Il ministro cognato ha detto una delle sue: non stupidaggini, ma lo sono diventate per eccesso di crasi (craṡi s. f. [dal lat. tardo crasis, gr. κρᾶσις «mescolanza, fusione», affine a κεράω, κεράννυμι «mescolare»]). Ha detto, testuale, «Gli Stati Uniti sono un grande popolo, ci hanno liberato, difeso, su una cosa non ci possono insegnare niente: a mangiare, lo sanno anche loro. Hanno una criticità che devono rimuovere, hanno un differente modello di educazione alimentare». E lo ha detto nel corso di un panel sulla sicurezza alimentare al Meeting di Rimini. «Da noi è interclassista. Da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi, cercando dal produttore l’acquisto a basso costo spesso comprano qualità. Da loro le classi meno agiate vengono rimpinzate con elementi condizionanti che vanno nell’interesse del venditore più che del consumatore finale. Lo vediamo con la media del sovrappeso».
La prima crasi è culturale: molta della cucina italiana più apprezzata è nata nel popolo: pizza, spaghetti in primis; ma è stata poi “nobilitata” e soprattutto migliorata dalla borghesia cittadina, come avrebbe dovuto ricordare il Ministro. Poi il discorso fatto presenta anche una crasi storica: fino a cento (forse meno) anni fa i poveri vivevano soprattutto in campagna e, di riffa o di raffa, qualche cosa di naturale da mangiare lo trovavano. Ma oggi che i poveri vivono quasi tutti in ambito urbano le cose sono diverse. Oggi i poveri italiani, come i poveri statunitensi, mangiano cibi super processati, ricchi di sale, zuccheri e grassi. L’obesità si diffonde, anche se siamo lontani dagli USA, meno male.