Salvataggio di Ottavia Piana, nel team anche uno speleologo novarese

Juri Bertona era nella squadra che l'ha estratta dalla grotta. Ospite con lui il collega Luciano Galimberti che era stato allertato per l'intervento

Il Panathlon ha ospitato una serata dedicata al soccorso speleologico con protagonisti Juri Bertona, speleologo novarese, e il collega Luciano Galimberti, di Momo, entrambi membri del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Bertona ha partecipato al salvataggio della speleologa ed esperta del Cai, Ottavia Piana, mentre Galimberti, pur non prendendo parte direttamente all’operazione, era stato allertato lo stesso intervento.

Il racconto di Bertona ha riportato i presenti alla sera del 14 dicembre, quando Piana, durante un’esplorazione con una squadra di colleghi nella grotta Abisso di Fonteno, nella Bergamasca, è stata vittima di un incidente. Ultima della cordata, ha subito una caduta di cinque metri a causa del cedimento del pavimento della grotta. Le operazioni di soccorso hanno richiesto il coinvolgimento di 160 volontari e un totale di 75 ore di lavoro.

«Sono stato chiamato e arrivato sul posto intorno alla mezzanotte del 15 dicembre – ha raccontato Bertona -. Chi era già lì, aveva capito che la situazione non era facile: quella grotta era inesplorata, ed era stato proprio il gruppo di Ottavia a scoprire un tratto mai percorso. Una volta individuata la posizione esatta, abbiamo steso un cavo telefonico per comunicare con l’interno della grotta, dato che i cellulari non hanno segnale. Normalmente bastano tre chilometri di cavo, ma in questo caso ne sono serviti quattro, una distanza molto lunga. L’operazione ha coinvolto speleologi, medici, infermieri e tecnici specializzati. Ottavia aveva una gamba rotta e un forte dolore alla schiena, ma è rimasta sempre cosciente. Dopo oltre tre giorni di lavoro ininterrotto, siamo riusciti a portarla fuori in discrete condizioni».

Galimberti, speleologo da 26 anni, ha poi sottolineato che «in questi casi viene allertato un numero di volontari superiore alla media. Io sono stato allertato ma non ho partecipato direttamente. Diversamente da quanto si faceva in passato, oggi si preferisce stabilizzare il ferito prima di estrarlo. Non serve velocizzare le operazioni, la cosa più importante è portare fuori la persona nelle migliori condizioni possibili».

Alla domanda dei soci del Panathlon se vi siano differenze nel soccorso di speleologi esperti e persone inesperte, Galimberti ha risposto con chiarezza: «Noi seguiamo un protocollo preciso e, nel momento in cui interveniamo, non sappiamo chi si trovi nella grotta, né ci interessa. La nostra unica priorità è salvare le persone in difficoltà».

A introdurre la serata, dopo i saluti del presidente Carlo Accornero e del vice Enrico Camaschella, è stata Francesca Puccio, presidente del Gruppo Grotte Novara, associazione fondata nel 1978 da Gianni Cella e altri soci, impegnata nella divulgazione della speleologia. Il gruppo gestisce anche visite guidate nei sotterranei del Castello di Novara, che ha coinvolto circa 3.000 persone dal 2003, di cui 500 solo nell’ultimo periodo.

La serata ha offerto un’interessante panoramica sul mondo del soccorso speleologico, sottolineando l’importanza della preparazione, della collaborazione e del sacrificio di chi opera per salvare vite in condizioni estreme.

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

© 2025 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Salvataggio di Ottavia Piana, nel team anche uno speleologo novarese

Juri Bertona era nella squadra che l’ha estratta dalla grotta. Ospite con lui il collega Luciano Galimberti che era stato allertato per l’intervento

Il Panathlon ha ospitato una serata dedicata al soccorso speleologico con protagonisti Juri Bertona, speleologo novarese, e il collega Luciano Galimberti, di Momo, entrambi membri del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Bertona ha partecipato al salvataggio della speleologa ed esperta del Cai, Ottavia Piana, mentre Galimberti, pur non prendendo parte direttamente all’operazione, era stato allertato lo stesso intervento.

Il racconto di Bertona ha riportato i presenti alla sera del 14 dicembre, quando Piana, durante un’esplorazione con una squadra di colleghi nella grotta Abisso di Fonteno, nella Bergamasca, è stata vittima di un incidente. Ultima della cordata, ha subito una caduta di cinque metri a causa del cedimento del pavimento della grotta. Le operazioni di soccorso hanno richiesto il coinvolgimento di 160 volontari e un totale di 75 ore di lavoro.

«Sono stato chiamato e arrivato sul posto intorno alla mezzanotte del 15 dicembre – ha raccontato Bertona -. Chi era già lì, aveva capito che la situazione non era facile: quella grotta era inesplorata, ed era stato proprio il gruppo di Ottavia a scoprire un tratto mai percorso. Una volta individuata la posizione esatta, abbiamo steso un cavo telefonico per comunicare con l’interno della grotta, dato che i cellulari non hanno segnale. Normalmente bastano tre chilometri di cavo, ma in questo caso ne sono serviti quattro, una distanza molto lunga. L’operazione ha coinvolto speleologi, medici, infermieri e tecnici specializzati. Ottavia aveva una gamba rotta e un forte dolore alla schiena, ma è rimasta sempre cosciente. Dopo oltre tre giorni di lavoro ininterrotto, siamo riusciti a portarla fuori in discrete condizioni».

Galimberti, speleologo da 26 anni, ha poi sottolineato che «in questi casi viene allertato un numero di volontari superiore alla media. Io sono stato allertato ma non ho partecipato direttamente. Diversamente da quanto si faceva in passato, oggi si preferisce stabilizzare il ferito prima di estrarlo. Non serve velocizzare le operazioni, la cosa più importante è portare fuori la persona nelle migliori condizioni possibili».

Alla domanda dei soci del Panathlon se vi siano differenze nel soccorso di speleologi esperti e persone inesperte, Galimberti ha risposto con chiarezza: «Noi seguiamo un protocollo preciso e, nel momento in cui interveniamo, non sappiamo chi si trovi nella grotta, né ci interessa. La nostra unica priorità è salvare le persone in difficoltà».

A introdurre la serata, dopo i saluti del presidente Carlo Accornero e del vice Enrico Camaschella, è stata Francesca Puccio, presidente del Gruppo Grotte Novara, associazione fondata nel 1978 da Gianni Cella e altri soci, impegnata nella divulgazione della speleologia. Il gruppo gestisce anche visite guidate nei sotterranei del Castello di Novara, che ha coinvolto circa 3.000 persone dal 2003, di cui 500 solo nell’ultimo periodo.

La serata ha offerto un’interessante panoramica sul mondo del soccorso speleologico, sottolineando l’importanza della preparazione, della collaborazione e del sacrificio di chi opera per salvare vite in condizioni estreme.

© 2025 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata

Picture of Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore