In questo anno giubilare, il mondo cristiano è chiamato certamente anche all’unità. Un invito che, in tempi complessi come quelli che stiamo vivendo, appare più urgente che mai. A questo proposito, abbiamo intervistato Paolo Bonazzi, presidente dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) di Novara, nonché membro della Fondazione Pontificia Centesimus Annus, che studia e divulga temi di dottrina sociale cristiana. Per riflettere anche sull’importanza dell’ecumenismo, insieme all’ importanza della dottrina sociale cristiana, per le sfide economiche e sociali che il nostro tempo impone. Un’occasione per esplorare come anche la visione cristiana possa offrire soluzioni concrete ai problemi contemporanei, sempre nel segno della giustizia sociale.
All’inizio di ogni anno, e certamente anche in quest’anno giubilare di speranza, i cristiani sono invitati a pregare per l’unità. Qual è il suo pensiero su questo invito e sulla necessità di una maggiore coesione tra le diverse confessioni cristiane?
Il Giubileo è sempre un momento di riflessione profonda per tutti i cristiani e quest’anno l’invito è particolarmente significativo. Viviamo in tempi complessi e le divisioni tra i cristiani non fanno che indebolire il nostro impegno di fronte alle sfide globali. Mai come ora, l’ecumenismo tanto difeso anche da questo papa appare urgente. La divisione tra di noi non solo indebolisce il messaggio evangelico, ma rende anche più difficile affrontare insieme le gravi problematiche del mondo: guerre e miserie di vario tipo certamente non fanno distinzione fra Cattolici, Luterani o Ortodossi…. Un’unità cristiana forte, fondata sulla preghiera e sull’azione, potrebbe rappresentare una risposta migliore ai mali che ci circondano.
In che modo la visione cristiana può aiutare a riflettere sull’attuale sistema economico?
La visione cristiana non ha un programma specifico di governo dell’economia e della società, ma siccome cerca di inquadrare correttamente la persona ed il creato può davvero essere uno spunto e stimolo culturale forte per tutti, per i valori che stanno alla base. Guardiamo a papa Francesco, che ha parlato tanto di un’ecologia integrale, per una crescita sostenibile e incentrata sulla dignità umana. Oggi siamo di fronte a un modello di capitalismo che troppo spesso alimenta l’avidità e il consumismo, senza alcun rispetto per i diritti della democrazia liberale, per la giustizia sociale o per la coesione delle comunità. Dobbiamo invece, come cristiani, contrastare questa visione e proporre un’alternativa che rispetti le persone e il pianeta, che promuova una cultura della solidarietà, della giustizia e della pace. Le parole del papa sono urgenti: un’economia che non tenga conto delle disuguaglianze e dei diritti umani, non è un’economia cristiana.
Lei ha menzionato anche la posizione della Chiesa di fronte a movimenti preoccupanti come quelli neo-dittatoriali. Oggi, quali sfide affrontiamo come cristiani di fronte alla politica globale?
Come cristiani, siamo chiamati sempre a essere dalla parte della libertà, della dignità umana e della giustizia. Oggi, come in passato, assistiamo a fenomeni di intolleranza, populismo e violenza che minacciano la pace, i diritti le libertà vere e la coesione sociale. In questo scenario, la nostra visione cristiana deve essere chiaramente un’alternativa: un messaggio di legalità, di mitezza, di misericordia, di accoglienza, come quelli espressi recentemente da alcuni vescovi non solo cattolici che hanno richiamato l’importanza di un dialogo che promuova la pace e la giustizia sociale. Un messaggio cristiano che sfida l’arroganza e e propone soluzioni che promuovono inclusività, dialogo e rispetto.
Come si può fare proprio questo impegno cristiano per un mondo migliore?
Dobbiamo unire le nostre voci, le nostre forze. Non possiamo rimanere divisi mentre il mondo ha bisogno di risposte unificate. Se siamo capaci di guardare al futuro con gli occhi di Cristo, di difendere la giustizia e la pace, possiamo davvero fare la differenza. È un cammino che richiede impegno e coerenza ed anche un grande cuore. E richiede anche di abbandonare certe tentazioni clericali: come quella di provare poca passione per i capisaldi della legalità liberal democratica, un sistema di valori laici ed universali non a caso sanciti dalla Costituzione Italiana, dai Trattati fondativi dell’Europa e da tante costituzioni simili. Che non a caso ebbero come fondatori tanti cristiani di ogni orientamento. Se tutti uniti non difendiamo i diritti delle donne, il lavoro pulito e legale, o la libertà di stampa o la indipendenza dei Tribunali, attenzione che prima o poi anche andare liberamente a Messa sarà proibito o controllato….da sempre le dittature più o meno costose solleticano il clericalismo.
In che modo, a livello locale, si può promuovere un’economia più giusta e inclusiva, secondo i principi cristiani?
A livello locale, possiamo fare molto per promuovere la giustizia anche partendo dalle piccole realtà, dobbiamo pensare all’economia come qualcosa che serva davvero le persone, non solo i necessari profitti. Le imprese devono essere sempre luoghi di dignità e rispetto per i lavoratori, dove i diritti ed i doveri di tutti vengono rispettati da tutti e le risorse distribuite in modo più equo. Le realtà economiche, locali come di più ampia portata, dovrebbero essere incentivate a puntare sulla sostenibilità e sulla cooperazione, piuttosto che sulla competizione sfrenata di breve termine. Mi inquieta la visione di certa parte della classe dirigente su alcuni temi di sostenibilità e buona governance. Una svolta reazionaria direi poco cristiana. Inoltre, i cristiani devono essere testimoni di una serietà e di una carità che si traducano in scelte concrete, come il supporto alle imprese che promuovono la giustizia sociale, che hanno e applicano buona governance attuata da validi amministratori e dirigenti, e che sono attente anche alle necessità degli ultimi seppure senza diventare attività di beneficenza. Attività più ordinariamente riservate ad altre ore della giornata ed altre forme di organizzazione. Per dire: un’azienda che sistematicamente evade le tasse ed aggira le norme sul lavoro o non rispetta davvero fornitori e clienti, questa impresa non dovrebbe essere tollerata da imprenditori e manager sedicenti cristiani…Novara e il Piemonte ma anche tanta parte della nostra Italia, da sempre, sono territori invece molto attenti a queste tematiche e questo messaggio va trasmesso alle nuove generazioni: se cresceranno con questi valori, avremo tutti la possibilità di trasformare il mondo in un posto più giusto, dove le scelte economiche siano orientate al benessere comune.