Panettone, star del Natale

Sembra un secolo ma è appena un decennio fa (forse) che un amico al bar mi dice: “Hai visto? I panettoni sono in svendita e costano meno del pane!”. Eh sì, una politica di bassi prezzi, di prodotto premium, di specchietto per le allodole (entri per il panettone in offerta e compri anche altro)… avevano portato a questo: isole commerciali con decine di panettoni in offerta e non solo sigle misteriose, ma anche mitiche come Motta, Tre Marie, Alemagna… Insomma tutti a meno del pane.

Le conseguenze erano prevedibili: domande: cosa ci sarà dentro per costare così poco? considerazioni: non posso certo portarlo in regalo, mi prenderebbero per spilorcio! valutazioni: già si mangia troppo, facciamo a meno del panettone. Tanto poi, se voglio, lo compro con due soldi… Insomma, il panettone non se lo filava più nessuno e la proliferazione di versioni potenziate (con la glassa di cioccolato, con creme varie, senza canditi…) serviva appena a sostenere il mercato, ma non risolveva il problema: il panettone era incredibilmente scivolato verso il ruolo di commodity. Ovvero prodotto base in cui conta solo il prezzo, come la farina, il riso, il latte… Altro che bella tradizione meneghina artigianale!

Poi cosa sia successo veramente non lo so. Ma a colpi di concorsi e di premi e di impegno in prima persona di pasticceri e chef stellati, il panettone è risorto ed anzi si è elevato al rango di star del Natale italiano e non solo (nel tempo e nello spazio intendo). Oggi è di moda nelle famiglie e nei ristoranti italiani regalare ed offrire “panettoni artigianali” (una categoria nuova, non codificata sia detto) che hanno prezzi che vanno dai 23 euro al chilo agli oltre 50. Altro che pane! Sono tutti ben confezionati, arricchiti dentro e fuori. Più profumati, più digeribili, più gustosi dei vecchi panettoni industriali. Che il successo sia evidente lo si nota anche dai supermercati che hanno inventato dei loro prodotti premium, con fattezze simili a quelli artigianali. E poi gli stessi produttori industriali hanno elevato la qualità dei loro prodotti. E sembra un secolo fa il momento in cui un amico mi disse “costano meno del pane!”.

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Riccardo Milan

Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.

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Panettone, star del Natale

Sembra un secolo ma è appena un decennio fa (forse) che un amico al bar mi dice: “Hai visto? I panettoni sono in svendita e costano meno del pane!”. Eh sì, una politica di bassi prezzi, di prodotto premium, di specchietto per le allodole (entri per il panettone in offerta e compri anche altro)… avevano portato a questo: isole commerciali con decine di panettoni in offerta e non solo sigle misteriose, ma anche mitiche come Motta, Tre Marie, Alemagna… Insomma tutti a meno del pane.

Le conseguenze erano prevedibili: domande: cosa ci sarà dentro per costare così poco? considerazioni: non posso certo portarlo in regalo, mi prenderebbero per spilorcio! valutazioni: già si mangia troppo, facciamo a meno del panettone. Tanto poi, se voglio, lo compro con due soldi… Insomma, il panettone non se lo filava più nessuno e la proliferazione di versioni potenziate (con la glassa di cioccolato, con creme varie, senza canditi…) serviva appena a sostenere il mercato, ma non risolveva il problema: il panettone era incredibilmente scivolato verso il ruolo di commodity. Ovvero prodotto base in cui conta solo il prezzo, come la farina, il riso, il latte… Altro che bella tradizione meneghina artigianale!

Poi cosa sia successo veramente non lo so. Ma a colpi di concorsi e di premi e di impegno in prima persona di pasticceri e chef stellati, il panettone è risorto ed anzi si è elevato al rango di star del Natale italiano e non solo (nel tempo e nello spazio intendo). Oggi è di moda nelle famiglie e nei ristoranti italiani regalare ed offrire “panettoni artigianali” (una categoria nuova, non codificata sia detto) che hanno prezzi che vanno dai 23 euro al chilo agli oltre 50. Altro che pane! Sono tutti ben confezionati, arricchiti dentro e fuori. Più profumati, più digeribili, più gustosi dei vecchi panettoni industriali. Che il successo sia evidente lo si nota anche dai supermercati che hanno inventato dei loro prodotti premium, con fattezze simili a quelli artigianali. E poi gli stessi produttori industriali hanno elevato la qualità dei loro prodotti. E sembra un secolo fa il momento in cui un amico mi disse “costano meno del pane!”.

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Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.