Ghemme era un paese industriale, dimentico delle sue radici contadine. Negli anni Sessanta del secolo scorso in provincia avevano fatto le doc di paese (nostalgia o preveggenza?): sizzano, fara, ghemme e boca… ma le realtà agricole attive erano veramente poche e di poco valore. Poi, trent’anni fa circa alcuni giovani, sempre pochi, scommisero sul recupero della viticoltura ghemmese e dell’alto Piemonte. E così, piano piano, una nuova produzione vitivinicola si fece strada: tradizionale in alcune scelte: varietà locali in primis (nebbiolo, vespolina, uva rara, erbaluce); ma innovativa negli impianti e nelle lavorazioni in cantina. I fratelli Rovellotti erano fra questi. Una cantina che si è sempre caratterizzata per essere moderna nelle scelte grafiche (belle ed uniche le loro etichette), nella ricerca di nuove tipologie di prodotto (passito, spumante, rosato…), ma antica nel ostinarsi a rimanere nel ricetto di Ghemme: una struttura storica che faticosamente si adatta alle esigenze di una enologia moderna. Ma tant’è. Però è una scelta che paga a livello di immagine. Piace infatti, soprattutto a chi viene da lontano.
Ed è proprio nel ricetto che i due fratelli; Paolo ed Antonello, hanno festeggiato le loro 50 vendemmie, ricordando chi li ha accompagnati nella loro crescita: a cominciare dall’enologo Mario Ronco che venne a Ghemme 25 anni fa per fare alcune lezioni ad un corso sul vino organizzato dal sottoscritto.
Tanti amici ed autorità ovviamente presenti: l’azienda è giustamente una gloria locale e poi Paolo è stato per anni esponente della politica locale, con incarichi prestigiosi nella Coldiretti, nella Camera di Commercio, nella Banca Popolare di Novara. In mezzo a tanta gente ed a tanto vino, si davano da fare i figli di Antonello e di Paolo: saranno certo loro a festeggiare il prossimo cinquantennio di vendemmie aziendali!