Le tre vite degli Ioppa

Una telefonata improvvisa sabato pomeriggio e via verso Ghemme, a caccia di vino. Sulla curva di Romagnano Sesia, giriamo a sinistra e siamo da Ioppa, azienda che non visitavo da anni e che con piacere ho ritrovato. “Manchi da parecchio” mi dicono. Sì, in effetti. Ma li conosco da sempre, sembrano quasi parenti. Li ho conosciuti nella prima vita, quando facevano anche vini, spesso asprigni, difficili, tradizionali… Piacevano ad Eugenio e ad Enzo, ma forse i due miei amici di allora erano più affascinati dalla tenacia, dall’energia dei due fratelli. Comunque erano vini che non piacevano. Facevano fatica a vendere ed erano controcorrente rispetto alla modernità.

Infatti, ad un certo punto, hanno fatto un mega investimento: cantina nuova con lunga barricaia: resa bassissima in vigneto, lavoro su vespolina, fermentazioni in barrique, lunghe maturazioni in legno. Ne uscivano dei “vinoni”, dei “woody wine” che tanto piacevano allora, ai tempi del “No barrique, no Berlusconi”. Li assaggiai più volte, Lauren ne era entusiasta. A me intrigava la loro “supervespolina”. Però… però all’inizio vendevano, ma anche qui erano controtempo e dopo pochi anni cominciarono a perderci.

Dal sito aziendale
Poi è arrivata la terza vita, l’attuale: via le barrique, solo legni grandi per i vini da invecchiamento (ghemme docg in primis). Altrimenti acciaio; rese più alte e ricerca della freschezza, del territorio. Poi uso della rete (i figli) e contratti internazionali, soprattutto con la Norvegia. Meno vespolina più nebbiolo, ma vinificato soprattutto in rosato e gestito come un blend. Raccolte e vinificazioni separate e poi assemblaggio. Raccolta veloce e veloce vinificazione, un po’ anticipata; poco contatto con le bucce e decine di migliaia di bottiglie tappo a vite che viaggiano verso nord. Più acciaio in cantina e più motori fuori. Un’azienda dinamica, che cambia pelle quando serve. Bello e bravi!

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Riccardo Milan

Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.

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Le tre vite degli Ioppa

Una telefonata improvvisa sabato pomeriggio e via verso Ghemme, a caccia di vino. Sulla curva di Romagnano Sesia, giriamo a sinistra e siamo da Ioppa, azienda che non visitavo da anni e che con piacere ho ritrovato. “Manchi da parecchio” mi dicono. Sì, in effetti. Ma li conosco da sempre, sembrano quasi parenti. Li ho conosciuti nella prima vita, quando facevano anche vini, spesso asprigni, difficili, tradizionali… Piacevano ad Eugenio e ad Enzo, ma forse i due miei amici di allora erano più affascinati dalla tenacia, dall’energia dei due fratelli. Comunque erano vini che non piacevano. Facevano fatica a vendere ed erano controcorrente rispetto alla modernità. Infatti, ad un certo punto, hanno fatto un mega investimento: cantina nuova con lunga barricaia: resa bassissima in vigneto, lavoro su vespolina, fermentazioni in barrique, lunghe maturazioni in legno. Ne uscivano dei “vinoni”, dei “woody wine” che tanto piacevano allora, ai tempi del “No barrique, no Berlusconi”. Li assaggiai più volte, Lauren ne era entusiasta. A me intrigava la loro “supervespolina”. Però… però all’inizio vendevano, ma anche qui erano controtempo e dopo pochi anni cominciarono a perderci. Dal sito aziendale Poi è arrivata la terza vita, l’attuale: via le barrique, solo legni grandi per i vini da invecchiamento (ghemme docg in primis). Altrimenti acciaio; rese più alte e ricerca della freschezza, del territorio. Poi uso della rete (i figli) e contratti internazionali, soprattutto con la Norvegia. Meno vespolina più nebbiolo, ma vinificato soprattutto in rosato e gestito come un blend. Raccolte e vinificazioni separate e poi assemblaggio. Raccolta veloce e veloce vinificazione, un po’ anticipata; poco contatto con le bucce e decine di migliaia di bottiglie tappo a vite che viaggiano verso nord. Più acciaio in cantina e più motori fuori. Un’azienda dinamica, che cambia pelle quando serve. Bello e bravi!

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Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.