Ricordo sempre le polpette misteriose che faceva mia mamma: pan grattato in abbondanza, prezzemolo, olio, riso avanzato, cubettini di formaggio e cubettini di una mortadella economica che riuscivo a mangiare solo per la fame chimica della gioventù. Il buono delle polpette erano la crosticina, il formaggio fuso all’interno. La poca carne dava giusto un po’ di sapore.
Ma ora il dubbio: se mia mamma fosse ancora viva e mi facesse ancora le sue “polpette”, come dovremmo chiamarle? Finte polpette? Rotondità? Esercizi di fantasia? Recupero creativo? Il fatto che la carne fosse secondaria le rende “non polpette”? Mi sembra una sciocchezza. Polpette è per me la forma, il gesto, la cottura… non il contenuto.
Potrei accettare che le “bistecche” e gli “hamburger” sono quelli di carne e non di soia, ma altre preparazioni tipo, appunto, polpette, polpettone, rollata, pasta al forno, panino… possono essere tranquillamente vegetariane.
E comunque scrivere o dire “bistecca vegetale”, “hamburger vegano” e così via, non mi sembra così ingannevole. Anzi… mamma avrebbe concordato, ma per ragioni di risparmio.