Negli anni Ottanta c’ero (ma sono confuso)

Curiosa iniziativa del ristorante La Nostra Osteria di Bogogno (No): ha organizzato una cena anni Ottanta con abbigliamento in stile annesso. Bello. Io negli anni Ottanta c’ero, ma ho ricordi confusi, in cui anni e decenni si sovrappongono. Non ricordo per esempio se si mangiasse davvero il Cocktail di Gamberetti. O meglio: se ne mangiava molto (in un ristorante fuori Invorio te lo servivano a “palettate”) ma ancora negli anni Novanta se ne trovava un po’ ovunque.

Gianni, mio fu suocero, mi portava sempre a mangiare in una pizzeria di Casale Corte Cerro: la proprietaria era una procace dominicana: mentre lui faceva il galletto, io mangiavo un ottimo cocktail con gamberi, più che gamberetti. Giravano certo un sacco di Canapé e Vol au vent: e su questo concordo. Li ho visti anche già pronti surgelati. Se ne mangiavano ovunque. Anche qui un sacco di ricordi: io che festeggio il mio compleanno al Boschetto di Gattico, le varie feste di nozze, cene con amici… ora li detesto. Poco posso dire dell’Aspic di pollo: non mi ricordo nulla. Anni Ottanta? Non saprei. L’ho ritrovato a scuola anni dopo. Neppure l’insalata russa riesco a collocarla: la facevano i miei nelle feste comandate e da allora la trovo ovunque. Anche venerdì scorso, a cena a Torino. in un ristorante di cucina piemontese gestito da calabresi. Le Uova ripiene erano un altro “must” sempre presente ai pranzi di famiglia, credo facessero anche a gara le donne di famiglia a farle, ognuna con il suo tocco. Il Pesce finto, invece, lo mangiavo Ai Terrieri a Grignasco, dal signor Kolbe, organizzatore improbabile di un’improbabile rassegna gastronomica “Grignasco a Tavola” a cui partecipavo come cronista de Il Corriere di Novara. Altrove non l’ho mai trovato. Le Farfalle al salmone e vodka, invece, (ma anche altri tipi di pasta) me le preparava a metà dei Novanta un mio amico di allora, un socialista cireggese confluito come me nel grande sogno berlusconiano. Buone, le rimangerei. Salterei invece del tutto il Risotto fragole e champagne o solo allo Champagne. Piatti di una nouvelle cuisine mal interpretata, fatta apposta per esaltare la ricchezza e per farsi fregare. Il Filetto alla Wellington piaceva assai a papà Tiziano, ma credo ben prima degli Ottanta. Era un carnivoro. Ed infine i dolci: la Pesca Melba di cui ricordo poco, ma che andava alla grande; i Profiterol (per me della Bindi, roba da serate in pizzeria); e il Montebianco, troppo dolce per i miei gusti. Il Cartizze era il mito di mio padre e non me lo potevo permettere e neppure ho ricordi del Negroni sbagliato, che bevo solo da alcuni anni, poco comunque. Allora era la Tequila “boom boom” a spaccare le nostre teste.  Bella serata, comunque davvero. Sui vestiti di allora nulla so dire di certo. Ma credo Moncler, jeans Naj Oleari, cinture El Charro, scarpe simil Timberland (per me, ovviamente) e calze a rombi… 

E il ristorante di Bogogno? La serata anni Ottanta è stata un’occasione unica. Un apax. Di norma una cucina piacevole di terra e di mare, con qualche uscita curiosa come la, una pizza fritta; locale originale e buona piccola ma interessante lista vini. Di qualità, adatto a coppie, piccoli gruppi, ma ha sale per compagnie più rumorose. Adatto e piacevole.

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Riccardo Milan

Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.

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Negli anni Ottanta c’ero (ma sono confuso)

Curiosa iniziativa del ristorante La Nostra Osteria di Bogogno (No): ha organizzato una cena anni Ottanta con abbigliamento in stile annesso. Bello. Io negli anni Ottanta c’ero, ma ho ricordi confusi, in cui anni e decenni si sovrappongono. Non ricordo per esempio se si mangiasse davvero il Cocktail di Gamberetti. O meglio: se ne mangiava molto (in un ristorante fuori Invorio te lo servivano a “palettate”) ma ancora negli anni Novanta se ne trovava un po’ ovunque.

Gianni, mio fu suocero, mi portava sempre a mangiare in una pizzeria di Casale Corte Cerro: la proprietaria era una procace dominicana: mentre lui faceva il galletto, io mangiavo un ottimo cocktail con gamberi, più che gamberetti. Giravano certo un sacco di Canapé e Vol au vent: e su questo concordo. Li ho visti anche già pronti surgelati. Se ne mangiavano ovunque. Anche qui un sacco di ricordi: io che festeggio il mio compleanno al Boschetto di Gattico, le varie feste di nozze, cene con amici… ora li detesto. Poco posso dire dell’Aspic di pollo: non mi ricordo nulla. Anni Ottanta? Non saprei. L’ho ritrovato a scuola anni dopo. Neppure l’insalata russa riesco a collocarla: la facevano i miei nelle feste comandate e da allora la trovo ovunque. Anche venerdì scorso, a cena a Torino. in un ristorante di cucina piemontese gestito da calabresi. Le Uova ripiene erano un altro “must” sempre presente ai pranzi di famiglia, credo facessero anche a gara le donne di famiglia a farle, ognuna con il suo tocco. Il Pesce finto, invece, lo mangiavo Ai Terrieri a Grignasco, dal signor Kolbe, organizzatore improbabile di un’improbabile rassegna gastronomica “Grignasco a Tavola” a cui partecipavo come cronista de Il Corriere di Novara. Altrove non l’ho mai trovato. Le Farfalle al salmone e vodka, invece, (ma anche altri tipi di pasta) me le preparava a metà dei Novanta un mio amico di allora, un socialista cireggese confluito come me nel grande sogno berlusconiano. Buone, le rimangerei. Salterei invece del tutto il Risotto fragole e champagne o solo allo Champagne. Piatti di una nouvelle cuisine mal interpretata, fatta apposta per esaltare la ricchezza e per farsi fregare. Il Filetto alla Wellington piaceva assai a papà Tiziano, ma credo ben prima degli Ottanta. Era un carnivoro. Ed infine i dolci: la Pesca Melba di cui ricordo poco, ma che andava alla grande; i Profiterol (per me della Bindi, roba da serate in pizzeria); e il Montebianco, troppo dolce per i miei gusti. Il Cartizze era il mito di mio padre e non me lo potevo permettere e neppure ho ricordi del Negroni sbagliato, che bevo solo da alcuni anni, poco comunque. Allora era la Tequila “boom boom” a spaccare le nostre teste.  Bella serata, comunque davvero. Sui vestiti di allora nulla so dire di certo. Ma credo Moncler, jeans Naj Oleari, cinture El Charro, scarpe simil Timberland (per me, ovviamente) e calze a rombi… 

E il ristorante di Bogogno? La serata anni Ottanta è stata un’occasione unica. Un apax. Di norma una cucina piacevole di terra e di mare, con qualche uscita curiosa come la, una pizza fritta; locale originale e buona piccola ma interessante lista vini. Di qualità, adatto a coppie, piccoli gruppi, ma ha sale per compagnie più rumorose. Adatto e piacevole.

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Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.