Come un novello Re Mida, il mio conterraneo Antonino Cannavacciuolo si sta rivelando un moderno semidio: tutto quello che fa diventa oro! Dopo le glorie televisive, le tre stelle Michelin, ora il premio 50 Top Italy Luxury. La domanda è ora spontanea: è Cannavacciuolo ad avere bisogno dei premi o sono i premi ad avere bisogno di Cannavacciuolo? Non saprei. 

Mi spiego: Villa Crespi a cui si riferisce il premio in questione (cucine di lusso in hotel di lusso) è assai affascinante, ma non certo magnifica e poi non ha né vista né accesso al Lago: una (sciagurata, per me) speculazione l’ha privata di parte del giardino e dell’accesso e della vista lago. Sul ristorante nulla da dire, ovviamente.

I curatori di 50 TO, Barbara GuerraLuciano Pignataro e Albert Sapere, l’hanno comunque reputata al primo posto per il secondo anno. E così Villa Crespi, il ristorante dell’omonimo Relais & Chateaux, a Orta San Giulio, con il suo chef patron Antonino Cannavacciuolo, è primo; seguito al secondo posto da Villa Feltrinelli del Grand Hotel a Villa Feltrinelli, Gargnano, con lo chef Stefano Baiocco. Chiude il podio il ristorante Imàgo, all’interno dell’Hotel Hassler Roma, con la cucina dello chef Andrea Antonini. Posti, location assai belle davvero. 

Quarta posizione per il ristorante Santa Elisabetta di Firenze all’interno dell’Hotel Brunelleschi, seguito, al quinto posto, dal St. Hubertus dell’hotel Rosa Alpina, di San Cassiano in Badia. Chiudono la top ten, al sesto posto Da Vittorio della famiglia Cerea, a La Dimora di Brusaporto, al settimo La Pergola dello chef Heinz Beck, al Rome Cavalieri, Waldorf Astoria Hotel, ottavo il ristorante Due Camini del resort Borgo Egnazia di Savelletri, nono Seta by Antonio Guida del Mandarin Oriental Milan, e decimo il ristorante Tre Olivi del Savoy Beach Hotel di Capaccio Paestum.“Questa classifica – dicono i curatori Guerra, Pignataro e Sapere – è il fiore all’occhiello della nostra ristorazione. L’Italia possiede un ampio parco di hotel di lusso che includono una cucina di altissimo livello”. Io mantengo i miei dubbi su Villa Crespi, non certo sulla cucina ovviamente, piuttosto sull’insieme. Speriamo che la potenza di fuoco di Antonino riunisca le due metà della Villa Crespi oggi separate da anni. E già che c’è si prenda l’hotel abbandonato appena lì sotto e lo faccia funzionare. Sperem…

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Riccardo Milan

Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.

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Re Mida

Come un novello Re Mida, il mio conterraneo Antonino Cannavacciuolo si sta rivelando un moderno semidio: tutto quello che fa diventa oro! Dopo le glorie televisive, le tre stelle Michelin, ora il premio 50 Top Italy Luxury. La domanda è ora spontanea: è Cannavacciuolo ad avere bisogno dei premi o sono i premi ad avere bisogno di Cannavacciuolo? Non saprei. 

Mi spiego: Villa Crespi a cui si riferisce il premio in questione (cucine di lusso in hotel di lusso) è assai affascinante, ma non certo magnifica e poi non ha né vista né accesso al Lago: una (sciagurata, per me) speculazione l’ha privata di parte del giardino e dell’accesso e della vista lago. Sul ristorante nulla da dire, ovviamente.

I curatori di 50 TO, Barbara GuerraLuciano Pignataro e Albert Sapere, l’hanno comunque reputata al primo posto per il secondo anno. E così Villa Crespi, il ristorante dell’omonimo Relais & Chateaux, a Orta San Giulio, con il suo chef patron Antonino Cannavacciuolo, è primo; seguito al secondo posto da Villa Feltrinelli del Grand Hotel a Villa Feltrinelli, Gargnano, con lo chef Stefano Baiocco. Chiude il podio il ristorante Imàgo, all’interno dell’Hotel Hassler Roma, con la cucina dello chef Andrea Antonini. Posti, location assai belle davvero. 

Quarta posizione per il ristorante Santa Elisabetta di Firenze all’interno dell’Hotel Brunelleschi, seguito, al quinto posto, dal St. Hubertus dell’hotel Rosa Alpina, di San Cassiano in Badia. Chiudono la top ten, al sesto posto Da Vittorio della famiglia Cerea, a La Dimora di Brusaporto, al settimo La Pergola dello chef Heinz Beck, al Rome Cavalieri, Waldorf Astoria Hotel, ottavo il ristorante Due Camini del resort Borgo Egnazia di Savelletri, nono Seta by Antonio Guida del Mandarin Oriental Milan, e decimo il ristorante Tre Olivi del Savoy Beach Hotel di Capaccio Paestum.“Questa classifica – dicono i curatori Guerra, Pignataro e Sapere – è il fiore all’occhiello della nostra ristorazione. L’Italia possiede un ampio parco di hotel di lusso che includono una cucina di altissimo livello”. Io mantengo i miei dubbi su Villa Crespi, non certo sulla cucina ovviamente, piuttosto sull’insieme. Speriamo che la potenza di fuoco di Antonino riunisca le due metà della Villa Crespi oggi separate da anni. E già che c’è si prenda l’hotel abbandonato appena lì sotto e lo faccia funzionare. Sperem…

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Riccardo Milan è professore, giornalista e blogger. Lavora alla scuola alberghiera di Stresa ed è pubblicista dal 1999. Da meno, è blogger con Allappante.it. Si è occupato per anni di cultura materiale, studente, scrittore e docente: vino, birra, gastronomia, cucina per lo più tipica, storia delle tradizioni. Sommelier ed idrosommelier per diletto. Vive sul Lago d’Orta.