Coronavirus, la fase 2 e la rivincita delle biciclette

Coronavirus, la fase 2 e la rivincita delle biciclette. «Crediamo che ora serva una politica della mobilità nuova, coraggiosa, da attuarsi concretamente e in tempi assolutamente brevi o immediati». L’appello al sindaco di Novara, Alessandro Canelli, e a tutta l’amministrazione arriva da dodici associazioni cittadine (Fiab Novara, Legambiente Circolo Il Pioppo, F.A.I. Novara, Pronatura Novara, Italia Nostra Novara, Vivinovara Odv, Medici Per L’ambiente, Novara Green, Camminatori Di Santiago, Amici Del Ticino, Gruppo Ciclistico Gc 95, C.A.I. Novara, Carp Odv Novara, Frydays For Future Novara) allo scopo di garantire la sicurezza e la salute dei cittadini una volta che sarà terminato il lockdown e la circolazione riprenderà (quasi) normalmente.

 

 

«Con la riapertura, anche graduale, di parte delle attività, le città si preparano a contingentare anche l’utilizzo dei mezzi pubblici – dice Giulio Rigotti, presidente di Fiab Novara, anche a nome delle altre associazioni – e la conseguenza sarà che le persone sceglieranno di muoversi ulteriormente in auto o in moto con il rischio che ci potremo ritrovare in aggiunta al traffico tradizionale, 9.000-10.000 auto circolanti in più, a cui aggiungere le provenienze extraurbane, con le conseguenze, del tutto evidenti, di congestione del traffico e rilevanti danni ambientali e sanitari. Non possiamo permetterci di tornare ad una mobilità che mette al centro l’uso dell’auto privata, perché lo spazio pubblico è saturo, la qualità dell’aria tornerebbe ad essere sopra i limiti consentiti dalla legge, con i conseguenti rischi sanitari per i cittadini e ed inoltre perché abbiamo bisogno di promuovere l’attività motoria anche attraverso una mobilità attiva a piedi o in bici».

Secondo le associazioni, la mobilità per la nostra città per il “dopo” va pensata e progettata ora e messa in atto da subito: «Molte associazioni nazionali e locali e moltissimi cittadini hanno espresso la necessità di assumere provvedimenti eccezionali ma concreti e urgenti, attuabili nell’arco di pochi mesi – prosegue Rigotti -. Anche noi, dunque, chiediamo al sindaco e agli amministratori di adottare concretamente un piano della viabilità straordinaria con provvedimenti emergenziali». Numerose le proposte tra cui:

• favorire i transiti ciclabili e pedonali nelle strade principali come nella rete locale e
di quartiere limitando la velocità dei veicoli, ove necessario anche attraverso dissuasioni fisiche sulla carreggiata, riorganizzando gli spazi stradali, abbassando i limiti di velocità al di sotto dei 50 km/h nelle strade urbane principali ed estendendo i 30 km/h nelle strade di quartiere (dove è sostenibile la convivenza pedone-ciclista-auto, sono fortemente ridotti gli incidenti stradali, è garantita la fluidità del traffico ed è significativamente ridotto l’inquinamento). Velocità e distrazione in auto sono tra le principali cause di morte sulle nostre strade.

• realizzare con segnaletica orizzontale e verticale una rete ciclabile di emergenza a bassissimi costi e in poco tempo sulle strade principali, di interquartiere e di quartiere (come è in corso in alcune altre città) che collegano il centro con le periferie, riducendo le corsie veicolari o recuperando lo spazio dei parcheggi; reti da utilizzare anche per il servizio di micromobilità individuale e in sharing che va rapidamente promosso;

• chiudere o limitare il traffico veicolare nelle strade scolastiche, istituendo il regime di Zona 30 km/h o di traffico limitato con sistemazioni leggere di riorganizzazione degli spazi per favorire la sicurezza dell’accompagnamento scolastico a piedi o in bici;

• migliorare gli spazi pedonali della rete stradale, troppo spesso ridotti per far posto a parcheggi e corsie veicolari, da ampliare e riqualificare anche con verde e alberature;

• permettere di fare attività fisica, dopo mesi di sedentarietà, agevolando in accordo con le aziende i percorsi ciclabili casa-lavoro o promuovendo la spesa in bicicletta;

• valorizzare e favorire la frequentazione a piedi e in bici dei piccoli negozi di quartiere, fortemente colpiti dalle chiusure ma, allo stesso tempo, che i cittadini stanno riscoprendo ora, spinti dal cercare intorno a casa quello che prima cercavano a chilometri di distanza nei centri commerciali dove le norme sul distanziamento allungano le code e i tempi di attesa.

 

 

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Coronavirus, la fase 2 e la rivincita delle biciclette. «Crediamo che ora serva una politica della mobilità nuova, coraggiosa, da attuarsi concretamente e in tempi assolutamente brevi o immediati». L'appello al sindaco di Novara, Alessandro Canelli, e a tutta l'amministrazione arriva da dodici associazioni cittadine (Fiab Novara, Legambiente Circolo Il Pioppo, F.A.I. Novara, Pronatura Novara, Italia Nostra Novara, Vivinovara Odv, Medici Per L’ambiente, Novara Green, Camminatori Di Santiago, Amici Del Ticino, Gruppo Ciclistico Gc 95, C.A.I. Novara, Carp Odv Novara, Frydays For Future Novara) allo scopo di garantire la sicurezza e la salute dei cittadini una volta che sarà terminato il lockdown e la circolazione riprenderà (quasi) normalmente.     «Con la riapertura, anche graduale, di parte delle attività, le città si preparano a contingentare anche l’utilizzo dei mezzi pubblici - dice Giulio Rigotti, presidente di Fiab Novara, anche a nome delle altre associazioni - e la conseguenza sarà che le persone sceglieranno di muoversi ulteriormente in auto o in moto con il rischio che ci potremo ritrovare in aggiunta al traffico tradizionale, 9.000-10.000 auto circolanti in più, a cui aggiungere le provenienze extraurbane, con le conseguenze, del tutto evidenti, di congestione del traffico e rilevanti danni ambientali e sanitari. Non possiamo permetterci di tornare ad una mobilità che mette al centro l’uso dell’auto privata, perché lo spazio pubblico è saturo, la qualità dell’aria tornerebbe ad essere sopra i limiti consentiti dalla legge, con i conseguenti rischi sanitari per i cittadini e ed inoltre perché abbiamo bisogno di promuovere l’attività motoria anche attraverso una mobilità attiva a piedi o in bici». Secondo le associazioni, la mobilità per la nostra città per il “dopo” va pensata e progettata ora e messa in atto da subito: «Molte associazioni nazionali e locali e moltissimi cittadini hanno espresso la necessità di assumere provvedimenti eccezionali ma concreti e urgenti, attuabili nell’arco di pochi mesi - prosegue Rigotti -. Anche noi, dunque, chiediamo al sindaco e agli amministratori di adottare concretamente un piano della viabilità straordinaria con provvedimenti emergenziali». Numerose le proposte tra cui: • favorire i transiti ciclabili e pedonali nelle strade principali come nella rete locale e di quartiere limitando la velocità dei veicoli, ove necessario anche attraverso dissuasioni fisiche sulla carreggiata, riorganizzando gli spazi stradali, abbassando i limiti di velocità al di sotto dei 50 km/h nelle strade urbane principali ed estendendo i 30 km/h nelle strade di quartiere (dove è sostenibile la convivenza pedone-ciclista-auto, sono fortemente ridotti gli incidenti stradali, è garantita la fluidità del traffico ed è significativamente ridotto l’inquinamento). Velocità e distrazione in auto sono tra le principali cause di morte sulle nostre strade. • realizzare con segnaletica orizzontale e verticale una rete ciclabile di emergenza a bassissimi costi e in poco tempo sulle strade principali, di interquartiere e di quartiere (come è in corso in alcune altre città) che collegano il centro con le periferie, riducendo le corsie veicolari o recuperando lo spazio dei parcheggi; reti da utilizzare anche per il servizio di micromobilità individuale e in sharing che va rapidamente promosso; • chiudere o limitare il traffico veicolare nelle strade scolastiche, istituendo il regime di Zona 30 km/h o di traffico limitato con sistemazioni leggere di riorganizzazione degli spazi per favorire la sicurezza dell’accompagnamento scolastico a piedi o in bici; • migliorare gli spazi pedonali della rete stradale, troppo spesso ridotti per far posto a parcheggi e corsie veicolari, da ampliare e riqualificare anche con verde e alberature; • permettere di fare attività fisica, dopo mesi di sedentarietà, agevolando in accordo con le aziende i percorsi ciclabili casa-lavoro o promuovendo la spesa in bicicletta; • valorizzare e favorire la frequentazione a piedi e in bici dei piccoli negozi di quartiere, fortemente colpiti dalle chiusure ma, allo stesso tempo, che i cittadini stanno riscoprendo ora, spinti dal cercare intorno a casa quello che prima cercavano a chilometri di distanza nei centri commerciali dove le norme sul distanziamento allungano le code e i tempi di attesa.    

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