Il post sulla mia esperienza maltese, questo, ha incuriosito una collega che se n’è andata a Roma con alcuni pargoli e mi ha condiviso le sue impressioni.

Primo Giorno:  “Alcune considerazioni sul cibo e sugli adolescenti”, mi scrive, precisando: “O meglio sul rapporto tra adolescenti e cibo”. Ascoltiamo: “Loro non amano il cibo come lo intendiamo noi… un’amatriciana buona, mangiata in una trattoria romana, non vale quanto un kebab o il mac… non c’è paragone mi dicono. Un’insalata poi… ma per chi ci hanno preso? Per pecore!?”. No, appunto, niente pecore ma “solo cibo veloce, per riempire un vuoto, che forse con la fame ha poco a che vedere”. Una nevrosi l’ho definita io. “Poi a cena un risotto con la zucca per noi “over” buono ma che tutti gli studenti hanno schifato”. Disperazione: “Ma come si fa a insegnare loro che forse un risotto o un’amatriciana sono, non dico meglio, ma altrettanto buoni rispetto a un kebab, una pizza o il mac? Risultato tanto riso avanzato e sprecato e un gruppo di adolescenti ancora affamati che rognano per avere il loro direi ormai quotidiano mac o kebab”. Cerco di consolarla dicendole che per molti di loro il cibo è un simbolo esterno, come la marca delle magliette. Amarezza: “segno di un tempo che passa ma che trovo di una stupidità che avanza… Comunque sono strani!”.

Secondo Giorno: “Oggi strana evoluzione rispetto al cibo… la cultura culinaria romana batte cultura in generale”. Spiega? “Molti ragazzi hanno scelto di andare a pranzo per assaporare carbonara cacio e pepe ecc.. Piuttosto che vedere il museo Vittoriano. Comunque mi hanno detto di aver mangiato bene. A cena questa sera da 50 studenti che abbiamo ne avevamo 16 al ristorante con noi. Gli altri kebab, mac, pizzeria o road house. Perché? Non so… cibo di bassa qualità servito tipo mensa, orario tardo… ma cenare alle 22 è impensabile… voglia di libertà e possibilità di esprimere se stessi anche attraverso la scelta del cibo. Grande illusione però: non c’è alcuna libertà nella scelta di massa. È tutto indotto e loro da bravi consumisti quali sono, cadono in questa rete di lusinghe e immagini… Meglio l’apparente anticonformismo del mac piuttosto che la proposta più popolare della scuola. Voglia di andare contro, sempre e comunque…”

E di mangiare male, aggiungerei.

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Riccardo Milan

Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.

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Adolescenti in gita

Il post sulla mia esperienza maltese, questo, ha incuriosito una collega che se n’è andata a Roma con alcuni pargoli e mi ha condiviso le sue impressioni.

Primo Giorno:  “Alcune considerazioni sul cibo e sugli adolescenti”, mi scrive, precisando: “O meglio sul rapporto tra adolescenti e cibo”. Ascoltiamo: “Loro non amano il cibo come lo intendiamo noi… un’amatriciana buona, mangiata in una trattoria romana, non vale quanto un kebab o il mac… non c’è paragone mi dicono. Un’insalata poi… ma per chi ci hanno preso? Per pecore!?”. No, appunto, niente pecore ma “solo cibo veloce, per riempire un vuoto, che forse con la fame ha poco a che vedere”. Una nevrosi l’ho definita io. “Poi a cena un risotto con la zucca per noi “over” buono ma che tutti gli studenti hanno schifato”. Disperazione: “Ma come si fa a insegnare loro che forse un risotto o un’amatriciana sono, non dico meglio, ma altrettanto buoni rispetto a un kebab, una pizza o il mac? Risultato tanto riso avanzato e sprecato e un gruppo di adolescenti ancora affamati che rognano per avere il loro direi ormai quotidiano mac o kebab”. Cerco di consolarla dicendole che per molti di loro il cibo è un simbolo esterno, come la marca delle magliette. Amarezza: “segno di un tempo che passa ma che trovo di una stupidità che avanza… Comunque sono strani!”.

Secondo Giorno: “Oggi strana evoluzione rispetto al cibo… la cultura culinaria romana batte cultura in generale”. Spiega? “Molti ragazzi hanno scelto di andare a pranzo per assaporare carbonara cacio e pepe ecc.. Piuttosto che vedere il museo Vittoriano. Comunque mi hanno detto di aver mangiato bene. A cena questa sera da 50 studenti che abbiamo ne avevamo 16 al ristorante con noi. Gli altri kebab, mac, pizzeria o road house. Perché? Non so… cibo di bassa qualità servito tipo mensa, orario tardo… ma cenare alle 22 è impensabile… voglia di libertà e possibilità di esprimere se stessi anche attraverso la scelta del cibo. Grande illusione però: non c’è alcuna libertà nella scelta di massa. È tutto indotto e loro da bravi consumisti quali sono, cadono in questa rete di lusinghe e immagini… Meglio l’apparente anticonformismo del mac piuttosto che la proposta più popolare della scuola. Voglia di andare contro, sempre e comunque…”

E di mangiare male, aggiungerei.

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Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.