Leggo che il Gambero Rosso (a cui sono abbonato) ha definito la cucina piemontese “la migliore d’Italia”. Sono felice, ma non so per chi. Non per tutti i cittadini del Piemonte, per esempio. Mi spiego: la cucina premiata è quella di un basso Piemonte che ha come area interessata il Monferrato, l’astigiano e le Langhe. Basta.
Se vivi a Biella, sì sei piemontese ma non sei premiato; se vivi a Verbania, idem; a Torino anche… Insomma, è il classico caso in cui i confini amministrativi non significano nulla. Tipo “cucina italiana” o “cucina cinese”. E dunque? Dunque sono comunque felice perché quella cucina è stata riconosciuta ottima. Una cucina che io pure pratico poco e che secondo me è stata rivalutata da un generale riconoscimento di valore del vino di quell’area. Se ti dicono che sei bello, infatti, alla fine ti vedi bello in ogni tua sfumatura. Pensateci.
Detto questo: è davvero buona? Sì, a me piace. Anche se a volte è esagerata in calorie e grassi e per certi aspetti poco chiara (da dove arriva la carne per esempio). A volte troppo prevedibile, poco aperta a contaminazioni. Buona però, anche se non “piemontese”.
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