«Abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza e riscontrato un grande interesse verso il nostro sistema sanitario – ha aggiunto Riboldi –. Ogni anno si laureano oltre 2.000 infermieri in Albania, e vogliamo offrire loro l’opportunità di lavorare in Piemonte attraverso un percorso formativo e amministrativo strutturato».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore