Cominciamo dall’oggetto: l’ocarina, uno strumento a fiato in terracotta inventato da Giuseppe Donati di Budrio (Bologna) nel 1853. Lo strumento ebbe una subitanea diffusione in Italia: le sette ocarine delle origini, il cosiddetto “settimino”, proponevano repertori musicali molto vari: dal popolare al colto. Si diffusero poi in tutto il mondo, con una curiosa espansione in Oriente ed un’inspiegabile decadenza in patria.

«In Corea – spiega Claudio Colombo – la usano nelle scuole per l’educazione musicale e ci sono circa trecento istituzioni che insegnano a suonarla. In Corea, Giappone e Cina si trova il mercato più fiorente per chi produce ocarine. Si fanno ocarine, soprattutto in ceramica, in pochi piccoli laboratori artigiani. Ne vengono poi realizzate, anche da industrie, in metallo, in plastica, in legno, in carta. In Giappone c’è un artista che fa spettacoli con ocarine costruite con vegetali… Io le realizzo soprattutto in terracotta trattata con una mia ricetta particolare, perché quelle smaltate si ritiene abbiano un suono più metallico. Una delle mie produzioni più particolari è legata alle ocarine multicamera, che hanno un’estensione maggiore grazie all’assemblaggio di più strumenti in uno».

Claudio Colombo è un artigiano, un liutaio ocarinista di Verbania, per la precisione della frazione di Cavandone, un piccolo borgo collinare con case in pietra medievali, rifacimenti seicenteschi e settecenteschi. Siamo sul Lago Maggiore piemontese e lì nel borgo la moglie ha un laboratorio con bottega di ceramica artistica.

«Avevamo una bottega artigiana a Luino, fino a circa una ventina di anni fa: io lavoravo il cuoio, Patrizia (Piodella, verbanese ndr) la ceramica – continua -. Poi ci siamo trasferiti qui e abbiamo gestito per molti anni il circolo della frazione. Estati fa, si organizzava a Cavandone “Difoglie Dilegno Dipietra”, un festival di musica antica e popolare all’aperto. Lì ascoltai un ensemble suonare le sette ocarine: dalla più piccola, soprano, alla più grande, contrabbasso. Cominciai a fabbricarle e pensai che la più grossa, la contrabbasso, si potesse ricavare al tornio e non allo stampo. Un pezzo unico, dunque. Fu una bella intuizione e per anni sono stato l’unico a realizzarle. E sono ancora fra i pochi. Migliora il suono».

La maggior parte delle altre ocarine, aggiungiamo noi, sono realizzate con uno stampo: le metà in argilla fresca vengono poi saldate e lavorate con attenta manualità per raggiungere l’accordatura. Seguono la cottura in forno, il perfezionamento dell’intonazione e la rifinitura. «Di solito per un cliente ne faccio quattro cinque e spedisco solo quella che io ritengo essere la migliore – continua -. Chi passa in laboratorio, invece, prova tutte quelle che ho in magazzino e sceglie. In alcuni casi, realizzo ocarine su misura, multiple o con decorazioni personali. Le richieste sono spesso legate a storie personali che io ascolto e poi realizzo».

Ma il mercato delle ocarine che canali ha? «C’è chi le compra on line dal mio sito: clacol.it. Sono soprattutto gli statunitensi ad usare questo canale, ma ho ricevuto ordini anche da clienti australiani. C’è anche chi sale al mio laboratorio e chi mi trova, ogni due anni, a Budrio nell’ambito del più grande festival ocarinistico del mondo (ocarinafestival.it). Lì si ritrovano artigiani e musicisti: i gruppi musicali di Budrio sono famosi ovunque e sempre in tournée. Si ascolta, ci si confronta, si ritrovano gli utilizzatori di tutto il mondo, si compra e si vende…».

Un curioso strumento musicale che, partito dalla pianura padana, è di casa in tutto il pianeta. Anche in un bello e romito borgo piemontese.

[ph Carlo Bava]

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Riccardo Milan

Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.

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Cominciamo dall’oggetto: l’ocarina, uno strumento a fiato in terracotta inventato da Giuseppe Donati di Budrio (Bologna) nel 1853. Lo strumento ebbe una subitanea diffusione in Italia: le sette ocarine delle origini, il cosiddetto “settimino”, proponevano repertori musicali molto vari: dal popolare al colto. Si diffusero poi in tutto il mondo, con una curiosa espansione in Oriente ed un’inspiegabile decadenza in patria.

«In Corea – spiega Claudio Colombo – la usano nelle scuole per l’educazione musicale e ci sono circa trecento istituzioni che insegnano a suonarla. In Corea, Giappone e Cina si trova il mercato più fiorente per chi produce ocarine. Si fanno ocarine, soprattutto in ceramica, in pochi piccoli laboratori artigiani. Ne vengono poi realizzate, anche da industrie, in metallo, in plastica, in legno, in carta. In Giappone c’è un artista che fa spettacoli con ocarine costruite con vegetali… Io le realizzo soprattutto in terracotta trattata con una mia ricetta particolare, perché quelle smaltate si ritiene abbiano un suono più metallico. Una delle mie produzioni più particolari è legata alle ocarine multicamera, che hanno un’estensione maggiore grazie all’assemblaggio di più strumenti in uno».

Claudio Colombo è un artigiano, un liutaio ocarinista di Verbania, per la precisione della frazione di Cavandone, un piccolo borgo collinare con case in pietra medievali, rifacimenti seicenteschi e settecenteschi. Siamo sul Lago Maggiore piemontese e lì nel borgo la moglie ha un laboratorio con bottega di ceramica artistica.

«Avevamo una bottega artigiana a Luino, fino a circa una ventina di anni fa: io lavoravo il cuoio, Patrizia (Piodella, verbanese ndr) la ceramica – continua -. Poi ci siamo trasferiti qui e abbiamo gestito per molti anni il circolo della frazione. Estati fa, si organizzava a Cavandone “Difoglie Dilegno Dipietra”, un festival di musica antica e popolare all’aperto. Lì ascoltai un ensemble suonare le sette ocarine: dalla più piccola, soprano, alla più grande, contrabbasso. Cominciai a fabbricarle e pensai che la più grossa, la contrabbasso, si potesse ricavare al tornio e non allo stampo. Un pezzo unico, dunque. Fu una bella intuizione e per anni sono stato l’unico a realizzarle. E sono ancora fra i pochi. Migliora il suono».

La maggior parte delle altre ocarine, aggiungiamo noi, sono realizzate con uno stampo: le metà in argilla fresca vengono poi saldate e lavorate con attenta manualità per raggiungere l’accordatura. Seguono la cottura in forno, il perfezionamento dell’intonazione e la rifinitura. «Di solito per un cliente ne faccio quattro cinque e spedisco solo quella che io ritengo essere la migliore – continua -. Chi passa in laboratorio, invece, prova tutte quelle che ho in magazzino e sceglie. In alcuni casi, realizzo ocarine su misura, multiple o con decorazioni personali. Le richieste sono spesso legate a storie personali che io ascolto e poi realizzo».

Ma il mercato delle ocarine che canali ha? «C’è chi le compra on line dal mio sito: clacol.it. Sono soprattutto gli statunitensi ad usare questo canale, ma ho ricevuto ordini anche da clienti australiani. C’è anche chi sale al mio laboratorio e chi mi trova, ogni due anni, a Budrio nell’ambito del più grande festival ocarinistico del mondo (ocarinafestival.it). Lì si ritrovano artigiani e musicisti: i gruppi musicali di Budrio sono famosi ovunque e sempre in tournée. Si ascolta, ci si confronta, si ritrovano gli utilizzatori di tutto il mondo, si compra e si vende…».

Un curioso strumento musicale che, partito dalla pianura padana, è di casa in tutto il pianeta. Anche in un bello e romito borgo piemontese.

[ph Carlo Bava]

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Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.