Anche se gli ho voluto bene a giorni alterni e senza troppo trasporto, ora lo ricordo con piacere distillando nei ricordi i suoi principi etici e le sue passioni. Non ho ancora capito molto e non tutto condivido, ma qualcosa sì. Qualcosa tipo il cartizze…
Si tratta di una particolare zona del vigneto veneto, papà lo definiva il meglio, dove si produce il prosecco. Ieri zona piccola di un vigneto poco più grande; oggi, zona piccolissima di un vigneto a glera-prosecco decisamente più ampia. Oggi non è semplicemente “cartizze”, ma Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Cartizze docg. Cento ed 8 ettari di costosissimi vigneti, oltre cento produttori, natura ben tenuta, ricchezza di suoli diversi (fondi marini, lacuali, morene…), biodiversità notevole, estati fresche, settembre con differenziale termico… ricchezza di profumi, finezza, leggera briosità. Un prosecco più fine, elegante, che varia sfumando da zona a zona, da stile a stile: brut nature, extra brut, brut, extra dry e il quasi dolce dry.
Mi hanno contattato gli algoritmi di Facebook, proponendomi una degustazione on line di Cartizze. Come si faceva ai tempi del covid duro. Ho accettato e il Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco docg mi ha spedito tre belle (e buone) bottiglie, una scatola artistica, uno stopper e materiale cartaceo informativo molto bello. Ieri sera, infine, mi sono collegato via Zoom ed ho seguito le testimonianze dei produttori, le note dei degustatori… godendomi intanto l’assaggio dei tre vini: un brut e due dry. Ovvero, nell’ordine: Follalba Brut di Francesco Follador, il dry dei Fratelli Gatto Cavalier e il dry di Bisol 1542. Beh, decisamente buoni e dal bouquet ricco ancorché delicato. Il brut sorprendeva in bocca, perché più secco. Inaspettato da un prosecco.